Ian McEwan nel guscio di Jeremy Corbyn | Patrizia Muzzi

Dalla tre giorni di presentazioni di libri a cui ho assistito, grazie all’evento Come orientarsi nel disordine del mondo organizzato a Bologna dal quotidiano La Repubblica, ho potuto evincere un messaggio molto chiaro: il divario tra chi detiene la ricchezza e le persone comuni è intollerabile.


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social | Foto Germano Bonaveri


Arundhati Roy, Zadie Smith e Ian McEwan, tre scrittori molto diversi tra loro ma accomunati dagli stessi timori per il futuro hanno discusso di politica, letteratura, economia e problemi climatici. Forse per sdrammatizzare la mia mente richiama Paolo Nori, che ha appena pubblicato Strategia della crisi (Città Nuova, 120 pagine, 15 euro): «É difficile ricordarsi di un periodo in cui non attraversavamo un periodo di crisi».

Di Arundhati Roy ho già parlato nel mio precedente articolo.

Zadie Smith, in Italia per ricevere il Premio Hemingway, ha presentato il suo ultimo romanzo Swing Time (tradotto da S. Pareschi, Mondadori, 417 pagine, 22 euro). Fisico da atletica leggera e voce profonda, parla italiano ma preferisce utilizzare l’interprete per potersi esprimere al meglio.

Cita subito Elena Ferrante, dalla quale pare si sia ispirata per il suo ultimo romanzo: “È un genio” – dice Zadie.

Per Swing Time, Smith sceglie la narrazione in prima persona. Le ha permesso di creare un’interazione diretta col lettore e anche di potersi liberare, di poter essere ingiusta. Si è divertita a farlo.

Appare emozionata mentre ci spiega che per i figli dei ricchi c’è sempre una via di fuga (anche quando è chiaro che non hanno meriti), un sistema per arrivare dove i figli delle classi sociali più povere non arriveranno mai a meno che non siano dotati di un grandissimo talento utile al sistema, definendo la cosa “oscena”.

“Troppi soldi sono accumulati nelle mani di persone per lo più di destra che credono di poter avere tutto e di avere ereditato la terra”. Ci racconta di questi nuovi personaggi trentenni, arricchiti grazie alla tecnologia, che giocano a fare i politici senza alcun tipo di preparazione: “è demenziale”- dice.

Parla del narcisismo scaturito dai social. Non è scandalizzata dal fatto che la gente posti le proprie foto in pose accattivanti, quello è sempre accaduto anche se in altre forme. È un narcisismo superficiale. Ma la colpisce, invece, quello che ci riconduce al mito, che porta al chiudersi nel proprio mondo. Esiste solo l’io. E’ questo l’unico mondo, il mio mondo. Gli altri non esistono. E questo degenera, secondo lei, in fenomeni come quelli delle stragi per opera dei terroristi.

Parla della sua educazione protestante che le impone di essere controllata: “L’opposto di quello che accade a voi italiani. L’Italia e l’Inghilterra sembrano essere state costruite volutamente agli antipodi. Voi rispettate le emozioni, non sono un problema, per noi sì”.

Parla di gioie intense, per le quali non propone gerarchie. “Ci sono cose di cui per una buona parte della nostra vita non ci accorgiamo e poi all’improvviso apriamo gli occhi e ci rendiamo conto di essere capaci di amare i cani, o di entrare in rapporto con gli sguardi dei bambini che incontriamo per strada o di amare i ravioli burro e salvia. Queste cose ci possono regalare una gioia piena e inattesa”.

Ian McEwan arriva in ritardo per colpa della British Airwais e subito si scusa per la lunga attesa “mi avete commosso” dirà alla fine dell’incontro. Parla della Brexit. “Siamo confusi”, e spera ancora che vi siano ripensamenti, “perché questo sarebbe uno dei più gravi errori di politica estera commessi dai nostro Paese dai tempi della guerra contro l’Iraq”. Anche lui cita l’immenso divario tra ricchi e poveri che osserva anche in Inghilterra. Racconta di essere rimasto stupito da questo ‘nuovo’ Corbyn, che invece di dialogare con i pompieri durante l’incendio della Grenfell Tower come ha fatto May, si è precipitato a parlare con la gente. E che durante la campagna elettorale ha meravigliato tutti per avere sfoderato un inatteso aplomb da leader, riuscendo a convincere anche i giovani a votare per lui. Racconta del suo nuovo romanzo Nel guscio (traduttore S. Basso, Einaudi, 173 pagine, 18 euro), nato da una chiacchierata con sua nuora, incinta del primo figlio, mentre stavano da soli in salotto a riflettere sul nascituro.

Stimolato dal suo intervistatore, parla dei grandi della letteratura. “Stevenson ha creato un ‘nuovo arredo mentale’, una dote che hanno in pochi”- afferma McEwan - “Anche chi non ha mai letto The treasure island sa di cosa stiamo parlando”. Ci invita a leggere Gatto sotto la pioggia di Hemingway. Di Dickens dice che “ha inventato il Natale per i britannici”. Racconta di avere provato una scossa a vent’anni dopo avere letto l’incipit della Metamorfosi di Kafka da cui ha tratto grande ispirazione. Di provare un’adorazione totale per Italo Calvino e il suo romanzo La giornata di uno scrutatore, purtroppo ormai fuori catalogo in Inghilterra. Ammette infine che, dovendo decidere con una pistola puntata alla testa sul capolavoro assoluto della letteratura mondiale, si troverebbe nell'imbarazzo della scelta su due libri: Anna Karenina di Tolstoj e Madame Bovary di Flaubert.

A proposito di Stevenson, McEwan racconta un aneddoto che riguarda un suo caro amico appassionato dello scrittore scozzese. Pare che insieme abbiano camminato sugli stessi sentieri visitati in Francia da Stevenson a dorso del suo mulo Modestine e che proprio a una certa ora del mattino abbiano cercato di ritrovarsi in anticipo su un ponte descritto nelle sue memorie, per attenderlo. Guardando verso la valle si erano resi conto che il ponte sulla gola di accesso al paese era crollato e il suo amico non avrebbe mai potuto raggiungere Stevenson nemmeno con l’immaginazione. McEwan ne rimase profondamente colpito. Confesso che ha colpito anche me.

“E se dovessi dare un consiglio a chi vuole intraprendere la carriera di scrittore?” – chiede l’intervistatore. “Partite dai racconti. Non gettate via il vostro tempo. E ispiratevi agli scrittori che amate.”

A proposito di gatti e d’ispirazioni: leggetevi il racconto dal titolo Gatto, che si trova all’interno de L’inventore dei sogni (traduttore S. Basso, Einaudi, 117 pagine, 10 euro). Sentendo parlare Ian McEwan ho come l’impressione che Peter Fortune sia proprio lui…