All’insegna della Pentola che Bolle gli irresistibili nuovi tortellini di Elenora Moschini


Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social



A Via Santo Stefano 101, proprio in fondo alla strada che finisce ad angolo con Fondazza, ci sta una bottega che la vedi appena accendono le luci del bancone. Un locale che illumina di gusto la strada intera, en flaneur, a pronta cattura dell’attenzione di appassionati di buona tavola. La Pentola che Bolle, cose buone dove vuoi, un punto di cucina emiliana gentilmente condotto e diretto da Eleonora Moschini, offre alla sua selezionata clientela cucina a domicilio, colazioni di lavoro, corsi di cucina, cake design. Le migliori materie prime, farine scelte, piatti composti e cucinati con equilibrata armonia, tortelli, lasagne, brodi, ragù, tortini di pasta, fettuccine. In attesa del finale incarto, immagini feste, ricevimenti, cene a lume di candela, proprio come in una famoso film di Pupi Avati, riecheggiano parole e respiri, pause e silenzi, tinte e colori, sfumati e stufati, di una sapida conversazione di Storie di Ragazzi e di Ragazze: “Allora ci abbiamo tortellini in brodo, fegato fritto nel limone, manzo lesso con salsa di peperone, pollastra lesso con bell’intingolo di prezzemolo e cipolline, lepre alla cacciatora con zucchine fritte, anatra in umido accompagnata con dei dadini di sedano, cotoletta di maiale trifolata, coniglio arrosto con patatine al rosmarino, cappone grasso con patate tirate con la salvia e il burro. E poi per ricominciare macheroni con le regaglie…e poi la caccia arrosto di storni, passerini e quaglie… poi nocellini scappati di trito dolce e di trito salato. Per finire naturalmente i dolci di cinque qualità. Abbiamo fatto solo qualcosina più del solito, speriamo che basti. Loro non volevano, però l’usanza è questa...avanti coi tortellini…”


Piatti vintage d’autrice, ricette tradizionalissime rivisitate con il tatto e il gusto della contemporaneità felsinea. La Pentola che Bolle intreccia nel suo paniere d’offerta gusti basici, ben temperati con le classiche sensibilità della cucina bolognese. Sicchè avverti la sensazione di stare sì davanti a una ‘sfoglina’ ma guardando le pagine illustrate dell’ultima e più raffinata edizione del gran libro di Pellegrino Artusi.

Alla Pentola che Bolle non preparano piatti d’archivio ma compongono in freschezza la pasta viva, piccoli capolavori dell’istant food, con un gusto insieme raffinato e immediato. Preparare gli ingredienti, cucinare, consegnare e allestire direttamente dove vuoi, dall’antipasto alla cena completa, trovare la location per esaltare il tuo evento, il buon cibo, ben cucinato e ben presentato, tutte cose che qui dichiarano quanto si tenga in considerazione la clientela.

All’altezza della Pentola che Bolle, artisticamente la doppia vetrina sembra una vera e propria installazione. Chi passa in autobus sulla rotta urbana che taglia la città, alla fermata del semaforo, rintraccerà quanto basta per rivivere in un momento la ricerca del tempo, sovrapporre in memoria le foto d’epoca delle cucine di una volta, la penombra attraversata tra le antiche preparazioni domestiche, con l’intensa impressione che proviene da una vetrina alla Hopper sotto un portico bolognese.

L’insegna della Pentola che bolle fa condensa di un sentimento aromatico, un mood percettivo d’infanzie divenute adulte, un piacere intenso su un banco vivace, con pietanze invitanti. Una specie di ritorno agli anni ’70 alla cucina tipica emiliana, il quinquennio della prima grande crisi dopo il boom economico, la ricchezza sociale e l’opulenza dei ceti alti, quando le resistenze di quel canone alimentare erano state sconfitte dall’avanzare industriale delle nuove diete e del cibo surrogato e confezionato.

Finisce a tavola il mini tour su percorso a tema di tortellini e salse, ragù e pasticceria, ravioli e taralli e tante altre gustose cose e diverse. Giusto infine portar via con voi il biglietto da visita. Sarà il ricordo di una ‘Maddalena’ integralmente italiana, tutto il sapore di casa mia, una cartolina con le buone cuoche che son tornate in Via Santo Stefano 101 a Bologna, stagliandosi in primo piatto, proprio come nella storica pubblicità del brodo Knorr.