Sale operatorie in “gestione” a un privato, si apre un “caso” ai Riuniti di Reggio

10 aprile 2017, 10:04 Il Fatto

Ristrutturare, innovare tecnologicamente ed efficientare tanto la gestione che l’approvvigionamento dei blocchi operatori di Ginecologia e del Centro Cuore. Detta così, come recita quasi testualmente la delibera a firma del Dg del Grande Ospedale Metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli, lascerebbe presupporre - e non abbiamo dubbi in proposito - una precipua volontà della struttura a meglio organizzare e gestire i servizi ‘de quo’.


Se si va a leggere nei meandri del burocratese - tra protocolli, timbri e firme - si potrebbe tradurre, con una più accessibile sintesi giornalistica, nel fatto che gli ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria abbiano deciso di affidare la ristrutturazione delle sale chirurgiche interessate, in regime cosiddetto di “finanza di progetto”, ad una delle più importanti aziende private che opera nel settore, e a cui tra l’altro potrebbe essere assegnata anche la gestione logistica e di approvvigionamento delle stesse.

Parliamo della Ngc Medical, azienda comasca che, come recita il suo sito ufficiale, “si occupa della realizzazione e della gestione di sale operatorie, laboratori di emodinamica e unità di terapia intensiva, come parte del settore Integrated Health Solutions di Medtronic”, quest’ultima un colosso mondiale nel mercato dei prodotti medicali, che ha rilevato l’impresa nel 2014.

Nulla di trascendentale, nulla di illegale, sia chiaro! Un’azienda privata che, manifestato l’interesse, si assumerebbe l’onere, a "costo zero" per il Pubblico, di avviare lo studio di fattibilità delle sale; al quale potrebbe far seguito, poi, l’eventuale affidamento delle varie forniture su cui, però, per ovvie motivazioni di trasparenza e correttezza, per le cifre a sei zeri di cui si andrebbe a parlare, senza contare che della salute dei cittadini pur sempre si tratta così come dell’autonomia professionale del personale medico, all’azienda ospedaliera reggina non farebbe che bene, quantomeno, chiarire meglio eventuali termini e condizioni”.

LA GARA DA 100 MILIONI IN LOMBARDIA

Nulla di strano, nulla di illegittimo, dicevamo, e lo ribadiamo: una scelta già voluta da altri ospedali italiani. Come in Lombardia, regione che ha bandito una gara d’appalto, da quasi 100 milioni di euro, per servizi analoghi salvo poi revocarla più di un mese fa. Vederci chiaro e meglio è una prerogativa, avranno pensato dal Pirellone, quando si tratta di incaricare un privato, chiunque esso sia, di approvvigionare i nosocomi, “chiavi in mano”, per esempio di kit di angioplatica, stent che rilasciano farmaci, valvole cardiache o quant’altro.

Per intenderci, e ci si passi il termine, una sorta di centrale acquisti unica” che fornisca gli ospedali di prodotti vari (ad esempio: per coronografie e angioplatiche, pace-maker eccetera) assicurando le scorte di magazzino e, a rigore di logica, garantendo il prodotto migliore, di qualsiasi marca, ad un prezzo competitivo.

Un’esperienza consolidata, in tal senso, quella della Ngc, che vanta - sempre stando al sito ufficiale - circa 90 nosocomi sotto contratto. E che è passata anche dal Sud, dalla Sicilia, dal Policlinico Paolo Giaccone di Palermo: 27 milioni di appalto cosiddetti in global service”, sebbene poi rescisso per delle presunte inadempienze e su cui, nel 2011, anche la Procura del capoluogo della Trinacria aveva voluto approfondire. Ma quella era un’altra storia.

L’INTERROGAZIONE AL SENATO

Un’azienda, poi, che ha attirato le attenzioni anche in Senato, in particolare di Luigi Gaetti e Paola Taverna del Movimento 5Stelle che, nel febbraio scorso, proprio sulla vicenda della gara in Lombardia, avevano presentato un’interrogazione al ministro della salute Beatrice Lorenzin ribadendo come la cosiddetta “fornitura in service - affermavano nel quesito i Pentastellati - prevede la consegna chiavi in mano di un determinato bene o servizio, che può comprendere non solo arredamento, attrezzature, apparecchiature e materiali vari, ma anche personale, manutenzione e gestione pluriennale dello stesso”.

Anche in campo sanitario – proseguivano - … va sempre più affermandosi questo modello … ovvero la fornitura … di un pacchetto onnicomprensivo di tutto il necessario per la gestione di beni e servizi, il cui costo, si parla ormai di cifre molto ingenti, è calcolato per procedura e non per singolo prodotto”.

A latere dei possibili benefici per la Pubblica Amministrazione, i Cinquestelle facevano però notare come “l'azienda vincitrice dell'appalto di global service, che gestisce fisicamente le scorte ed il magazzino del reparto ospedaliero, dovrebbe essere in grado di offrire, nel suo pacchetto ‘tutto incluso’, l'intera gamma dei prodotti disponibili sul mercato”.

Prendendo ad esempio il settore dei dispositivi della cardiologia, spiegavano che “in Italia le possibili virtù del modello … di conseguenza, i diritti del paziente e del medico” potevano però essere “messi a rischio dall'acquisizione verticale … della … Ngc Medical srl, leader nel mercato della distribuzione, da parte di uno dei principali produttori di dispositivi medici”, la Medtronic Italia, appunto.

Con l'acquisizione la multinazionale americana, insomma, e sempre secondo i Pentastellati, sarebbe stata in grado “di conoscere con esattezza i listini e le politiche commerciali dei propri concorrenti in quanto fornitori di Ngc e, inoltre, quest'ultima” sostenevano, avrebbe avuto “tutto l'interesse a concentrarsi sulla vendita di prodotti Medtronic, in quanto con essi la nuova entità economica Medtronics-Ngc non beneficia unicamente dei, molto meno significativi, margini di distribuzione”.

INSOMMA, una questione interessante, apparentemente “complicata” per i non addetti ai lavori, ma che meriterebbe un approfondimento ed un chiarimento pubblico, anche da parte della struttura Commissariale della Sanità calabrese.

Tornando all’ospedale Reggino - la cui direzione certamente si sarà mossa nell’interesse dell’ente, del personale sanitario, oltreché del bacino d’utenti - sarebbe opportuno conoscere se prima delle deliberazioni del Dg, datate entrambi a febbraio scorso, sia stata correttamente esperita, ad esempio, un’indagine di mercato per verificare eventuali altre professionalità e aziende anch’esse interessate a partecipare alla redazione dello studio di fattibilità per la “ristrutturazione ed efficientamento gestionale” delle sale operatorie.

Non fosse altro per diradare possibili dubbi sul fatto che, come recitano le stesse delibere, “la scelta della soluzione progettuale” sia “conveniente e vantaggiosa …”; che sia poi assicurata la congruità e l’idoneità del piano economico-finanziario, delle caratteristiche del servizio e del programma di gestione” e “che la scelta della procedura di gara sia la più idonea” garantendo “l’efficienza e la conformità alle leggi di tutte le procedure”.

V.R.