Il femminicidio politico di Rosanna Barbieri. Lettera Aperta a Matteo Renzi e Debora Serracchiani

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online


Vediamo chi ha davvero il coraggio civile di consegnare questo ‘report’ nelle mani di Matteo Renzi e di metterlo all’attenzione di Debora Serracchiani, per fargli conoscere tutta la verità sul clamoroso e orrendo caso di un ‘femminicidio politico’, premeditato o volontario che sia stato, perpetrato sul corpo e l’anima di una candidata a sindaco, Rosanna Barbieri che nei progetti del PD doveva essere bandiera vincente delle donne calabresi e crotonesi, ‘sindaca’ esempio delle politiche di genere e di quelle di parità in un territorio al limite della misoginia e dell’antifemminismo e non ministra turistica della transumanza. Chi, insomma, avrà il ‘quaglio’, come si dice nel dialetto autoctono, di segnalare sempre a Renzi e a Serracchiani, rompendo il clima di omertà mafiogena e il velo ipocrita del favoreggiamento maschilista, tanto simile a quello delle cosche di ‘ndrangheta, i nomi possibili degli ‘imputati’ di un ‘delitto eccellente’ ben riuscito e congegnato, ordito e realizzato con un agguato elettorale in stile ballottaggio, come fosse una rivolta di popolo contro una strega e non una gretta congiura di partito, la vendetta contro una donna sfregiata in quanto ‘Barbie’ che è stata ‘metaforicamente’ squagliata, come fosse la Lea indegnamente affissa sulla targa in testa alla porta di una federazione avvelenata e imputridita dai rancori e dall’astio, nell’acido del voto di scambio e della corruzione ideologica. Su quel portale stretto, adesso non entra quasi nessuno. Di fretta hanno cancellato ogni volto, ogni segno, ogni manifesto di una campagna elettorale perdente in cui hanno preso una ‘scoppola’ che se la ricorderanno per sempre. Prima di ogni altra è stata obliterata, rimossa e gettata nella fossa oscura della ‘damnatio memoriae’ la vera faccia senza ritocchi né infingimenti di Rosanna Barbieri.


Da giorni le ante e le tapparelle della sede provinciale dei democrat pitagorici restano serrate e quasi viene il dubbio che qualcuno li pensi chiuse per lutto. I soliti malandrini di un’atavica cellula militante, la stessa che occupa da decenni quell’appartamento abbastanza centrale comprato dal grande e forte Partito Comunista al mercato edilizio degli anni Sessanta, ora proprietà della Fondazione Berlinguer, non li vedi più aggirarsi tra le stanze dove in tanti sospirano il miracolo dell’apparizione in gloria del lanciafiamme Pokemon per scacciare mostri e spiriti del male, cancellare la possessione diabolica, sradicare la presenza di un demone maschio che odia all’odore le donne e le compagne.


Siamo nel cratere stratificato di una caverna d’ignoranza, un antro di inaudita rozzezza che non ha eguali nemmeno nelle ‘narrazioni’ storiche dell' Inchiesta Agraria del Iacini che descrivevano le campagne e i latifondi dell’Ottocento. Una realtà culturalmente arretrata, politicamente analfabeta, con un PD in cui i ruoli principali sono stati sempre monopolizzati da uomini che mai hanno dato segno di sensibilità verso la condizione femminile. Veri, spocchiosi e scontrosi patriarchi del clientelismo della Magna Grecia, piccoli e occulti malfattori della politica amministrativa locale talvolta sorpresi con le mani nel sacco, manutengoli e killer della propaganda di partito che contano, anche dopo l’arrivo di Ufo Pugliese, di continuare a spadroneggiare e terrorizzare il popolino dei quartieri poveri e delle case popolari, i disoccupati, i senza lavoro, le raccoglitrici di un favore che, come ha scritto e ripetuto proprio la sindaca mancata, dovrebbe al contrario soltanto ottenere semplicemente un diritto.


Questi sono gli stessi di sempre, quelli che da decenni, prima nel Pds sostenevano e foraggiavano con tessere, e si lasci pure stare ‘quant’altro’, la strana e ambigua corrente minoritaria ed ecologista della Bandoli, poi nei Ds proseguirono sulla stessa scia e infine nel PD si sono ritrovati punto e capo insieme. Tali ceffi della malapolitica di sedicente sinistra sono coloro che hanno sempre considerato il genio femminile come un superfluo che disturba e serve solo ad altro. Come alludono e lasciano intendere nelle contumelie e nelle sapide storielle ‘orali’ che appena si dice donna raccontano tra il salone della base e la stanza dei dirigenti ancora imbellettata con la faccia torva di Togliatti.


Di fronte all’avvento di Rosanna, una donna caparbia, risoluta che sceglie come slogan la bella parola di ‘rivoluzionamo’ Crotone, per il piccolo apparato dei tornacontisti che vivono alla giornata alla caccia dello stipendiuccio negli enti inutili e nelle società multiservizi, è suonata l’ora molesta e fatale della resa dei conti.

Lo si è capito subito dalla prima conferenza stampa all’atto di presentazione dove invece dell’entusiasmo e della sincerità aleggiava la menzogna e il tradimento, giravano i pizzini della discordia, la mano a mezza bocca sul telefonino, per raccontare agli affiliati l’intrigo e il sotterfugio. Tra equivoci e calcoli utilitaristici la molesta protagonista è stata raggirata creando attorno a lei un’atmosfera moralmente insana, per deviarla dal dialogo e farla precipitare nella spirale dell’odio e dell’astio, snaturandone l’identità di donna sia nell’immagine che nell’anima. Lungi dall’essere una semplice ripetitrice dei trucchetti della vecchia politica, Rosanna sembra abbia rifiutato subito ogni compromesso. Tanto che immediatamente hanno cominciano ad attaccarla e poi a dipingerla negativamente come una strega arrogante. Tutto questo nonostante si sia mostrata creativa e protagonista, portando avanti di testa sua il proprio discorso, solo apparentemente irrilevante ma certamente capace di scuotere il consolidato assetto dei trucchisti, mettergli paura, suscitare lo scompiglio tra le loro fila, fino a far scattare la reazione estrema e sordida del tradimento e dello spergiuro, della menzogna davanti ai seggi e del mendacio per danneggiarla nella credibilità e nel consenso.

Con il passare dei giorni la candidata dava così dimostrazione di essere pronta e in grado di stare sulla scena, di lasciar spazio anche a nuovi protagonisti dopo aver dato il proprio contributo nel mentre questo slancio veniva ancor di più avvertito come una pericolosa minaccia. Lei lo ha ripetuto dal primo all’ultimo comizio, nel primo e nell’ultimo appello agli elettori. Non avrebbe accettato di recitare la parte della donzella subalterna ai poteri forti. Cioè di inchinarsi a leggere i discorsi scritti da altri, rifiutando ogni profferta e suggerimenti non richiesti. A lei chiedevano di fare un giuramento falso davanti al popolo. E a chi gli lo proponeva ha risposto sdegnosamente chiamando in causa il suo onore, quello di tutte le donne di Crotone, quello del suo Partito il PD, semplicemente davanti a tutti cittadini, davanti ai bambini, portando a ogni inziativa la sua nipotina per la mano.

Forse il suo è stato un calcolo sbagliato, un grave segno di ingenuità politica. Certamente queste sono ipotesi plausibili anche in considerazione che è apparsa subito agli occhi dei feudatari del PD calabrese e crotonese come una turbolenza all’interno dei loro consolidati assetti di potere. Fin che ha potuto ha disinnescato le trappole, vincendo ma solo in apparenza al primo turno, quando in realtà aveva solo resistito ai guasti del passato.

La fede e l’audacia di Rosanna non sono state premiate. L’autonomia e la libertà, l’ingegnosità, la determinazione e gli affetti di questa donna non hanno influito più di tanto nel cambiamento anzi alla fine è stata lapidata.

Adesso aspettiamo di conoscere quali sono i veri responsabili di una sconfitta che intacca e colpisce la dignità di tutte le donne crotonesi, favorevoli e contrarie, per il modo con cui si è consumato il crimine tra congiure menzogne e falsità.

Renzi e la Serracchiani prendano provvedimenti seri e punitivi contro coloro che si sono macchiati dell’orrendo delitto di ‘femminicidio politico’ ai danni di una loro candidata. Per farlo devono avere la forza e il coraggio morale di passare al setaccio il vertice politico regionale. A partire dal governatore Mario Oliverio che negli ultimi giorni della campagna elettorale ha preferito altre convention, dal deputato Nicodemo Oliverio che avrebbe ripetutamente redarguito la Barbieri, dall’insipiente segretario regionale Magorno, dall’accidioso sindaco Vallone, dal deputato Nico Stumpo che si è prontamente defilato. Sono loro, i primi a dover essere interrogati dal Segretario Nazionale Renzi che gliene deve chiedere conto. Ancor prima di dar colpe alla solita fragaglia che nuota ormai senza più ossigeno nello spazio residuo della loro ormai intasata vasca d’acqua sporca.