OLIMPIADI. Umberto Galimberti a FestivalFilosofia Modena


Patrizia Muzzi
Cambio Quotidiano Social



Mentre Il festivalfilosofia di Modena ci dà appuntamento al 2017, il bilancio dell’edizione 2016 è assolutamente positivo. Un’edizione qualitativamente da record: più giovani, più stranieri, estrema originalità dei pensatori nel declinare l’ “agonismo”. Anche quest’anno il festivalfilosofia ha vinto la sua sfida, segnando il tutto esaurito. Molto soddisfatti gli organizzatori, come sottolinea Anselmo Sovieni, presidente del Consiglio direttivo del Consorzio per il festivalfilosofia e membro del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena: “Un dato emerge su tutti: l’aumento degli stranieri, ma soprattutto di giovani e giovanissimi. Dal punto di vista numerico il pubblico delle lezioni magistrali è in linea con quello dello scorso anno, con almeno 90mila presenze.


Chissà cosa ha pensato il filosofo Umberto Galimberti vedendo tutte quelle persone in piazza Grande a Modena questa mattina, anche se, in effetti, per lui non è certo la prima volta. Erano centinaia. La cosa ancora più incredibile era il livello di attenzione, vista la superficialità cui ormai siamo abituati. Il tema di quest’anno, complici le Olimpiadi, è l’agonismo.

Galimberti si siede e senza esitazione ci spiega subito il significato della parola che arriva dal greco ἀγωνισμός «lotta». Agonia da agone, momento che precede la morte. Qui il Professore però ci invita due volte a stare attenti: agonia non significa morire. Agonia è lotta: prima di morire lottiamo. Contro cosa? Contro la ‘specie’ che ci vuole morti una volta che non le siamo più funzionali mentre l’individuo vuole continuare la sua esistenza.

Quel momento in cui la nostra dualità, sempre sottesa tra il corpo e il mondo, si scinde in una dualità nuova compresa tra il nostro corpo e la nostra psiche. Da qui è partita la sua lezione magistrale di un’ora, durante la quale ha rispolverato alcuni cavalli di battaglia, cita Nietzsche, Jung, Freud, i filosofi greci (gente seria quella - dice), i suoi maestri, Leopardi, Anders, fa battute sui cattolici, sugli psicologi, sui pedagogisti, sugli scienziati. Afferma la sua ‘non posizione’ sull’eutanasia, tema che ci tocca particolarmente in questi giorni dopo la morte del bambino di sette anni in Belgio.

Parla di passione per il proprio lavoro che dovrebbe essere, insieme alla preparazione culturale, la base di partenza degli insegnanti e che serve per plagiare (sì usa proprio il termine ‘plagiare’) le menti dei giovani. Afferma che le classi dovrebbero essere composte di pochi alunni in modo da poterli guardare negli occhi e conoscerli. Parla della nostra era come l’era della tecnica e l’era in cui ‘finalmente’ possiamo capire cosa intendeva Nietzsche con il termine ‘nichilismo’. Abbiamo tolto speranza e futuro ai giovani che preferiscono una vita vissuta di notte perché di giorno non sono riconosciuti dalla società. Notte, durante la quale possono offuscare il cervello con droghe di ogni genere per non sentire la voce del disagio, del nostro rifiuto. Parla di anima: l’anima non esiste, esiste semmai ’l’interiorità’. Non siamo altro che forme di vita e come tali cerchiamo di vivere, come le piante e gli altri animali e forse (nell'economia del sistema mondo) sarebbe meglio ci dirigessimo verso l’estinzione….

Parole forti. Guardo la folla. Ascoltiamo tutti senza fiatare, ogni tanto scatta un applauso ma Galimberti ci ferma ‘se applaudite, perdo il filo’, parla a braccio per più di un’ora. Mentre sgretola con facilità il cattolicesimo e gli atei, che sono le due facce della stessa medaglia, alle mie spalle sento i cori della messa della domenica. In fondo questa è la mia terra, quella dove religione e ateismo sono sempre andate a braccetto. Sappiamo tutti di cosa sta parlando anche senza avere studiato in modo così approfondito la storia della filosofia. Capiamo, ora più che mai, che in questo periodo storico nel quale siamo privati di certezze di redenzione, di vita oltre la morte, privati di prospettive, ideali, sogni, tutte costruzioni della mente di cui abbiamo bisogno per darci un senso, siamo talmente sprovvisti di questo ‘senso’ che la filosofia corre in nostro aiuto. Forse abbiamo bisogno di nuovi profeti (ecco il cattolicesimo che s’insinua ancora forte in me!) e li rintracciamo nei filosofi. Stiamo cercando le risposte alle domande che ci angosciano. La vita non ha un senso, la vita chiede vita. Siamo nati, cresciamo, ci dobbiamo riprodurre e morire. Tutto qui. Tutto quello che mettiamo nel mezzo è qualcosa che ci occupa la mente per evitare di pensare alla morte, all’agonia dell’attimo che la precede: il momento in cui capiremo che staccarci dal nostro maggiore oggetto d'amore, in altre parole noi stessi, ci farà stare davvero male.

Che io ascolti la lezione di Galimberti mi farà apparire autolesionista, ma mi fa sentire meno sola: è una boccata di ossigeno e mi permette di trovare le parole per ciò che sento nella mia ‘interiorità’, quella che si scontra ogni giorno con il ‘mondo’.


È “Arti” il tema della prossima edizione. Un argomento complesso, come tutti quelli scelti finora, come sottolinea Michelina Borsari, direttore scientifico del festival: “L’edizione 2017 del festival sarà dedicata alle arti e ne esplorerà la radice comune con le tecniche, che si manifesta negli oggetti “fatti ad arte”, con la maestria che accomuna artisti e artigiani in tutti i campi del produrre, anche quelli ad alta tecnologia. Si indagherà il carattere artificiale non solo delle opere, ma della stessa umanità nell’epoca in cui le biotecnologie permettono la manipolazione e riproduzione della vita. E si punterà a guardare dentro le officine e gli atelier, per far emergere i procedimenti e le forme della creazione artistica contemporanea”.

Tullio Gregory, membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, sottolinea come il nuovo tema consenta di affrontare molteplici nodi di riflessione, ma partendo da una radice comune: “E’ la téchne greca la matrice da cui si dipanerà l’edizione 2017: un termine che comprende non solo quelle che noi abbiamo poi chiamato le arti belle, ma ciò che definiremmo “arti e mestieri”. Specifica Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il Festivalfilosofia: “Il tema delle arti è estremamente ricco e legato al “saper fare” ed è stato scelto non a caso in un territorio con grandi eccellenze di matrice artigiana: da Modena con la sua tradizione enogastronomica e motoristica, a Carpi con il suo distretto tessile e Sassuolo con quello ceramico”.


Infoline: Consorzio per il festivalfilosofia, tel.059/2033382 e www.festivalfilosofia.it