POLITICALMAPS di Fausto Anderlini | La Marcia indietro dell’Emerito Presidente Renzi

Fausto Anderlini
Cambio Quotidiano Social


Renzi contro Travaglio, Renzi contro Smuraglia, Renzi contro Zagrebelsky...e chissà quanti ancora da mettere in fila di qui a Dicembre....a meno che non si abbia l'intelligenza di lasciarlo a sbraitare da solo come una maschera delirante....Persino la Boschi è stata messa dietro le quinte Andine (a imbonire gli 'italiani all'estero' come una Tremaglia qualunque) onde liberare il proscenio per i suoi assoli. Capo del Governo, Capo del Partito, Capo dei comitati per il Si....Capo della riforma costituzionale...nonchè unico interprete televisivo, unico celebrante, unico comiziante...un uomo solo per tutte le commedie.... e che cerca nemici da affrontare a fil di spada come il patologico ufficiale bonapartista dei 'Duellanti'.....un crescendo rossiniano che è augurabile finisca con un pluff..... La marcia indietro nel segno dell'autocritica della 'personalizzazione', come nei buoni consigli del Presidente Emerito, era una bugia pietosa.....L'uomo non conosce altro schema di gioco e ci sono buone ragioni di dubitare che in lui alberghi un complesso di megalomania persino superiore a quello che animava Berlusconi....


Del resto tutto l'ordito della riforma elettorale è costruito su questo sub-limine psicologico: riorientare le modalità di elezione dei sindaci, una volta defunto il bipolarismo a servizio del quale era stata concepita la riforma del '92, nell'elevazione di un Sindaco d'Italia che si afferma su tutti i concorrenti come monocrate. Se le recenti amministrative hanno messo in rilievo la perversione del doppio turno municipale nel gioco devastante del 'tutti contro uno', il tentativo di Renzi è palesemente di giocare in anticipo con 'l'uno contro tutti'. La nuova oligarchia centrista del 'partito reale della nazione' che si staglia su ali vieppiù frammentate ha del resto bisogno di un levatore pseudo-carismatico che si atteggia a unica guida. Un centrismo radicale, aggressivo e movimentista, incline al cesarismo, tutt'altro che moderato.

Non c'è dubbio che in questo modo Renzi ottiene lo scopo di galvanizzare i seguaci molti dei quali ormai infettati sino al midollo dal virus della personalizzazione pseudocarismatica....desta impressione leggere i post apologetici di molti ex-comunisti che hanno riconvertito l'antica sindrome unitarista in un vero e proprio culto della personalità, passando, con paradossale stravolgimento, dal togliattismo e dal pragmatismo amendoliano a una sorta di stalinismo-renzismo imbarazzante anche per gli stomaci più ferrati. Incapaci di argomenti (non c'è persona dotata di senno, anche fra taluni sostenitori del Si, che si attenti a elogiare i cervellotici e pressapochisti dispositivi della 'riforma') essi si affidano a una sorta di 'vitalismo' del capo come panacea di ogni sostanziale dubbio o motivata incertezza....Provo pena per loro.....


Cionondimeno tutto questo rende evidente il 'contesto' in cui si cala la 'riforma' e che ne disvela lo scopo. E' il contesto, e le energie che lo connotano, che in ultima analisi chiarisce il processo politico e istituzionale. Come ha fatto notare con arguzia Zagrebelsky quando ha ricordato che la Costituzione dell'Uganda assomiglia a quella americana salvo che è Bokassa che l'interpreta. Ed è la stessa considerazione che porta Reichlin a optare per il No: la tracimante deriva plebiscitaristica del leader del Pd. Un avventuriero issato al potere con tecniche cospirative per fare barriera agli interessi costituiti. Uno spregiudicato che ha fatto della demonizzazione ossessiva di una parte del suo stesso partito il tratto identitario di quel partito malnato che era il Pd.....

Tuttavia bisogna essere fiduciosi. Il partito della nazione ha già svenduto ogni dignità nazionale predisponendo una 'riforma' certo arruffata e incoerente ma perfettamente funzionante come atto di sottomissione ai poteri finanziari e ai voleri egemonici di capi di stati esteri. E' stato umiliante subire l'intervento a piedi uniti di un ambasciatore di un paese dove vige, peraltro, il bicameralismo perfetto (come è negli stati uniti) e udire il coro di approvazione di capi di Stato che dovrebbero rivolgere le attese riformatrici, semmai, alle loro anchilosate costituzioni. Una classe dirigente che non ha neanche la capacità di difendere la Costituzione del proprio Stato sovrano dalle ingerenze e dalle ripetute mancanze di rispetto di poteri esogeni, non ha alcun titolo per dichiararsi 'nazionale'. Provinciale, piuttosto. Coi suoi capetti provinciali.

Questo sì. [Uno Statista che vilipende la Costituzione di cui dovrebbe essere a servizio, perde automaticamente ogni dignità....E non per caso data la prova di 'sottomissione', Hollande e la Merkel si sono ben guardati dall'elevare di rango lo scolaretto chiamandolo ai loro conciliaboli...].