Il pianto di Hillary non è quello di una Dea | di Venturino Lazzaro

Venturino Lazzaro
Presidente del Circolo Augusto Placanica Catanzaro



Cari amici, buona domenica.

Tra tracce d'estate ancora visibili (che luce, oggi!) e ombre di una stagione incerta che si appressa, siamo di nuovo per strada, e abbiamo ripreso a vederci, a sentirci, a parlare. È un periodo intenso e incertissimo. Ho visto la Clinton piangere dopo il verdetto americano. L'altro ha vinto, ma giurando che in caso di sconfitta avrebbe fatto ricorso. Una vecchia canzone (troppo vecchia) diceva "Bisogna saper perdere". Altri tempi, altri insegnamenti. Io nella mia vita ho perso decine di volte, centinaia, migliaia di volte ho perso partite, concorsi, campionati, coppe, gare, tornei, incontri amichevoli, finali all'ultimo sangue, scommesse, elezioni.

Ho perso occasioni, chiavi, portafogli, sfide, duelli, confronti. Però senza piangere, senza sentirmi sconfitto. Adesso invece pare che conti solo vincere (a ogni costo), conta solo sopravanzare tutto e tutti (senza alternative), soprattutto per chi, non avendo molto da dire, non sapendo far niente, ha il timore (il terrore) di venire smascherato nella propria pochezza, nella propria palese nudità (che solo la vittoria può nascondere). Ma basta guardare con innocenza (con occhi innocenti), per vedere che il re è nudo.

Basta guardare con occhi innocenti per vedere che i più parlano (ùrlano) al vento senza legàmi col senso, senza ombra di concretezza, ma solo nel tentativo di coprirsi l'un l'altro di un vestito adeguato (che sembri adeguato), ma che ormai non riesce a nascondere neanche ad un cieco quella opaca, sbiadita, molliccia, inequivocabile nudità. Sono quasi due giorni che digiuno, aspettando il pranzo di oggi (sono invitato). E intendo darci dentro. Non temo sconfitte. Buon appetito.