Oliverio, doppiezza di un Presidente Tracotante che encomia e ringrazia l’Assessora accusata in ‘Mandamento’

Come faccia il Presidente di una Giunta Regionale, legittimata dal Governo della Repubblica Italiana, a trasformare un rinvio a giudizio di un proprio Assessore, Carmen Barbalace, per fatti penalmente rilevanti (in qualità di dipendente della Regione Calabria, indagata per i reati di abuso d’ufficio in concorso, truffa aggravata e truffa aggravata per il conseguimento delle erogazioni pubbliche), correlati e interni a una colossale inchiesta anti 'ndrangheta che la Procura di Reggio Calabria ha denominato Mandamento, in un encomio pubblico, in una sorta di quel che un tempo veniva chiesto ai vescovi e ai 'parrini' nella forma scritta di un attestato di buona condotta, è solo cosa che può accadere in una Calabria sempre più schiavizzata dall'arroganza e dalla prepotenza dei politici, miseramente ridotta nella condizione di un''illegalità diffusa, del mendacio e della menzogna dei governanti.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Questo accade, e si resta sgomenti davanti al fatto che con estrema disinvoltura e facilità si possano usare i bolli delle pubbliche amministrazioni senza chiedere permesso a nessuno, impunemente come un re o un dittatore, in una Calabria dove Mario Oliverio, ormai da svariati anni si permette senza vergogna di sbeffeggiare e irridere i calabresi, ripulendo davanti a loro, come se nulla fudesse, con semplici colpi di spugna gli schizzi di fango che periodicamente inzaccherano le vesti sacre e porporate del suo Governatorato.

Ineffabilmente e sfavancullescamente lo ha fatto ancora una volta, approfittando di un’afosa serata in una domenica di luglio, alle 19.48, nel mentre tutti i cittadini di questa martoriata Regione erano alle prese con il caldo, gli incendi dei boschi, il mare sporco, gli sbarchi dei migranti e quant'altro di disservizio e insicurezza ormai si sopporta da quando quest'uomo si è dato aria di essere diverso e migliore di quelli che lo hanno preceduto.

Così egli ha ordinato al suo nutrito e ben pagato stuolo d’ufficio stampa di diramare il seguente, allucinante, comunicato in merito a una vicenda che avrebbe dovuto di filato costringerlo, oltre che a espellere immediatamente l'assessora dalla sua giunta prima che scrivesse di sua gentile sponte le dimissioni, anche alle sue più fondate e significative consegna delle chiavi:

"Le dimissioni dell’assessore Barbalace dalla Giunta regionale sono la conferma della sua sensibilità e del suo rigore. Sensibilità e rigore che hanno contrassegnato la sua funzione di assessore regionale alle attività produttive nella mia giunta. Ringrazio l’assessore per l’impegno e la sobrietà che hanno caratterizzato il suo lavoro alla guida dell’assessorato. Sono certo che saprà dimostrare la sua estraneità per una vicenda per la quale risulta indagata”.

Mai vista tanta tracotanza nella storia della Calabria. Ma attenzione, la dichiarazione scritta e sottoscritta di pugno e con firma ‘olografa’ dal Ragioniere Oliverio, non è solo un encomio al valore politico e amministrativo, per un ex dipendente regionale, assurta senza essere eletta dal popolo, al rango assessorile, davvero in barba ad ogni minima nozione di conflitto d'interesse, essendo essa come tanti altri dipendente e in forza allo stesso Ente Regionale, ma un vero capolavoro di doppiezza di scuola comunista da passare allo scanner della demagogia e della negazione di ogni elementare regola di rispetto civile verso tutti i cittadini.

Essa più subdolamente e surrettiziamente serve a pararsi i colpi, evidenziando a chi di dovere che la Barbalace è stata una 'bella persona' solo in quanto assessore della Giunta Oliverio, dunque, a distinguere la collega di una Giunta 'sana', non affetta da virus, dalla funzionaria regionale, vincitrice di concorso come scrive nel suo curriculum, che ha agito in vari settori dell'ente regionale da Arpacal, all'assessorato Ambiente, assessorato Agricoltura, settore Zootecnia, uffici del Por e del Piano di Sviluppo Agricolo Regionale, ecc., ambiti in cui potrebbero essersi consumati gli ipotetici reati di cui viene accusata dai giudici antimafia di Reggio Calabria, la dottoressa inquisita.

L'omu si pigghia pa parola u voi si pigghia pe corna. Si faccia un esame di coscienza il Ragioniere Oliverio. La smetta con questa melensa sottocultura stalinoide che lo contraddistingue. Si tolga dai piedi al più presto dalla Calabria che non vuole più vedere facce come la sua. Lunedì quando parte con il suo lungo codazzo di personale serviente dal suo noto albergo con la T per andare in cima alla sua Cittadella porti con se una lettera firmata.

E se ha ancora un briciolo di onestà politica la faccia consegnare al più presto al Consiglio Regionale. Oggetto? Immediate Dimissioni.