Degrado Piscina Coni. La Storia e l’abbandono in una città senza visione del futuro

6 gennaio 2017, 09:05 Trasferta Libera
Sergio Iritale e la Piscina Coni nei suoi momenti d'oro

Il lungomare di Crotone inizia dal Piazzale della Lega Navale: “un piccolo angolo di paradiso” accarezzato dal mare. È il luogo dei grandi appuntamenti: campionati di vela, nazionali ed europei, iniziative storico-culturali, mostre fotografiche, concerti. Avvenimenti che hanno registrato la partecipazione di stranieri arrivati dal Messico, Brasile, Canada, Uruguay, Messico e da altre nazioni europee.


di Giuseppe Romano | Trasferta Libera

Gente che ha conosciuto il nostro mare, come impianto sportivo mondiale, la bellezza della costa, la capacità di accoglienza e di persone straordinaria nell’organizzare eventi di grande dimensione.

Ubicato, in questo perimetro, vi è il porto turistico con yacht, catamarani, altre imbarcazioni di lusso e, in un angolo dell’area, una bronzea statua, dedicata a Rino Gaetano, il cantautore crotonese de “il Cielo è sempre più blu”.

In questa importante area, emerge il rudere della Piscina Coni, inaugurata l’8 giugno 1958, tempio di grandi imprese sportive e, oggi, in assoluto degrado: carica di rifiuti e abbandonata ad atti di vandalismo. Una vera e propria discarica a cielo aperto, senza limiti di sicurezza, documentate dal servizio fotografico.

Perché questo spazio-archivio dello sport crotonese venisse conservato, l’amministrazione provinciale di Crotone, allora presidente Sergio Iritale, presentò un progetto di un nuovo e moderno impianto, con impatto visivo adeguato a tutto il contesto ambientale. Progetto mai realizzato. Ne chiediamo le motivazioni allo stesso Iritale.

Lei aveva fatto progettare una struttura proiettata verso il futuro, con la seguente premessa: “Il migliore riconoscimento che possiamo dare a questa meravigliosa incrollabile fiducia verso lo sport è il ripristino della funzionalità, del decoro e dell’agibilità della storica piscina Coni …”. Un progetto in via di esecuzione che non è andato mai in porto.

“È stato avanzato un ricorso. Questa è una città che va contro le novità. Non è un ambiente che favorisce il recupero della memoria e dell’identità di questo territorio. C’è una fragilità delle classi dirigenti, che non ha portato ad uno sviluppo vero. Nessun progresso, non soltanto di natura economica, ma anche a valorizzare il capitale umano, le risorse materiali e non, che abbiamo in città. Quella piscina è parte della storia viva di Crotone e, quando si fa un intervento sul territorio (piscina, strada, giardino un recupero urbanistico) parliamo di progresso, di futuro”.

Che significa trasformare un territorio, per Lei?

“Portare del nuovo senza cancellare la storia di quel luogo ed altre piccole realtà, che tendono a dare una dimensione e identità precisa al territorio di appartenenza. Se si parla della piscina di via Cristoforo Colombo, che ha dato campioni e portato qui le olimpiadi, proiettando la nostra immagine in l’Italia e nel mendo, come maestri di vita oltre che di sporti, rappresenta una pagina d’archivio che non va strappata. Quindi, c’è una connessione molto profonda tra lo sport e la cultura, tra la trasformazione di un posto e la cultura che dà la dimensione della città”.

Adesso, quella piscina è una struttura inagibile, sporca, pericolante. Non sì è fatto nulla.

“Nella mia esperienza di consigliere comunale, ho cercato di dare una mano a risolvere i problemi. Ho rivisto la mia posizione e considerato che lo stesso Comune è stato contro, così alcuni imprenditori, che hanno trovato un piccolo difetto nelle procedure. È stato questo il motivo per non fare realizzare l’opera. Si doveva discutere in altre sedi istituzionali, hanno scelto la strada del No, come è facile. Si stava facendo una cosa che metteva in troppa luce l’amministrazione provinciale. Strutture realizzate nei paesi limitrofi, con l’approvazione dei sindaci: campetti di calcio e altre opere importanti. Noi, invece, ci ritroviamo con quella “piscina ingombrante”.

L’ex presidente della Provincia di Crotone non si ferma.

“Avevo detto: facciamo una cosa molto bella. La proposta è passata. Ma, chi la doveva eseguire e gestire si è messo da parte. Si era proposto, anche, di realizzare una bella piazza sul mare. Nulla è andata in porto per ragioni di ostilità. Un gesto, anche da parte di altre istituzioni, che ho considerato una barbarie. Una forma di primitivismo. La guerra, se così si può dire, tra i politici e le istituzioni, deve essere verso alti sentimenti non verso il basso. Purtroppo, noi abbiamo questa tensione continua. Spesso c’è chi fa e viene visto come fumo negli occhi, e chi non fa si deve arrangiare ostacolando, piuttosto che convergere nel fare”.

Si trattava di una struttura che s’inseriva bene nell’ambiente circostante.

“Era molto trasparente, un segnale della cultura che stava caratterizzando le forme di un’amministrazione aperta alla modernità e al fare. Dal punto di vista progettuale era un segnale lanciato dopo anni di oscurantismo”.

Non possiamo parlare di opera non completata perché non è stata mai iniziata.

“Ripeto: ci sono state più persone che si sono messe di traverso. Alcune cose non nascono dalla mattina alla sera. C’era un gruppo organizzato in città che remava contro queste situazioni”.

Un gruppo politico?

“Un gruppo politico, da solo, non ha la forza per fare queste cose. Per reggere, deve essere anche fiancheggiato da gente legata a fatti economici e con interessi di parte o puntare a sgretolare qualcuno che riesce a spingere verso la giusta direzione e mette in competizione le forze economiche, piuttosto che assecondare l’amico. Do questa lettura con molta calma, a distanza di dieci anni, non mi pento di aver tentato di fare questa opera. Anzi è una delle cose che più mi ha amareggiato. Il recupero della piscina avrebbe potenziato una zona turisticamente strategica. Quando il Pubblico interviene non realizza soltanto un’opera, insegna ai cittadini qual è la via giusta per fare una cosa bella e nuova. Non è soltanto l’operazione materiale in se stessa. La politica non si fa con l’etica, ma resta il concetto del bene e del male. Se faccio un atto amministrativo, che va in direzione di tutti, è un messaggio positivo. Se faccio una cosa per privilegiare pochi, non sono per il bene comune, ma per chi mi sta vicino”.

Da questa esperienza politica e di azioni che non sono state messe in atto, qual è il giudizio su questa città che non realizza mai le cose che propone?

“L’opinione che mi sono fatta io? Questa è una città priva di una classe dirigente. È la rappresentazione classica, dei dati statistici e di alcune classifiche sulla nostra vivibilità. Siamo indietro di molto. Siamo rimasti agli anni ’90. Se analizziamo bene, dall’88 in poi, tranne il periodo di Senatore sindaco, col quale si sono fatte battaglie insieme, non è stato fatto nulla di buono. Senatore aveva amore per questa città e tutte le cose sono state fatte per il bene di tutti. Dopo questa esperienza politica tutto si è sgretolato. I “balletti” non stanno solo da una parte della politica. C’è tanta confusione. Se qui non si sprigionano energie migliori e non vengono messi in campo metodi innovativi, la città resta quella descritta sui giornali. Anche io mi sento responsabile di questo, per essere stato consigliere comunale negli ultimi cinque anni. Ho fatto tante proposte, senza un seguito. Crotone ha perso la sua visione, è una città che non ha il senso del futuro. Una città smarrita incredula. Manca chi la ama e una classe dirigente che la possa promuovere. Lo dico con molta chiarezza, con istintivo razionale e la passione di vedere questa città rinascere.