Il fallimento di Gentiloni tra minacce all’indipendenza nazionale e prossima Alternanza di Governo

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social


Se c’è una nota che caratterizza questo 25 Aprile 2017 questa è certamente suonata sul pianoforte dell’antifascismo costituzionale militante, solennemente sancito dall’esito del Referendum del 4 dicembre 2016, con cui il Popolo Sovrano ha riconfermato, in piena e totale autodeterminazione, la sconfitta e la ripulsa delle velleità accentratrici e dei piani politici reazionari di Matteo Renzi e del PD. Battuti i nemici della Costituzione italiana, nonostante il ‘golpe’ notturno e mediale messo in campo da Renzi, Mattarella e Gentiloni, che hanno pensato di chiudere la partita referendaria, pilotando una soluzione extra parlamentare, la crisi del ceto politico dominante e del Governo Gentiloni si è ancor di più acuita e aggravata con il passare dei mesi e degli ultimi giorni. Uno stallo, un immobilismo, un tatticismo esaperato di una compagine di governo che non ha prospettive né alcun peso politico proprio sia all’interno del Paese, che in Europa e sullo scenario internazionale, rapidamente mutato nei propri connotati dall’avvento in America della nuova era di Donald Trump. La debolezza e persino la superficialità, che si potrebbero poi tramutare finanche una irresponsabilità complessiva dell’ambiguo e ondivago governo Gentiloni, continuano a far male all’assetto democratico e costituzionale del nostro Paese, prigioniero dei veti e dei contrasti di un Partito di Governo, il Pd diviso al proprio interno e dilaniato non solo da una oscura lotta di potere fatta di ricatti e congiure, ma anche, che è poi quello che importa agli italiani che sostengono la civiltà materiale del Paese, dalla totale mancanza di un’analisi e di una lettura del quadro complessivo nazionale e internazionale, profondamente diverso dai parametri del loro soggettivismo e del prevalente tratto egocentrico del loro gruppo dirigente. Un siffatto governo di perdenti, che cerca di abborracciare la propria sopravvivenza navigando a vista tra i relitti del naufragio renziano, rischia di esporre l’Italia contemporaneamente a un triplice rischio, pericoloso e angosciante: 1) quello dell’attacco terroristico, proveniente da occulte potenze straniere; 2) quello della strumentalizzazione dell’immigrazione africana e asiatica, utilizzata come barbara arma di devastazione della stabilità democratica; 3) quella del condizionamento e della menomazione della nostra indipendenza nazionale, contro cui già si muovono pressioni pesanti e interferenze gravi sia da parte dell’Unione Europea che degli Stati Uniti.


Mai come in questo 25 Aprile la nostra indipendenza nazionale appare fortemente messa in discussione ed esposta alla repentina trasmutazione della volubilità dei grandi potentati mondiali che esercitano il loro prepotere e i propri influssi nel quadro geopolitico internazionale. Da un lato, infatti, la pressione dell’Unione Europea, specie degli stati più forti, si va focalizzando sullo scambio scellerato tra incremento del debito pubblico e immigrazione, con la mira di farci pagare tale sbilancio dei conti, in termini di un corrispettivo, una moneta di scambio, il pedaggio in soldoni per la permanenza sul nostro suolo patrio di una quota di immigrazione, evidentemente sproporzionata rispetto alle misure e agli standard dell'oggettiva dimensione nazionale.

Dall’altro cedendo al ricatto economico degli americani e dell’amministrazione Trump che ci ingiunge di abbandonare ogni strategia di concorrenza produttiva in Asia, vedi caso della Vespa Piaggio in Vietnam e Cina, e di sobbarcarci il peso dell’aggressione verso gli stati canaglia del Mediterraneo, militarizzando e snaturando il bilancio dello Stato, con l’incremento al 2 per cento contro l’attuale 1,2 dei finanziamenti alle forze armate e alla Nato.

Dopo il Referendum del 4 dicembre 2016, la crisi del ceto politico dominante che fa capo al Pd, ai Popolari di Mattarella e alla ‘invisibile’ corrente Modem che ha conquistato il governo con in testa Gentiloni, Veltroni, Fioroni e Minniti, si è approfondita.

Ma la loro crisi è anche oggi diventata l’epicentro della paralisi in cui si trova il Paese intero, sempre più ostaggio di una situazione internazionale confusa e prepotente, in cui l’Italia ha perso sia voce che autorevolezza.

Le colpe e gli errori di Renzi e del Pd non possono essere pagati da tutti ma soltanto dai responsabili.

Il Pd è un partito ormai allo sbando che si presenta agli italiane con ‘primarie’ molto discutibili sia dal punto di vista del merito che del metodo.

Tutto questo nel mentre milioni di italiani si sono risvegliati alla partecipazione politica come attestato dall’affluenza referendaria, e chiedono adesso di essere parte attiva nel cambiamento del governo, impegnandosi a divenire la base di uno Stato rinnovato che sappia incarnare il proprio consenso e la volontà sovrana di governare equamente.

Il nostro sistema economico è in evidente affanno se non addirittura in palese sofferenza. Economia e welfare non riescono più a soddisfare i bisogni elementari sia delle nuove generazioni che chiedono reddito e cittadinanza, lavoro e nuove opportunità di intrapresa e carriera, sia dei lavoratori occupati e precari come dimostrano i tanti casi di industrie in difficoltà, ultimo la drammatica condizione di Alitalia, sia degli anziani, i pensionati, la terza e la quarta età, fasce di popolazione che sono divenute nel frattempo la quota più consistente della piramide demografica, rivendicando un ruolo attivo di partecipazione e di esperienza.

Solo una vera alternanza di governo, non già un’ideologica alternativa nostalgica e fuori tempo, può dare slancio e nuovo vigore al sistema democratico, alla ripresa economica e produttiva, ai redditi e al lavoro, garantendo un ordinato cambiamento di regime amministrativo, nel rispetto dei valori costituzionali di pace, libertà e giustizia.