LA NUOVA ERA DI VIRGINIA RAGGI. Un Sindaco oltre l’epoca della Partitocrazia

VITO BARRESI
CAMBIO QUOTIDIANO SOCIAL ONLINE


Chi scriverà la storia italiana di questi primi quindici anni del nuovo millennio certo non potrà derogare da quella che si staglia come data simbolo, snodo storico denso di significati e di valenze, di memorie e riflessioni sul passato e sul prossimo futuro della democrazia nel nostro Paese. Perché per quanto possa incidere nell'immaginario collettivo la disinformazione interessata e quella di parte e ancor di più soprattutto lo scadente livello di lettura e interpretazione dei reali cambiamenti che avvengono in seno alla democrazia rappresentativa, questo 7 luglio del 2016 a Roma, capitale di un’Italia più che mai inquieta e fragile, dove si è insediata ufficialmente un sindaco Virginia Raggi, nel rispetto della Costituzione, mette in luce e in evidenza un quadro nuovo e diverso, la fine di una lunga epoca di transizione dalla partitocrazia al voto libero e sovrano, il netto e per il momento solo apicale passaggio dall’epoca dei vecchi partiti della convergenza antifascista e statalista a una nuova era post partitica di autonomia sociale, libera formazione del consenso politico ed elettorale. Per come si deve e si può fare nelle società aperte, tante volte e troppo in fretta dimenticate le citazioni di Karl Popper, siamo finalmente di fronte a una figura, una personalità istituzionale di primo piano, il sindaco della capitale, che accede al soglio del Campidoglio senza né più vincoli né tutoraggi di altre realtà composte secondo regolamenti associativi che di fronte alla grande trasformazione civile, tecnologica e comunicativa appaiono ai più, alla maggioranza degli elettori, ormai obsolete, viziate da camarille, lobbies e gruppi di pressione, persino lesive del principio di partecipazione e di libertà d’accesso da parte di tutti i cittadini che vogliono concorrere alle scelte della vita pubblica. Deduttivamente e di pari non sarà difficile interpretare l’avvento della Raggi e del M5S al Campidoglio come l’inesorabile accelerazione di un più precipitoso declino e forse della stessa caduta di un'altra stella che non brilla più: quella di Matteo Renzi e del suo renzismo caduto in un buco nero di confusione e solitudine.



Così è se vi pare… si dovrà dire anche a quanti recriminano sulle forme criptiche che avrebbe assunto il vertice del Movimento Cinque Stelle lo stesso che, al contrario e non da adesso ha puntato a mettere in chiara evidenza davanti all’opinione pubblica nazionale, la mancanza degli stessi presupposti legali e talvolta legalitari dell’attuale governo, poiché il suo Presidente non risulta legittimato all’esercizio del potere dal voto popolare e dalla sovranità costituzionale primaria, con il paradosso istituzionale che il nostro Paese, per quanto costituzionalmente il fatto sia valido, risulta rappresentato in ogni sede da un presidente del Consiglio di schietta natura extraparlamentare. Non si tratterà di forzatura se dunque si evidenzierà che con l’era Raggi non solo si chiude l’epoca della vecchia partitocrazia, tutta strutturata, involuta e declinante sul crinale del sempre discutibile carattere privato/pubblico di un partito politico, e degli stessi che nel loro insieme di ‘arco costituzionale’ sono stati padroni e tiranni della cosiddetta Prima e Seconda Repubblica. Ma, e qui sta la valenza e il segno dell’avvenimento che con l’insediamento della giunta capitolina finisce e spira definitivamente il ciclo di Renzi, o se si vuole la congiuntura del renzismo. Ora per il Presidente del Consiglio e Segretario Nazionale del Pd c’è una sola strada per uscire dal vicolo cieco in cui lui stesso e la partitocrazia di vecchio stampo si sono cacciati, il decisivo risultato del prossimo referendum. Altrimenti il passo di Virginia sarà inesorabile come quello di Augusto alla fine della lunga stagione repubblica di Roma antica.



THE NEW AGE OF VIRGINIA RAGGI, A MAYOR ROME OVER THE PARTY POLITICS - Who will write the Italian history of these first fifteen years of the new millennium will certainly not derogate from the one that stands out as a symbolic date, dense historical pivot of meanings and values, memories and reflections on the past and the future of democracy in our country . For as much misinformation and the affected part and even more especially the poor level of reading and interpretation of the real changes that take place within the representative democracy, this July 7, 2016 in Rome, the capital of an Italy more than ever restless and fragile, which was officially established a mayor Virginia Rays, in compliance with the Constitution, highlights and demonstrates a new and different framework, the end of a long era of transition from party politics to the free and sovereign vote, shareholders and at present, only apical transition from the old parties of the anti-fascist convergence and statist to a new era of post-partisan social autonomy, free formation of political and electoral support. For as it should and can be done in open societies, so often and too quickly forget the quotes Karl Popper, we are finally in front of a figure, a prominent institutional personality, the mayor of the capital, which leads to the throne of Capitol with neither more nor constraints tutoring of other realities composed according associative regulations in front of the great civil transformation, technological and communicative appear to most people, the majority of voters, now obsolete, biased by cliques, lobbies and pressure groups, even damaging the the principle of participation and freedom of access by all citizens who want to contribute to the choices of public life. Deductively and equal will not be difficult to interpret the advent of the Rays and M5S the Capitol as the inexorable acceleration of a more precipitous decline and possibly the same fall of another star that no longer shines: that of Matteo Renzi and his renzismo fell into a black hole of confusion and loneliness. - Vito Barresi CAMBIO social daily online