Dopo Genova nel Crotone alla Pari, Raffaele Vrenna Jr. si riscalda a bordo campo

22 gennaio 2017, 17:51 Trasferta Libera

Vito Barresi | Trasferta Libera


L’importante è partecipare, si, ma certe volte senza esagerare. Così il Crotone si fa meno guascone e più sornione facendosi ingenuamente sorprendere dal Genoa che segna un goal svogliato solo al volgere del primo tempo. Episodio che nell’intervallo evidentemente non manda più di tanto in confusione gli achei della pedata. Atleti ormai sagomati dalla dura vita da stadio, che rivestono la maglia senza perdere la calma. Riuscendo in poco meno di dieci minuti a riprendere il pari che rimette l’incontro proprio sullo stallo delle palle ferme, in un ordine che si comprende non è quello imposto unilateralmente dai padroni di casa. Così ciò che stava per profilarsi come l’ennesima delusione, dopo il rigore assegnato e segnato dai liguri, si trasforma in una rinfrancante sorpresa alla pari che ha evidentemente scombinato gli schemi in affanno di un Juric agitato dai suoi ricordi del passato.


Crotone e Genoa si affrontano a viso aperto solo dopo un rodaggio abbastanza lento, allorquando il ritmo prende forma non più a blocchi di giocate a sprazzi, ma nella fluida continuità di una sfida senza marcature, una partita giocata al biliardino, per dire mano a mano. Per cui, pur senza Palladino, l’attacco pitagorico si è spalmato lungo la linea più avanzata, permettendo anche ad altri atleti di tirare in porta e siglare qualche conclusione con successo.

Tanto accade con Ceccherini al 9’ del secondo tempo, primo pareggio, e poi con Ferrari che mette in rete la palla del secondo aggancio a un Genoa, forse troppo frettolosamente tronfio della propria superiorità. Cordaz fa tante cose. Molto spesso anche troppe. Esce fuori dal proprio rettangolo, ponendosi all’origine delle giocate, quasi come prima pedina di una difesa che guarda in avanti. Per cui in filigrana non è difficile leggere, lo aveva fatto Donadoni col Bologna, la naturale ‘asimettria’ motivazionale di una squadra come il Crotone, che ha una storia profondamente diversa e un obiettivo, almeno nella pratica per non dire in teoria, tanto ed evidentemente divergente rispetto a ogni altra coinquilina del torneo.

Una particolarità che rende ai crotoniati un fascino speciale e una cifra propria, spartana, perdente con stile, fino al limite di una lega, che è comunque quella non solo primariamente di salvarsi ma di non naufragare da soli ma con spettatori paganti in mezzo al mare aperto e periglioso.

Più o meno questo sarà il campionato di ritorno del Crotone in Serie A. Che è ricominciato nella più stagliata definizione psicologica di un modulo basato sulla solidarietà del collettivo, la solidità dello spirito di squadra, la condivisione non solo tattica ma anche strategica, di un’avventura a una dimensione, pareggiare per non indietreggiare in classifica, vincere per non retrocedere di categoria.

E per far questo la sola misura possibile è quella e non altra di giocare ‘step to step’, colpo su colpo, palla su palla, come se ogni partita fosse lo scontro decisivo di un lunghissimo, complicatissimo, esclusivissimo torneo di play-off.

D’altra parte il viaggio del Crotone nell’Olimpo del calcio italiano, al netto della battuta alla De Couberten, sta propriamente articolandosi non su uno ma su tre livelli. Quello della società calcistica, dove siede un Crotone Calcio che può considerarsi sommamente soddisfatto di aver portato la città a confrontarsi con la rete globale (e mondiale) dello sport e delle scommesse e che ora si appresta a fare cambi d’assetto, con l’ormai vicino ed abbastanza annunciato, ringiovanimento manageriale e gestionale alla presidenza del sodalizio, dove al Raffaele Vrenna Senior potrebbe succedere a breve un Raffaele Vrenna Junior.

In secondo luogo c’è il 'mezzo' campionato dell’allenatore Davide Nicola che nel riprendere le redini della sua vita professionale, ha deciso con coraggio anticonformista ripartire dal basso, da un profondo sud che è geografia di passioni più forti e di più autentiche aspirazioni umane, affamato com'è d'identità e successi, che forse in altri ambienti più evoluti e saturi sono andate perdute. Nel confronto ravvicinato e a distanza (panchina versus panchina, intervista contro intervista nei piani sequenza dei dopo partita) con i suoi pari grado Davide Nicola è uscito abbastanza malconcio, per non dire amaramente sconfitto, per come è andata come è andata quasi tutta l’andata... Ma ora, dopo il passo falso in casa con Donadoni (ex Livorno), egli pare aver capito che nessuno dei suoi colleghi e concorrenti mai gli concederà un centimetro di carriera, Nicola riprende il cammino, confidando prima di tutto nella sua preparazione di alto livello, poi nella militanza di squadra e non guasta anche nella fortuna.

Infine vi è il terzo livello della straordinaria ‘trasferta libera’ del Crotone che è quello del pubblico, degli ultras rossoblù, dei tantissimi appassionati dei colori della squadra e del blasone civico e calcistico. Tra società e pubblico qualcosa non è andata. Sono ormai un cimelio del passato le belle pagine di feeling tra padron Vrenna e i suoi fedeli seguaci con cui iniziò l'epica scalata verso il piano più alto del grattacielo calcistico.

Questa parte popolare e cittadina, tanto importante se non decisiva del movimento calcistico crotoniate è alla ricerca di nuove forme di rappresentazione e collegamento tra società e tifosi, tra pubblico e dirigenza, spettatori paganti e qualità dello spettacolo. Fin qui ha dato prova di grande senso di responsabilità, di lodevole e costruttiva partecipazione, di attenta e critica interpretazione dell'affare calcistico e delle sue evoluzioni, sul piano locale e regionale.

Ora si tratta di fare di più, di compiere insieme un salto di qualità. Aspettando fiduciosi e sereni che, dopo il lungo inverno, anche per i nostri colori arrivi il disgelo di una primavera foriera di risultati e di più ambite soddisfazioni.