CASSIUS CLAY UN FULMINE DIVINO CHE USO’ I PUGNI COME UNA FARFALLA

FAUSTO ANDERLINI
Sociologo
Cambio Quotidiano Social Online




Quasi sempre il genio nasce da un limite, da una ipotrofia rispetto allo standard assunto come modello dominante (non solo fisico, ma anche sociale e culturale) che obbliga al riscatto inventando soluzioni inaudite. I grandi dello sport (come in qualsiasi altra branca) sono tali perchè sfuggono alla regola traendo forza dal limite che li opprime o inibisce. Cassius Clay era atipico per quello sport e in quella categoria. Un normotipo naturale che avrebbe potuto dedicarsi all'atletica, piuttosto che al pugilato. Per abbattere i bisonti ivi dominanti, puro ammasso di forza bruta, usò l'eleganza, la velocità, la leggerezza e l'intelligenza. Volando come farfalla e pungendo come ape. Similmente, Maradona era piccolo e tarchiato e disponeva di un solo piede (il sinistro) in un'epoca dominata da atleti 'completi', standardizzati fisicamente e tecnicamente. Messi era un bambino rachitico e Iniesta ha la morfologia di un impiegato di banca. Esempi acconci, questi ultimi, anche se la 'grandezza' è qualcosa che va al di là del talento. Gli eroi dello sport trascendono lo star system. Si impongono sull'industria dell'immaginario e riescono a plasmare da sè la coscienza estetica e morale. Fanno epoca. Essi vivono nel mito e sono i più vicini agli dei. Prima di divenire oggetto della narrazione essi sono i primi interpreti di sè stessi. In una dimensione totale che può evolvere in senso epico, tragico o maledetto. Maradona si sdoppiava e parlava di sè in terza persona, come il portavoce, al caso goffo e balordo, del Dio celato nel suo calcagno. Mohamed Alì, nuova incarnazione dello schiavo Cassius Clay, parlava come il profeta onnisciente e polemico del Dio della danza e del jeb. Un fulmine divino. Come la lingua: un rapper ante-litteram. Però aveva il dono dell'ironia, come è descritto in alcuni biografi. Egli era mentre ci faceva. Poi, per non farci mancare nulla, fu consumato dalla malattia e dunque dalla grazia dell'innocenza. La grandezza nella debolezza. Beati noi contemporanei e comuni mortali che vedemmo da vicino questa grandezza.e in essa potemmo scegliere di immedesimarci.