Oliverio il Ragioniere fa tris di Sacal. Aeroporti in Calabria tra cordate d’affari e contenitori d’incarichi

Vito Barresi | CN24



Il risultato è a dir poco stupefacente. Nel senso che per come vanno le cose da sempre in Calabria ma chi lo avrebbe mai immaginato che il sistema plurimo aeroportuale, andasse così risolutamente a virare attorno all’unico Pilone regionale lametino, la torre di controllo Sacal che si trova giusto a media distanza dalla Cittadella politica di Germaneto? Certo, il fatto che Enac disponga, insindacabilmente e definitivamente, che la Sacal assurga a società monopolista in grado di garantire la mobilità aerea in questa Regione, potrebbe essere soggetto non solo giuridico di un altro romanzo nel romanzo. Magari con il bel titolo faulkneariano, la disfida del ‘Pilone’, oppure Trattato sull’arte del Monopolio Politico, comunque l’occasione per tanti giornalisti pennivendoli e mezzi busti a mezza torcia per reclamare quota parte, continuando a sgrossare la notizia, non sia mai in sala stampa ma d’aspetto, al cospetto del ricco Ragioniere della politica, l’oligarca di San Giovanni in Fiore, l’ex gran comunista, servitore del popolo tutto e spacchettato, onorevolissimo Mario Oliverio.


Finalmente, oggi lui può gridare a squarciagola non Ricola ma RiVolaaaa... Per poi comunicare alla pubblica opinione tutto quello che c’è o vuole che ci sia, sotto questo titolo invogliante e questa storia all’apparenza esemplare di buona politica ed efficienza (gare acrobatiche, lanci con il paracadute, fanciulle contese, risse e sbronze, incidenti aerei), cioè il senso di un programma di cambiamento, per molti fatto di chiacchiere, andato altrimenti in frantumi (ve lo ricordate quanto era obamiano e originale quel ‘si può’ molto 'zilanu...' della sua campagna elettorale? Ma poi, un'alluvione non solo a Rossano, d'indagini antimafia, la sospensione anti corruzione del bel Cantone recuperata al Tar del Lazio, le inchieste televisive, e chi se ne importa se intanto viene sempre Renz che fa quattro passi come il duce in autostrada…) stava dentro alla bravura intrinseca di un Presidente intelligente, che non invecchia, anche dopo quasi 50 anni di ‘onorata’ carriera sempre pubblica mai privata, purtroppo e come al solito, vittima ignara e prigioniero ingiusto dei vecchi poteri che bloccano il suo rinnovamento e bla bla bla, pronto a emergere alla prima grande occasione di gestione positiva della cosa pubblica.


Insomma, apparentemente una favola d’impegno e di passione, che cancellerebbe a loro pensare, un susseguirsi di fallimenti e di falliti, che pure e ancora stanno alla corte del nostro benamato Presidente gioachimita e dei suoi guarda spalle silani.


Tutto bene, anzi ammirevole. Ma lo ‘schema’ vero qual è?


Visto che il ‘chi viene poi adesso’ del più povero ragionier Fantozzi, richiede quattro conti in padella, al netto di olio extravergine e patate ‘mpacchiuse, a chi dovrà da subito, dopo l’autorizzazione Enac, fare i conti con due fallimenti aperti in Tribunale, la revisione contabile di due società e mezzo, perché anche Sacal sta ai verbi difettivi in bilancio, non da adesso ma da parecchio.


Quali sono, dunque, i rischi che una simile ’operazione’ di concentrazione e ricapitalizzazione di tale portata può comportare in un contesto fortemente degradato ed economicamente insicuro com’è quello di una regione tra le più povere e arretrate dell’intera Unione Europea?


A domanda risponde?
Nell'attesa la prima questione da affrontare sarà quella della revisione dell’attuale statuto, e con esso del riassetto della nuova Sacal. Che da mezza bad company dovrebbe passare a essere una new company di alto profilo e qualità. Step che comporterebbe, almeno teoricamente, il totale e pieno rinnovamento della composizione societaria, con la ridefinizione del pacchetto azionario e delle relative quote, portando la partecipazione pubblica di Regione, Province e Comuni partecipanti, sul filo della quasi maggioranza.


Andrebbe poi prevista l’apertura e l’accesso a nuovi soci privati, imprenditori attivi nei bacini d’utenza territoriali, che non sarebbero più quelli di un tempo, cioè il gotha imprenditoriale, finanziario, bancario e confindustriale del capoluogo Catanzaro, bensì di Vibo, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria. E questo perchè solo un’allargamento della base sociale potrebbe fare da contrappeso all’ingigantimento della quota pubblica, confliggente con alcune regole e disposizioni comunitarie in materia di mercato, libera concorrenza e partecipazione degli enti statali in economia.


Da qui in poi dovrebbe attuarsi l’immediato azzeramento dei passati vertici dirigenziali, la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione e di un nuovo Presidente più rappresentativo, la scelta di un qualificato direttore generale e di un adeguato team manager e di missione, destinato alla gestione degli hub locali che ruotano attorno al ‘pilone’ internazionale lamentino.


Un passaggio importante per la trasparenza, anche a memoria delle note vicissitudini giudiziarie che hanno scosso, per come ampiamente raccontato dalla relativa cronaca (“dal 7 agosto 2015 ad oggi diverse le “visite” delle fiamme gialle negli uffici Sacal dove è stata acquisita copiosa documentazione relativa agli appalti e alle assunzioni che hanno fatto finire sotto inchiesta, ad agosto scorso, il presidente Sacal, Massimo Colosimo, il direttore generale Pierluigi Mancuso, il consigliere di amministrazione e vicepresidente all'epoca dei fatti, Gianpaolo Bevilacqua e i consiglieri di amministrazione Floriano Noto e Giuseppe Gatto, imprenditori di Catanzaro e ora anche Emanuele Ionà. E ancora: il dirigente Sacal, Ester Michienzi, responsabile del personale, e i dipendenti Eugenio Sonni, Filippo Malafarina, Antonio Silipo, l’ex direttore generale Pasquale Clericò e ora Sabina Mileto e Angela Astorino") gran parte della fiducia goduta dall’azienda, dopo la dipartita del suo deus ex machina Vincenzo Speziali, presidente Sacal per ben due volte, Cavaliere del Lavoro, Senatore della Repubblica, "uomo di grande sensibilità e doti umane che ha scritto le pagine più belle della storia dell'aeroporto di Lamezia Terme alla cui crescita ha contribuito, con grande impegno e amore come fosse una sua azienda, tanto da meritarsi l'appellativo di “ingegnere detto-fatto”.


Per questi motivi, le forze politiche dovrebbero attivarsi in un ampio approfondimento. Anche se di tutto ciò poco si sente e poco si vede in Consiglio Regionale, piuttosto incapace di fornire linee guida e indirizzi in materia.


Vaga, inconcludente e ambigua appare altresì la confusa, e molto spesso ricca di strani quanto sottili intrecci politici poco cristallini e sotto latenze di potere personale, l’opposizione del Movimento Cinque Stelle calabrese, la cui compagine parlamentare si presenta ondivaga, generica, spesso non preparata, fino al punto di appiattirsi sulla difesa acritica di alcuni scali come quello di Crotone. Finendo, molto maldestramente, a fornire appoggio e solidarietà alla giunta Pugliese, ideata e sostenuta dalla famiglia Sculco (vedere in Tg il senatore Morra concedere interviste nella stanza del Sindaco di Crotone Pugliese è stato un piccolo sketch da cabaret televisivo…).


Per il resto il rischio, da potenziale sarebbe per molti già una realtà in atto, sotto il diretto controllo della cabina di regia di Oliverio: trasformare la nuova Sacal in un enorme contenitore d’incarichi al servizio dei soliti capi clan del vecchio e nuovo ceto politico calabrese.