Maria Pia Daniele, la Cassandra del nuovo teatro

Che ruolo hanno le donne meridionali nella vita sociale del Paese? E nella malavita italiana? E quelle che hanno abbandonato il Mezzogiorno per trapiantarsi nelle metropoli settentrionali? Che rapporto c’è tra i miti greci e l’emancipazione femminile? Potere, vendetta, sangue e seduzione sono al centro di Donne del Sud – Trilogia, il nuovo libro di Maria Pia Daniele che, tra cronaca e mito, raccoglie tre testi teatrali rappresentati in Italia e all’estero: Faide del 1987, Il mio giudice, la prima Antigone contro la mafia, del 1993 e il più recente Cattive madri. Il teatro di Maria Pia Daniele nel precorrere i tempi – per temi e stili – ha rinnovato e tracciato filoni che ancora oggi registrano grande interesse e successo. Rodolfo Di Giammarco l’ha definita la Cassandra del nostro teatro. «Nei luoghi che un tempo furono della Magna Grecia», scrive l’autrice, «dove il mito sopravvive alterato, deteriorato, nella carica violenta delle relazioni familiari retrive e nella crisi dei valori, una potente tradizione dura a morire si scontra con le regole della coscienza civile. Protagoniste le donne, depositarie dei disvalori e della mentalità patriarcale, o eroine del rinnovamento, volte al futuro e al rispetto delle regole della coscienza civile». Il nuovo libro di Maria Pia Daniele (pagg. 210; 15 euro) è edito da La Mongolfiera con un’introduzione di Francesco Cevasco.


«Il nostro Mezzogiorno», prosegue l’autrice nella presentazione, «è fortemente caratterizzato da un intreccio tra vecchio e nuovo, le gravi disfunzioni sorte nel brusco passaggio da un’economia rurale a un’atipica modernizzazione lo limitano da tempo. Le ragioni di ciò affondano in ritardi nello sviluppo economico, immobilismo, corruzione, crisi del mercato del lavoro, esodo e inurbamento selvaggio, senza dimenticare il radicamento nel territorio di ben quattro associazioni criminali organizzate. Tuttora solida appare la tradizione patriarcale, appunto collegata ai codici della mafia, e alla faida; gli effetti di antichi nodi irrisolti gravano in modo pressante sulle comunità, si ripercuotono sugli individui e sulle loro condizioni di vita. I testi della Trilogia rappresentano questo particolare contesto e vedono come protagonista ladonna – sia essa madre, moglie, sorella - perno della famiglia, regolatrice delle pulsioni del maschio, e a lei attribuiscono, nel bene e nel male, grande responsabilità».

Autrice e regista, Maria Pia Daniele contribuisce fin dal debutto al rilancio del Teatro di impegno civile. Tra gli altri testi in scena, Portasudeuropa allestito dallo Stabile di Torino debutta a Parigi con la regia dell'autrice a Théàtre des Italiens. Vince il Premio Speciale Elsa Morante per Regine 416 Bis e il Premio Franco Santaniello per il corto Napoli 24 aprile 2005 Forcella. Diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica e laureata all'Università di Napoli. Unica rappresentante italiana, partecipa alla stesura di un testo per l'Unione Europea a Madrid in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.

I testi

Faide, scritto nel 1987, finalista al premio G. Fava (Roma, 1991), vince il premio del XVI Festival del Teatro Italiano.

«In Faide», annota l’autrice, «c’è quel che resta di due famiglie “costrette” a distruggersi: da una parte la vittima predestinata, Maria Mannoia, una giovane che tende ad emanciparsi all’interno di un piccolo paese; dall’altra Michele, una sorta di Oreste dei nostri giorni che per sfuggire alla faida è cresciuto in una grande città del Nord, ma anela ad aver radici, così torna da straniero nella sua terra, con la palese incapacità, tutta nuova, moderna, di condividere e quindi sottostare alle leggi del sangue che le sorelle - Vincenza, Nunzia e Leonarda Femìa, un’Elettra ripartita in tre – vorrebbero imporgli».

Il mio giudice è stato tra i primi testi ad inaugurare il rilancio, negli anni Novanta, del teatro di impegno civile; scelto da Tankred Dorst a rappresentare l’Italia al Festival Internazionale di Drammaturgia Bonner Biennale (Bonn, 1994), dopo il debutto a Torino nel 1993; è allestito in russo con l’Eti dalla Compagnia Stabile di Kaliningrad (Tilsit, 1995). È premiato all'Ugo Betti nel 1999. Nel 2000 ne viene realizzata da RAI International una versione televisiva per la regia di Gigi Dall’Aglio con Elisabetta Pozzi e il Teatro Stabile di Parma, in onda in America e in Australia nel 2000 e nel 2002, e trasmessa anche da Radio RAI per “Teatri sonori”. Diretto dall’autrice nel decennale dell'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino debutta alle Orestiadi (Gibellina, 2002), viene trasmesso da "Radio Suite" per Radio RAI, riceve il sostegno dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo, partecipa alle Celebrazioni Leopardiane (Ville Vesuviane, 2009), è presentato all’evento del Teatro di Roma per il ventennale della strage di Capaci (India, Roma, 2012). È libretto d’opera al Piccolo Regio di Torino nel 2008 con musiche di Fulvio Di Castri. Ha partecipato a numerose rassegne tra cui "Un palcoscenico delle donne" a cura di Franca Rame e Dario Fo (Teatro Pierlombardo Milano, 1994), e “La Sicilia di Paolo” del Teatro Stabile di Catania (Anfiteatro Catania, 2012).

«Scritto in versi sciolti e nei modi di una tragedia classica nel 1993, all’indomani degli attentati ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino», spiega l’autrice, «Il mio giudice si ispira alle vicende della testimone di giustizia Rita Atria, morta suicida a soli 17 anni la settimana successiva all’uccisione del “suo giudice” Borsellino. Per restituire alla giovane di Partanna un'altezza di eroina ne ho fatto una novella Antigone. Nel conflitto irriducibile tra la virtù civile di Rita e il potere mafioso, due forme di legge si contrappongono come nella tragedia classica. Ho raffrontato cronaca e mito, passato e presente».

Cattive madri, scritto per il teatro nel 1993, è finalista al premio Fondi-La Pastora nel 1995; la versione qui pubblicata è quella del radiodramma vincitore del premio RAI e Unesco Microfono di cristallo (RAI di Firenze, 2008). Nel comporre il testo l’autrice si è ispirata all’opera Le cattive madri di Giovanni Segantini.

«Ancora donne protagoniste in Cattive madri. Il testo che completa la Trilogia», scrive l’autrice, «è ambientato in una comunità apparentemente normale e nella crisi di questi giorni. Nel disagio economico, incrinato un equilibrio, la famiglia finisce con l’isolarsi, e la forza del gruppo rischia di esaurirsi incontrollata, implode in relazioni domestiche perverse. La società civile allarga le proprie maglie, e sta a guardare... Il tono stavolta è grottesco, leggero, da presa diretta, scelto per raccontare anche il miscuglio nocivo a cui si giunge quando gli elementi più retrivi della cultura contadina si amplificano e si esaltano a contatto con quelli più futili ed esteriori imperanti nella società metropolitana».