CHIAZZE DI PETROLIO SUL GOVERNO RENZI. ENI la razza padrona che ha massacrato il Sud

Per cogliere tutta la differenza tra il nuovo Texas industriale sbandierato dal governo Renzi e dai suoi ministri Guidi e Boschi, con quel che realmente esiste in un Mezzogiorno socialmente massacrato ed economicamente annientato, ormai ridotto a un feudo petrolifero controllato dai magnati dell’Eni e di altre consorterie internazionali, sarebbe bene affrontare un viaggio nelle terre di Ernesto De Martino, magari evitando di sostare nei tunnel per inaugurare tratti della Salerno Reggio Calabria, con banchetti di cerimonia che si vocifera costati ben oltre 150 mila euro. Attraversare in macchina la superstrada Basentana che collega Potenza con la Statale Jonica 106, ripassando a volo qualche pagina de Il Ministro della Malavita di salveminiana memoria, accarezzare con lo sguardo i calanchi d’argilla dove si vedeva il paesaggio di sud e magia, un fantasma di folklore e tradizioni lucane, tra i villaggi e i paesi, i comuni polvere come li hanno chiamato gli economisti al soldo dei padroni dei pozzi, colorati e pennellati da Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli. Faccia mente locale il Presidente Renzi a quanto Eni, Total e altre multinazionali hanno combinato impunemente in questi ultimi decenni perforando ogni vallata, sbucando persino sotto il lago Pertusillo, sfondando tutte le cantoniere rurali, divorando i Fuochi buoni e le ristoppie del Basento, ingabbiandoli voracemente nell’unico lembo rosso, vincente e dominante, la lingua di fuoco del cane a sei zampe. La Basilicata di cui parla Renzi, e con altri al telefono la Guidi e la Boschi, quella di Tempa Rossa, a Ferrandina e a Pisticci, dove vorrebbero far sorgere ancora altre cento trivelle, altro non è che una riserva di selvaggio sfruttamento, oltre ogni limite di legge e di legalità come scrivono i giudici, nelle mani di affaristi, politici e industriali senza scrupoli, un deserto senza dune dove si è consumato un vero e proprio genocidio culturale, indegno per un paese d’arte e di cultura come vorrebbe continuare ad apparire l’Italia nell’immaginario internazionale. Faccia attenzione il Presidente Renzi a non scantonare confondendo gli interessi del suo governo e del partito di cui è segretario generale con quelli che sono gli interessi autentici del Mezzogiorno. Quel che colpisce è la retorica e l’ipocrisia di un Renzi che come tanti altri replicanti continua a ripetere ancora quel che si sente come stanca e menzognera litania propagandistica dai tempi pionieristici dei primi pozzi impiantati in un mondo lento ma adesso esausto di petrolio e movimento terra, recinzioni e inquinamenti, industrializzazione senza sviluppo. E cioè le roboanti frasi e gli avveniristici programmi secondo cui Eni, e con essa Total e quant’altre multinazionali invischiate nel sangue di popoli martoriati e di guerre crudeli quanto ingiuste, non sarebbe solo un gigante dell’energia globale ma innanzitutto una grande azienda italiana, una storia di successo, di progresso, la storia dei nostri valori industriali nazionali, gli unici capaci di salvare il Sud dalla rovina e dal fallimento socio economico di tipo ellenico. No, l’Eni nel Sud e in tutto il Mezzogiorno è soltanto una vergogna senza pudore. Un mostro vorace che ha letteralmente distrutto intere città come Crotone, Priolo, Brindisi, Taranto, Augusta, Cirò Marina e quante altre splendide località destrutturate e snaturate lungo l’intero areale della Riva Sud, la lunga, lunghissima costa jonica che da Siracusa risale fino a Gallipoli, passando per la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Puglia, fino a ridurla a una vera e propria enclave coloniale dove controlla ogni millimetro di territorio e fondali marini.


_vitobarresi@CambioQuotidiano


In spregio a ogni rispetto dell’ambiente e dell’impatto industriale oscuri, sconosciuti e persino impuniti e omertosi managers della principale impresa petrometanifera fin dal loro arrivo in Val d’agri, hanno sviluppato attività senza mai chiedere permesso alle comunità locali cercando di comprarne il silenzio con il ricatto dell’occupazione e la miseria morale ed economica di una manciata di royalties messe in mano ai soliti politicanti trasformisti.

Ma qual è realmente, concretamente la posta in gioco sul grande scacchiere del petrometanifero del Mezzogiorno e dela Mar Jonio? Secondo il precedente ministro dell’economia Passera l'italia sarebbe destinata ad essere l'hub europeo del gas. Le direttive comunitarie mirate ad una sempre maggiore integrazione tra i mercati nazionali del gas a livello europeo rispondono al duplice obiettivo di raggiungere maggiori livelli di sicurezza e di contribuire allo sviluppo concorrenziale del settore.

Nella segnalazione dell’Aeeg al Parlamento e al Governo in materia di stoccaggi del 3 agosto 2005, si legge: “infrastrutture fisiche di stoccaggio adeguate all’auspicato aumento dei volumi intermediati costituiscono il presupposto perché l’Italia diventi un vero e proprio “hub”, base di scambio per i mercati internazionali, europei in particolare, di approvvigionamento e di consumo. Gli attuali limiti di capacità, che si aggiungono alla scarsa flessibilità esistente nei gasdotti internazionali, costituiscono una barriera all’entrata nel sistema dei nuovi operatori e ostacolano prospettive di sviluppo per il settore nazionale, anche favorendo progetti concorrenti in altri paesi”.

La Calabria jonica centrale, il punto più a sud del grande arco del Golfo di Taranto, tra Punta Alice e il promontorio di Capocolonna proprio di fronte a Santa Maria di Leuca in Puglia si ritrova nel mezzo della rete di gasdotti che vengono dall'algeria e dalla libia e dei tubi che porteranno gas dalla Turchia e dall'Azerbaigian. L'hub energetico è il destino della costa jonica. La rete Snam costruita con ingenti finanziamenti pubblici e comunitari e' in grado di sostenere una simile impresa.

Qui il petrolio è solo un affare immediato diciamo di 'spiccioli', molti, sono miliardi di euro che bisogna prendere, prelevare, per questo devono svuotare… Accorciare i tempi dello svuotamento del petrolio nel nostro sottosuolo e devono stoccare gas. perché lo stoccaggio del gas è l’affare, il business dell'immediato futuro. Il gas verrà stivato nei pozzi esauriti: e in questo affare non c'è solo l'eni, ma anche alcune importanti società russe.


STAIN OF OIL ON THE PRESIDENT RENZI.ENI the master race who massacred the South - To collect all the difference between the new Texas Industrial Renzi trumpeted by the government and its ministers Guidi and Woods, with what actually exists in a socially and economically annihilated massacred Mezzogiorno, now reduced to an oil fiefdom controlled by Eni and tycoons other international factions, would be good to take a trip in the land of Ernesto De Martino, perhaps avoiding to stop the tunnels to open sections of the Salerno-Reggio Calabria, with banquets ceremony that is rumored to have cost well over 150,000 Euros. Crossing by car Basentana the highway that connects with the Jonica National Power 106, going to flight a few pages of The Minister of the Underworld of salveminiana memory, touch with our eyes the clay gullies where you see the southern landscape and magic, ghost folklore and traditions from Basilicata, between the villages and towns, municipalities dust as they called them the economists in the pay of the wells owners, colorful and brushed by Carlo Levi in ​​Christ stopped at Eboli. Make a mental President Renzi as Eni, Total and other multinational companies have combined in recent decades with impunity punching every valley, coming out even under the lake Pertusillo, breaking all rural road worker, devouring the good fires and stubble of the Basento, locking it voraciously in the only red flap, winning and dominating, the fiery language of the six-legged dog. Basilicata mentioned Renzi, the Guidi and Woods, the Tempa Rossa, in Ferrandina eea ​​Pisticci, where they would like to raise drills yet another hundred, is nothing but a reserve of savage exploitation, beyond all limits of law and legality as the judges write, in the hands of profiteers, unscrupulous politicians and industrialists, a desert without sand dunes where it has consumed a real cultural genocide, unworthy of a country of art and culture like Italy would like to continue to appear international imagination. Take care the young Renzi not dodge giving the interests of his government and of the party of which he is secretary with those who have the interests of the South. What is striking is the rhetoric and hypocrisy of Renzi who like many other replicants strikes continues to repeat again what it feels like tired litany and deceitful propaganda by the pioneering times of the first wells implanted in a slow world but now exhausted oil and movement land, fences and pollution, industrialization without development. That is the bombastic phrases and futuristic programs that Eni, Total and how many other multinational trapped in the blood of martyred peoples and cruel war as unjust, it would not be just a multinational energy company, but first of all a great Italian company, a story of success, progress, the history of our national industrial values, the only ones capable of saving the South from ruin and the failure of the Greek type socio-economic. No, Eni in the South and in the South is just a shame no shame, a voracious monster that has literally destroyed Crotone, Priolo, Brindisi, Taranto, Augusta, Ciro Marina and many other wonderful places massacred along the entire range of the South shore, the long, long Ionian coast from Syracuse dates back to Gallipoli, passing through Sicily, Calabria, Basilicata and Puglia, to reduce it to a veritable colonial reserve where checks every millimeter of territory and seabed _vitobarresi@CambioQuotidiano