Avventurosa Vita di Roald Dahl a 100 anni dalla sua nascita

Patrizia Muzzi
Cambio Quotidiano Social


“La fiaba – scrive Tolkien - é un naturale ramo della letteratura che può essere apprezzato sia da certi bambini, sia da certi adulti… Nel cuore della fiaba, ci sono la Magia e la Fantasia: la Magia soddisfa primordiali desideri umani come poter superare tempo e spazio o comunicare con altre forme di vita; la Fantasia è una naturale attività umana, un diritto dell’uomo, e forma più alta e più pura d’Arte.”


Sul sito ufficiale è iniziato il conto alla rovescia: il 13 settembre 2016 si festeggeranno i cent’anni dalla nascita dello scrittore Roald Dahl (http://www.roalddahl.com). Chi non conosce La fabbrica di cioccolato e il suo protagonista Willy Wonka interpretato al cinema dal compianto Gene Wilder e più di recente da Johnny Depp?


“La magia è il motore che ci stimola, che ci spinge a prendere iniziative, a mettere in pratica quello che vediamo al cinema, i valori che vediamo espressi. La speranza arriva dalla magia, questo è il contributo che il cinema può dare. Per me la speranza è tutto.” Ha dichiarato il regista Steven Spielberg presentando il GGG, adattamento cinematografico del libro di Dahl, al festival di Cannes 2016, che uscirà in Italia il 1 gennaio 2017.


Cnidi Vermicolosi, Streghe, Gremlins, Giganti vegetariani… per capire di più su questo grande autore mi sono affidata ad Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN(www.andersen.it), mensile di letteratura e illustrazione per il mondo dell’infanzia.


Roald Dahl ebbe una vita molto avventurosa, quando decise di diventare scrittore?
Dopo gli studi nel Regno Unito, lavorò in Africa e lì, allo scoppio della seconda guerra mondiale, si arruolò. Fece l’aviatore per la RAF, servì in Africa e Medio Oriente, poi, a causa dei postumi di un incidente di volo nel deserto libico, fu inviato con mansioni diplomatiche e di intelligence negli Stati Uniti, dove iniziò a scrivere proprio delle sue avventure “volanti”. Quello fu il decollo delle sue scritture, per piccoli e grandi; un viaggio letterario che non cessò più, mentre la vita gli riservava nuove avventure e inattese sventure. Sul numero dedicato a Dahl dalla rivista lo racconto proprio nell’articolo di apertura.


Nell’anteprima del numero speciale che Andersen dedica interamente a Dahl, ho intravisto un titolo che mi ha incuriosita: ’Dahl incontra Rodari’. Si tratta di un incontro immaginario o reale?
Si tratta di un incontro immaginario, sostanziato però da parole e fatti reali. Pino Boero, studioso e docente universitario di letteratura per l’infanzia, ha immaginato un dialogo tra Dahl e Rodari, due grandi innovatori che non si incontrarono mai, ma molto avevano in comune: entrambi confidavano nel gusto dei bambini e nel loro piacere di godersi le buone storie. Stralciando dalle vite e dalle opere dell’uno e dell’altro Boero ha costruito un dialogo vivace e pertinente, capace di raccontarci la storia di due uomini che sapevano stare dalla parte dell’infanzia.


Perché Dahl rimane uno degli autori più amati nel mondo?
Bisognerebbe chiederlo all’uscita da scuola, ai tanti giovani lettori che amano le sue storie. E dopo aver sentito le bambine e i bambini, chiedere ai genitori e agli insegnanti, molti di loro cresciuti già con le storie di Dahl. Probabilmente la fortuna editoriale dell’autore gallese d’origine norvegese deriva proprio dalla sua capacità di raccontare tutto, anche le piccole e grandi cattiverie e malizie, senza timore del poco raccomandabile, sempre con un occhio al divertimento e un altro al fiabesco, al potere sovversivo dell’immaginazione.


Ad un giovane potenziale lettore quale suo libro consiglierebbe? E ad un lettore già adulto?
Ai giovani lettori consiglio un giro in biblioteca o in libreria, sugli scaffali dedicati a Dahl potranno di certo trovare una storia giusta per loro; difficile rimanere delusi, in ogni caso si può partire da alcuni titoli inossidabili come “Il GGG”, “Gli Sporcelli” o “Matilda”, tutti nel catalogo dell’editore Salani. Ai grandi - oltre a non farsi problemi nel leggere i libri destinati ai piccoli, perché anche lì troveranno storie capaci di divertirli e farli riflettere – consiglio le short stories dell’autore, raccolte dall’editore Longanesi in “Tutti i racconti”.


Il Time ha redatto una lista dei cento libri per l’infanzia (e per ragazzi) più belli di sempre, e temo che di italiani (a parte Collodi, se non ricordo male) non ce ne siano proprio. Pensate che si possa fare di più per promuovere i nostri grandi classici anche nei paesi anglosassoni?
Oltre ai classici del canone italiano per l’infanzia, molto si potrebbe fare anche per la produzione contemporanea. Certo, il mercato di lingua inglese è quello più difficile per la penetrazione di letterature originariamente espresse in altre lingue, ma è anche il più ricco, quello che gode di maggior diffusione, quello capace, di fatto, di orientare l’immaginario e i gusti narrativi - non solo letterari - di larga porzione del pianeta. Per far conoscere la letteratura italiana all’estero, soprattutto nel mondo anglofono, non basta solo il lavoro meritorio, e già in essere, di tanti operatori italiani (editori, agenti, associazioni di categoria…); servirebbe un maggiore investimento nelle politiche che favoriscono la traduzione, sostenendo presso l’editoria internazionale le opere italiane.


Ho l’impressione che gli autori di oggi abbiano molta più fortuna, penso a Elisabetta Gnone che ha creato le gemelle di Fairy Oak e la serie W.I.T.C.H. o Elisabetta Dami che ha fatto fortuna con il topo Geronimo Stilton: sono da considerare dei fenomeni isolati o esiste una certa letteratura italiana contemporanea di questo genere specifico che si fa strada all’estero?
La letteratura italiana per ragazzi e l’editoria nazionale dedicata è un settore in salute, o almeno in miglior salute rispetto ad altri segmenti dell’editoria. Anche al di là dei prodotti mass market e ai fenomeni editoriali di punta. Esistono molti professionisti italiani nella filiera del libro, dagli autori agli editori, capaci di dialogare con il mercato internazionale. Penso, ad esempio, alla considerazione che l’albo illustrato italiano e i suoi artisti hanno all’estero. Certo, il confronto con alcuni mercati, quelli anglosassoni in primis, resta una sfida importante. Possiamo però constatare, statistiche AIE (Associazione Italiana Editori) alla mano, un fatto molto positivo: negli ultimi quindici anni la vendita di diritti verso l’estero di libri per bambini e ragazzi è cresciuto, di molto, con un + 11, 2% solo nell’ultimo anno censito (dal 2014 al 2015). E merito consistente va ai piccoli e medi editori di qualità, quelli che pubblicano autori italiani di talento.


Per chi fosse interessato: dove si può acquistare la vostra rivista?
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