Mario Oliverio Sconfitto sonoramente a Catanzaro il Governatore delle Patate ‘Mpacchiuse

La sequenza delle sconfitte procurate da Mario Oliverio e inflitte al PD in ogni dove della Calabria si consolidata con la vittoria di Abramo a sindaco di Catanzaro che ha battuto uno spento e impreparato avversario. La fine a cui Oliverio avrebbe portato l'ex PCI, la sinistra calabrese nella sua interezza storica era purtroppo prevedibile e quanto meno ingloriosa.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Un politicante senza qualità che solo per virtù di fedeltà al suo Partito, beneficiando delle ideologie e dell'obbedienza al finto comunismo, ha fatto una lunghissima carriera istituzionale, regionale, parlamentare e provinciale, senza mai distinguersi tra la bassa corte del potere pubblico, privo di altruismo e solidarietà popolare, alieno al concetto della generosità, ignorante di qualsivoglia progettualità, un satrapo della vecchia nomenclatura comunista che è ancora al comando più degli anni di Breznev, ottuso e chiuso nella costante difesa del suo feudo nella Sila di San Giovanni in Fiore, ha prodotto un sconfitta politica dolorosa, che non ha pari nella storia del movimento operaio e contadino calabrese.

Le tappe di questa disfatta passano dalla perdita dei comuni di Lamezia, Cosenza, Crotone, Rossano, Corigliano e tantissimi altri ancora, un calvario di punizioni e rigori, che hanno fattualmente disposto l'intero comparto e in blocco delle autonomie locali, le città capoluogo di provincia, i sindaci della Calabria contro questo incapace e astioso Presidente della Regione Calabria.

Il significato politico della sconfitta di Oliverio e dell'ex suo vice in giunta Ciconte a Catanzaro è chiaro e altisonante e dovrebbe aprire di fatto e di diritto un vero e proprio Processo politico contro la casta e la nomenclatura ex comunista ed ex democristiana che ha utilizzato come un vecchio postale il vettore scalcinato del PD calabrese.

Oliverio ha trascinando nella polvere la memoria storica delle lotte popolari dei calabresi. I braccianti, Melissa, il mondo industriale e operaio, le grandi battaglie di civiltà contro la 'ndrangheta e i feudatari, rinserrato nella sua boria e vanagloria, di incompetente della politica, impreparato di fronte al cambiamento, tentennante e subalterno rispetto ai poteri forti che dominano questa regione.

Opportunista fin da giovane sangiovannese, Oliverio ha coltivato esclusivamente il proprio egoistico carrierismo personale, la geometria delle più subdole alleanze interne, senza mai battersi per uno schema libero, aperto, trasparente sia all'interno del Partito Comunista di un tempo, sia nei vari contenitori che ha attraversato strumentalmente come il Pds, i Ds e il PD.

Abbia almeno la dignità politica e morale di rispondere a chi lo imputa del disastro che ha cagionato in questi lunghissimi cinquant'anni, in cui lui e altri hanno dilapidato il patrimonio culturale, etico, civile e politico delle masse popolari calabresi.

Costui ha avuto la bravura di cancellare definitivamente il PD in meno di tre anni dalla geografia elettorale della Calabria. Un risultato conseguito accompagnandosi con sodali di partito e non solo, ambigui ed equivoci, come è emerso non da uno ma da più fatti di cronaca giudiziaria.

L'intera sinistra calabrese se ha ancora coraggio, capacità critica, volontà e passione di non trascinare nella polvere la bandiera storica della lotta per il riscatto, dovrebbe ora invocare le dimissioni di Oliverio da Presidente della Regione Calabria. Lo faccia presto lui stesso, motu proprio, prima che venga travolto da qualche altra ondata di indignazione e protesta.