RENXIT IN VISTA. LO SCENARIO DEL CONTO ALLA ROVESCIA

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online

* questo articolo è già apparso con lo stesso titolo il 4 marzo 2016


Dicono i ben informati che allo stato attuale delle cose politiche italiane, anche se nel corso della lunga esperienza del novello Matteo Renzi siano apparsi tutti i vecchi vizi della prima e della seconda Repubblica (scandalo del petrolio, scandalo degli aerei tipo Lockeed, scandali bancari come segno dell’identità istituzionale nazionale), il Presidente del Consiglio ancora una volta ne uscirà in piedi sebbene coperto di petrolio come dopo un disastro ambientale della Exxon o della Shell. E se del suo Partito e del suo governo non si potrà dire che assomigliano a un’anatra zoppa o a una balena bianca spiaggiata ricoperta di catrame sicuramente con l’inchiesta della magistratura lucana siamo entrati d’impeto in una nuova fase della vita politica italiana che è il preludio tumultuoso di quella che sarà nei prossimi mesi, presumibilmente tra la fine della primavera e l’estate del 2016, ciò che i suoi acerrimi nemici interni della pattuglia irriducibile dei dalemiani già indicano nemmeno tanto sotto voce come l’apertura ufficiale della complessa fase Renxit. Uscire dal turbinoso e velocissimo ciclo Renzi, un ciclone iniziato per colpo cesarista e d’imperio con il volere di Giorgio Napoletano, appare adesso di non facile soluzione e valenza considerando realisticamente che il campo della politica istituzionale è stato trasformato dal Presidente del Consiglio in un vero e proprio schema di guerra politica. Uno spazio pubblico non solo inzuppato di petrolio e denari, corruzione e lobbismo, ma soprattutto di momenti elettorali ‘farlocchi’ che dovrebbero favorire la deriva plebiscitaria verso un nuovo regime monocolore, il partito unico di una finta efficienza manageriale. Si tratterebbe in fondo e non altro di aprire la strada a una sottospecie di potere assoluto presidenzialista senza diritto di veto parlamentare, sovrano e nazionale, con l’insediamento definitivo di una cabina di regia protesa ai grandi affari e alla strumentale ricollocazione internazionale del nostro Paese nel contesto europeo e mediterraneo. Che Renzi non faccia più mistero di quel che siano i suoi veri connotati ‘fanfaniani’, che non nasconda più la schietta direzione del suo piano operativo e dei suoi cronoprogrammi, tutto quel riassunto che una volta da giovane Adriano Sofri chiamava, dando luogo a una nota campagna contro il democristiano d’Arezzo con il termine di ‘fanfascismo’, è abbastanza evidente sentendo la distonia comunicativa di radio, televisioni, giornali pubblici e parastatali che gli fanno da coro e base musicale. Renzi infatti dal punto di vista politico altro non è che un sorta di organismo genetico modificato che ha divelto le bandiere rosse della vecchia sinistra del passato per issare e trapiantare su un immenso e prezioso terreno di esperienze e soluzioni, tutele e progettualità culturali, la bandiera di una sottospecie di neo partito liberale, neanche lontanamente socialista ed europeo, rappresentato da quel melenso simbolo tricolore del Pd da cui è stato stralciato il rametto d’Ulivo prodiano, assemblando alla Leopolda un modo tutto suo di concepire l’intreccio ideologico Lib-Lab. Se dunque si mettono allo scanner le ultime uscite televisive di Renzi, le sue parole di sfida a un pilastro del sistema costituzionale quale è il sistema giudiziario, giocando tutto sul conflitto tra priorità e prevalenza dello sviluppo economico e del lavoro, a suo dire minacciato da certo risorgente giustizial-populismo, si può ben intendere che il conto alla rovescia verso l'uscita dal renzismo, la Renxit è già cominciata. Con tutto quel che ne conseguirà. Compreso il tentativo tutto ciclistico di darci dentro in una fuga finale verso un poco chiaro (ma credibile) traguardo elettorale, inteso come un redde rationem, una resa dei conti con cosiddetti quanto risibili poteri forti. Anche per evitare che un novello Bartali vestito di Letta dica al bel fiorentino: «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!».


RENXIT OVERLOOKING PALAZZO CHIGI. STARTED THE COUNTDOWN. - To insiders say that the current state of Italian political matters, even if in the course of the long experience of the young Matteo Renzi have appeared all the old vices of the First and Second Republic (oil scandal, the scandal of the aircraft type Lockheed, banking scandals such as national institutional identity sign) the fact is that the Prime Minister once again will come out standing even if covered in oil after an environmental disaster like the Exxon or Shell. And if his party and his government will not be able to say that look like a lame duck or a white whale beached definitely covered in tar with the investigation of the judiciary Lucan we entered impetuously into a new phase of Italian political life the tumultuous prelude to what will be in the next few months, probably in the late spring and summer of 2016, the one that his bitter enemies inside the patrol of irreducible dalemiani already called in a low voice the official opening of Renxit phase. However out of the whirlwind and very fast stage Renzi began to blow cesarista and empire with the will of Giorgio Napolitano, now it appears not easily solved and valence realistically considering that the field of institutional politics has been transformed by the Prime Minister in a real and its political war scheme, a space not only of oil soaked and money, corruption and lobbying, but especially of electoral moments 'phony' that should favor the plebiscite comes to a new one color scheme to the single party of a mock efficiency, absolute power with no right of parliamentary veto, sovereign and national, the final settlement of a control room to protest big business and the instrumental international relocation of our country in the European and Mediterranean context. Renzi more mystery than I am does her 'Fanfani' connotations, does not conceal the more forthright direction of its operational plan and its time schedule, all that once Adriano Sofri called for a campaign against the known Democrat d'Arezzo by the term 'Fanfascism', it is pretty obvious feeling the radio communication dystonia, television, public and parastatal newspapers that are the choir and musical thread. Renzi fact from the political point of view is nothing but a sort of genetic modified organism that ripped through the red flags of the old left of the past to hoist and transplant of a vast and valuable land of experiences and solutions, cultural protection and planning, the flag a subspecies of neo liberal party, represented by that silly symbol of the Democratic party from which it was deleted the branch Olive Prodi, assembling the Leopolda his own way of conceiving the Lib-Lab plot. If therefore you bring to the scanner the latest television outputs of Renzi, his words of defiance against a pillar of the constitutional system which is the judicial system, playing everything on the conflict between priorities and prevalence of economic development and labor in his view threatened by certain giustizial-resurgent populism, one can well understand that the count of Renxit countdown has already begun. With everything that follows. Including all cycling attempt to crank it up in a final flight to an unclear (and credible) milestone. Also to prevent a novel Bartali Letta suit says the handsome Florentine, "the is all wrong, this is all to be redone." Vito Barresi | Cambio | Social Change Daily Online |