La Fine della Specie | Patrizia Muzzi


Sono una tigre dagli arti corti. Vivevo in una gabbia alta poco più di un metro e larga due. Uscivo esclusivamente per il sollazzo di quello che mi chiamava la bestia. Adesso sono rinchiusa in un centro di recupero. Mangio poco. Passo la maggior parte del tempo a evitare di calpestare i miei escrementi. Quando mi annoio, osservo i leoni che mi guardano con aria di compatimento, ma anche loro non se la passano poi così bene. La mia vita è finita il giorno in cui hanno sparato a mia madre e un tipo che puzzava di sudore mi ha gettato in un sacco. Non ho mai più rivisto un tramonto come quello che vidi con mia madre la sera prima che la uccidessero.


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social


Sono una tartaruga marina. Una tipa con la coda ogni tanto passa e mi chiama Infinito. Dicono che dovrei essere felice. Sono miracolato. Sono l’unica tartaruga con la vita da vespa. Che cosa sarà una vespa? Una rete di plastica usata per impacchettare le birre mi è rimasta addosso per anni come una cintura. Così ho assunto questa forma strana. Le ragazze mi evitavano, ora so perché: ho visto il mio riflesso sulla parete del mio acquario. Mi manca tanto l’oceano. Mi mancano tanto i miei amici.

Sono lo spirito di un’orsa. È l’unica cosa che sono riuscita a fare: rimanere quassù a vegliare. Li sto aspettando. Sto aspettando i miei figli. Per quanti mesi li ho sentiti scalciare dentro di me?! Quando sono nati, credevo di impazzire dalla gioia. I primi passi nel bosco. Il profumo del muschio. Ci addormentavamo insieme allo spuntare della luna. Finalmente non ero più sola. Le giornate trascorrevano così in fretta! Una mattina, mentre stavamo giocando nella foresta, ho udito uno strano verso, dei passi rapidi tra le foglie. Un cane ringhiava inferocito. Mi sono girata. Volevo correre dai miei cuccioli, portarli via. Poi uno sparo e poi più nulla. Non potranno sopravvivere senza di me, sono troppo piccoli e nessuno li aiuterà. Sono condannati. E se anche finissero in uno zoo, sarebbe vita quella?

Non so cosa sono. Credo di essere un cane. Qualcuno ha detto così. Ho la pelle che mi copre il volto, che si arrotola sugli arti, ma soprattutto sulla pancia. Apro gli occhi e chiudo gli occhi. Non dormo. Non ci riesco. Trascorro la mia vita in una gabbia, ma presto uscirò! Quel tizio che passa per darmi da mangiare ha detto così. Dice che sono speciale. A breve uscirò, sì, perché ho una pelle speciale. Ne ho tanta! Tanta pelle, tanta pelliccia. Mi stavo proprio annoiando, credo sia passato un anno da quando son nato. Così dice il tizio…

Sono Bambù, avevo una casa bellissima sopra un albero. Mamma è la più brava di tutte a fare nidi. Il mio era così mooorbido! Adoro stare aggrappato a lei, sulla sua schiena. È agile la mia mamma. Piace a un sacco di oranghi. Ho tre fratelli più grandi che si sono stimati nel gruppo per la loro forza. Vorrei diventare come loro! Sto ancora imparando tante cose dalla mamma. Che bella la mia mamma! Questa mattina, mentre mi stavo grattando via le pulci, ho sentito un boato. Poi tanti urli. La mia casa è crollata con l’albero su cui stava. Io sono finito su un cespuglio. Delle scimmie senza peli hanno preso la mia mamma. Aveva la testa che penzolava in un modo così strano… Io non la vedo più. Mamma, dove sei?