De Magistris Vs Minniti. Scontro aperto tra Sindaco e Ministro come ai tempi di Why Not

Vito Barresi

Cambio Quotidiano Social


Per dirla in poesia la disfida è sopraffina. Certo non basta il bifidus che ci salva il mondo mentre il sogno screpola e affanna, incastrato tra i denti del quotidiano nell’immagine video desolata delle escortine, della brave mammine delle ministre maestrine, delle mafie di stato. E neanche dire di rimando, sempre in rima di Leila Falà, che a Bologna comm à Napole, per Salvini ‘abbiamo disoccupato le strade dei sogni come ci hanno intimato.’ Perché ora che le vie sono vuote non possono bastare le merendine dietetiche al gusto di cioccolato, per la felicità di chi ha dato un colpo al cerchio e un altro alla botte, uno alla stampa bellezza, sempre 'apprezzatissima' dagli alti gererchi del Pd, per far vedere il pugno duro contro i cosiddetti Centri Sociali e l’altro agli indicatori internazionali per far dire ai punti che la democrazia non si calpesta in Italia, neanche se deve parlare un appassionato fan di Vladimir Putin. Qualcuno non ci sta e allora scoppia il petardo della polemica, la puntigliosa puntualizzazione sul dischetto alla napoletana, che anche quando se lo vedono assegnare dall’arbitro a Insigne, strisciano lo striscione ‘rigore per la Juve’. Va da sé che l’attacco al Ministro degli Interni il calabrese Marco Minniti del Pd è partito frontale da parte del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Un colpo duro, pesante che senza giri di parole allude e parla di ‘manine’ e stranezze che si sarebbero verificate prima, dopo e nel corso di un infuocato sabato bestiale alla Mostra d’Oltremare, dove si è tenuto lo sconcertante incontro e gli scontri che ne sono seguiti, cagionati dal comizio del segretario della Lega Nord Matteo Salvini.


Il racconto dell’ex magistrato è offerto ai media come una sfogliatella calda calda, per far sentire il piccante retrogusto al destinatario ministeriale, il più alto vertice dello Stato in materia di ordine pubblico e legalità, che lo ha ricevuto improvvisamente sul desk della sua sala stampa: “ieri si è tenuto un bellissimo corteo pacifico. Alla fine del corteo è accaduto - per responsabilità di pochi - quello che si temeva e si prevedeva. E forse qualcuno voleva. Ed è per questo che avevamo avvisato che provocazioni e tensioni sociali avrebbero dovuto indurre il Ministero dell'Interno ad altre decisioni. Il momento è delicato e stanno facendo diverse mosse per impedirci di raggiungere obiettivi strategici nell'interesse della città. Le azioni e le manine che mettono in campo sono più o meno sempre le stesse. Noi guardiamo avanti - e speriamo che non si vogliano alimentare altri gravi strappi istituzionali - con la consapevolezza di avere la coscienza pulita, i fatti dalla nostra parte e di aver agito nel rispetto delle istituzioni e del popolo.”

Al di là dei necessari passi del Ministro per garantire libertà di manifestazione politica e ordine pubblico, sta qui in buona sostanza il dilemma e le decisioni che ne sono scaturite, le stesse che hanno allarmato De Magistris che dopo la notifica dell’ordinanza del prefetto all’ente Mostra con cui si autorizzava ufficialmente lo svolgimento del convegno, aveva detto che si trattava di “un atto senza precedenti e lo abbiamo detto ai vertici del Viminale”, chiamando in causa direttamente Marco Minniti.


I due, il Ministro degli Interni e il Sindaco arancione, si conoscono non da ora ma dai tempi in cui De Magistris, in qualità di giudice a Catanzaro, aveva portato avanti l’inchiesta Why Not e altre indagini sulla corruzione politica in Calabria e in Italia, che vedeva coinvolti sia esponenti del centro destra che del centro sinistra, sia di Forza Italia che degli allora Ds, a cui apparteneva l’onorevole Minniti.


Tra i parlamentari intercettati, senza che nell’ambito dell’inchiesta “Why not” venisse chiesta la necessaria autorizzazione alla Camera di appartenenza, vi erano Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile.

Con il carattere ardimentoso e schietto che lo contraddistingue De Magistris è stato perentorio, respingendo contumelie e accuse a ogni eventuale mittente delle manine: “dicono che io sto con i violenti. Falso. Io non sto con i violenti. Mai. Le mie mani sono pulite e non colluse. Sto con la mia Città, che amo e difenderò sempre, e con i napoletani, popolo difficile ma ricco di pace e amore, nonché sto con il popolo tradito dai poteri con le mani sporche di sangue.Sto con tutte le vittime degli atti di violenza. Non sto e non me la faccio con chi è accusato di corruzioni come fa Renzi, travolto sempre di più dalla questione morale, ne' sto con razzisti come Salvini che odiano Napoli e i Sud. Dico ai soloni della politica dell'impero romano: non abbiamo mai vietato a nessuno di parlare. Mai ! Non raccontate bugie.”