Higuain affonda la barchetta dei Vrenna. Crotone profugo senza scialuppa di salvataggio?

8 febbraio 2017, 19:55 Trasferta Libera

Vito Barresi | Trasferta Libera


Il miracolo di San Milone, pluripremiato olimpionico dell'antichità, dura solo mezzo tempo di gloria. Quanto basta per sgombrare dalla vista l'ultimo dei primi 45 minuti che assegnano al Crotone la coraggiosa palma dell'impari disfida con una Juventus dal lucido perlage che aspetta solo l'inizio di ripresa per rimettere al suo posto il sigillo imperiale. E poiché dalla plancia corazzata della regia marina militare juventina non riuscivano a partire i missili balistici calibrati per colpire a affondare la barchetta del Crotone, una specie di guscio che imbarca profughi alla disperata ricerca di un approdo di salvezza, Allegri a secco di reti, appena scoccato il cronometro della ripresa, cambiava repentinamente il registro di gioco, aprendo a ventaglio il fronte d'attacco. La palla si alzava di poco dalla superficie per andare più rapidamente da destra a sinistra sulle ali, con l'obiettivo di scaricarla al centro. Due colpi terra aria, il primo siglato da Mandzukic al 16°, il secondo dal goleador argentino Higuain al 29°, che con stile possente e palestrato, mandava a gassose il sempre velleitario Cordaz. Juve solo apparentemente senza turbo ma esatta e precisa come un Rolex. Squadra composta da metalli preziosi, acciaio inossidabile, ceramica, madreperla, pietre preziose… una catena calcistica che, passo dopo passo, produce il risultato matematicamente tabellato, il pallone stampato come un modello fatturato da una macchina pensante.


E lo fa mentre i rossoblù alla ricerca di un nuovo 'palladino', in grado di portare il cuore oltre la siepe, non avevano sfigurano, contenendo gli attacchi della sempre massiccia ammiraglia che guida l'alleanza atlantica bianconera in testa al campionato, portaerei del più antico calcio d'Italia.

Tutto davanti a un teatro aperto in un piccolo stadio di periferia che fa da corona davvero reale ma non surreale a una partita divenuta nel calendario locale importante come una cerimonia di stato. Con cadenze e riti di passaggio, rappresentazioni di folklore ultras, manifestazioni di antropologia del calcio, non dissimili a quelle di una grande festa religiosa, una parata popolare che in piccolo assomiglia a un autentico giorno di superbowl della Calabria.

Pubblico di buon profilo, al contrario delle vuote chiacchiere, la solita solfa dell'inciviltà meridiana, all'altezza degli illustri ospiti, in una serata particolarmente ordinata e british, che certo sorprende in positivo anche i medagliati sabaudi della casata bianconera.

Il bollettino meteo del primo tempo aveva segnato bel tempo per tutti, senza alcuna precipitazione in area di rigore, se non qualche piccolo vortice in bassa quota, con palle che non si alzano mai ad altezza drone.

Ma un pari a reti asciutte era veramente un racconto fantasy, una pagina di fantacalcio.

Si fa complessa la posizione di Nicola che non sa più che pesci pigliare. Le comunicazioni con Vrenna registrano le solite interferenze che si narrano nella corte storica dei padroni della ditta. Si capisce che dal punto di vista sportivo è sull'orlo della confusione. Dal versante nervoso sembrerebbe invece molto fermo. Quel che si può arguire che ci sono diplomazie in ampia attività, ufficiali di collegamento in servizio permanente attivo. Tra Empoli, Crotone e Palermo qualcuno deve uscire dal torneo. Ci vorrebbe un piano per rafforzare le marcature. Ma dopo quest'ennesima sconfitta il Crotone è ormai muro a muro con il vicino campo profughi.