HotSpot Magna Grecia. Marco Minniti e il Sud ridotto a Zona Franca europea per migliaia di profughi

C'è una precisa strategia centralizzata, messa in scena con mezzi mediatici e post ideologici ben coordinati e integrati, mirata a una specie di ipnosi collettiva, un pacifico e non invasivo accecamento di massa del tipo specchio ustorio usato da Archimede a Siracusa per bruciare le navi del dissidente nemico. L'obiettivo è semplice: conquistare consenso alle decisioni del governo sul tema dell'immigrazione. Recitato in eurocratese esso proclama la necessità di 'assicurare una comunicazione costante tra Italia e Commissione Ue nell'estate, una rapida risposta operativa sul fenomeno dei flussi migratori, organizzando un 'gruppo di contatto permanente' (Lettera del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, firmata anche da Frans Timmermans e Dimitris Avramopoulos, inviata al premier Paolo Gentiloni).


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Un ben congegnato e articolato programma di contenimento del vasto dissenso che va sempre più salendo in Italia, contro il decreto Minniti, indice di una politica dell'immigrazione strumentale e interessata, che rischia di stravolgere i connotati demografici e geografici dell'intero Mezzogiorno, trasformandolo in contenitore dell'emergenza migratoria afro-euro-asiatica.

Apparentemente si tratta di una ricetta semplicistica, un fritto misto, risacca di mare della fallita transizione africana, un sushi neo-segregazionista fermentato con brandelli di atlantismo d'epoca, il piatto melting-pot di una riemergente eugenetica strategico militare della Nato. Tutto condito dai capi di stato, chef di alta cucina politica internazionale, con una narrazione che mette in evidenza il glamour del migrante.

La versione italiana dell'insalatiera etnica punta dritta sull'indole buona di un pragmatismo basato sui fatti, la real-politik di uomini esperti e navigati come Marco Minniti, Paolo Gentiloni, Sergio Mattarella.

La loro 'moral suasion' vorrebbe farci intendere tutto il bene possibile di un patto tra Difesa Militare e Sicurezza Pubblica, ridando un ruolo di primo piano nella società e nella politica italiana alla discutibile efficienza del sistema militare in forma di protezione civile, propugnando i benefici e le ricadute di un patto tra Chiesa Stato e Unione Europea, in cui il Governo diventa asse centrale dinamico.

Minniti, Mattarella Gentiloni sono la task force elettorale di un nuovo cartello di forze politiche che crede per ragion di stato nel soft power dei caschi blu di un umanesimo terzomondista. Raccontando a braccio la nenia mediatica del'accoglienza come una poesia rabberciata, il favolistico ritorno alle colonie dell'antica Grecia.

Quale dovrebbe essere il compito di questi liberatori di stato, la burocrazia della solidarietà italiana ed internazionale se non quello di dare un sol dell'Avvenire a un vero e proprio proletariato esterno condannato a restare recluso negli hot spot della Magna Grecia, nell'attesa che si avveri per loro l'irrealizzabile sogno di raggiungere le grandi città proibite della ricca Europa?

La realtà che si sta costruendo intorno a noi è molto diversa da questo racconto umanitario e caritativo, misericordioso, molto distante dall'edulcorato efficientismo protettivo che ci vorrebbe far condividere il governo e la casta politica della pubblica sicurezza.

Prendiamo la Calabria ad esempio che dopo Rosarno è consapevolmente destinata a diventare un gigantesco hotspot razziale per ammassare migranti, profughi e clandestini senza alcuna speranza di entrare mai nel loro sogno dell’Europa.

Tra rassegnazione e supina accettazione di un progetto ancora una volta devastante per molte regioni del Sud , il programma operativo del Ministro Minniti, finalizzato ad ampliare il consenso al Pd, si fa strada a colpi di hot spot, concretizzandosi in una colossale svendita alle potenze europee, di un immenso territorio autoritativamente sottratto alle decisioni delle istituzioni locali e regionali, improvvisamente deterritorializzato, fino al punto da abrogare la fascia costiera storica per soppiantarla con una 'rescue zone', la piattaforma d'attracco e d'ormeggio tra Asia, Africa ed Europa.

A Corigliano Calabro, Crotone, a Reggio Calabria, i tre siti scelti per l'installazione degli hot spot Magna Grecia, un progetto di 'little town' dei migranti in rotta verso l'Europa.

In breve l'immagine coloniale di quartieri ghetto degli innocenti e liberi 'deportati' dall'Africa e dall'Asia, sono gli stessi luoghi in cui nell'antichità gli ecisti greci fondarono le megalopoli di Sybaris, Kroton e Rhegion, la leggendaria polis dei Calcidesi di Eubea, edificata nell'VIII secolo a.C., immagini di città di un vecchio e di un nuovo Mezzogiorno che la politica neocolonialista del governo Gentiloni, sta spingendo ancora di più nel dualismo italiano e nel sottosviluppo endogeno.

Saranno queste le città ibridate e meticciate che si stagliano nel futuro decennio del Sud.

New Town che si slargano in una linea di urbanizzazione continua che si protende lungo l'intera statale jonica 106, il magnete occidentale che calamita un foltissimo 'proletariato esterno' di migranti.

La concentrazione di questo popolo, che parla la propria lingua e crede nelle proprie religioni, nelle pianure agricole e semiurbane della Calabria Jonica, provocherà una rottura significante, probabilmente 'brutalizzante', della cartografia sociale e del paesaggio ecologico dalla Costa jonica fino alla Sicilia, dalla Calabria alla Puglia passando per il lembo metapontino della Lucania.

Lavoro umano e habitat già oggi non sono più come prima. Il volto del sud esposto alla violenta globalizzazione dei migranti è profondamente cambiato. Non somiglia più a quello di prima, al cosmo tradizionale delle fate di pasoliniana letteratura.

C'è un doppio processo di rapidissima deterritorializzazione, in uscita del Terzo Mondo, in entrata del Sud Italia. In modi diversi ma in entrambi i luoghi sono simultaneamente colpiti il tessuto sociale delle popolazioni, il loro habitat, le difese del sistema comunitario e relazionale, il paesaggio, persino il clima umano di un'area.

I sentimenti e le percezioni della gente sono di paura e rinchiusura. Dicono che non saremo più gli stessi, che saremo ricacciati indietro nella storia. Pregiudizi irrazionali che si diffondono a fasce e cerchi tra la gente del Sud che passa l'estate in attesa dell'avvento della grande ondata lievitante nel mare dei migranti.

Come è scritto non sarebbe la prima volta nella storia che dalle migrazioni scaturiscono disastri, profonde e negative mutazioni.