Napoli si spacca tra la tela di Caravaggio e il murales di Maradona

29 febbraio 2016, 15:23 100inWeb | di Vito Barresi

Come al solito Napoli si spacca tra gli optimates e gli humilores della cultura, patrizi e plebei dell’arte e dell’immagine, i magnati e l’intellighentia che gioca i suoi numeri al lotto della grande lotteria dei beni culturali nazionali e i capite censi partenopei che, raccolti dai Gracchi tra la via Toledo e i Quartieri Spagnoli, si restaurano da soli, raccogliendo i fondi tra i bassi napoletani, in una colletta popolare senza politici né consiglieri comunali uscenti che ha visto l’intera Forcella mobilitarsi collettivamente, per salvare l’ormai stinto murales dedicato a Diego Armando Maradona, apoteosi del tifo calcistico, stemma e icona insieme a Faccia Gialla San Gennaro, di un popolo quasi sempre gabbato e strumentalizzato sia dal genio del male camorrista sia dai vari in carrellata storica politicanti di ogni risma, colore e partito. Napoli è questa, come dice il suo nome stesso, una New York del Mediterraneo, affastellata di memorie, risentimenti, violenze inenarrabili, storie di eroi civili e di encomiabili esempi di altruismo e umanità, tra momenti di pausa al caffè, gli attimi lucani e antelucani che dettano le ore quotidiane di una grande metropoli avulsa dal contesto nazionale. Un carattere, una psicologia sociale, più che una città e un popolo, che sorge all’improvviso evidente quando tra il rifiuto e l’orgoglio, trova il guizzo borbonico di negare l’incantevole tela del Caravaggio ‘Sette opere di Misericordia’ alla mostra romana prevista al Quirinale per il Giubileo, fermando la macchina già pronta per il trasporto a Roma del capolavoro del Pio Monte, che certo non può e non deve essere rimosso dal suo alveo famigliare più di tanto, anche per via del fatto che Napoli non può farne a meno proprio nel bel mezzo di una sua poderosa ripresa dei flussi turistici destagionalizzati che la rimettono al giusto posto in graduatoria, tra Roma e Firenze, per quel che merita la grande e attrattiva capitale del Mezzogiorno d’Italia. Napoli, la stessa città che ama fino alla follia e alla sacralizzazione proletaria, San Diego come San Gennaro, che non può dimenticare la favola contraddittoria ma umana di un atleta che ha mantenuto alto il valore del cimento e della prova, il patto che lega il popolo e il campione, il Colosseo e il Gladiatore, il tifoso e il calciatore, cioè la promessa del trionfo e la fiducia, la certezza che ciò che si spera, quando si sogna, cioè si combatte per la giusta causa alla fine della partita e del torneo, divinamente si tramuterà in realtà. Così la devozione napoletana per Diego Maratona non declina né sbiadisce ma trova nuova linfa, rinnovata verve, puntando dritto in pochi giorni, con qualche autorizzazione e niente intralci burocratici, a recuperare quel ‘maxi schermo’ dei poveri e dei dimenticati in cui si specchia la folla ondulante del ghetto storico partenopeo, un muro cieco che vale più di ogni altra milionaria installazione pubblicitaria al neon che brilla luminescente e sfavillante nelle notti vesuviane.


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Il murales di Maradona dipinto con mano fresca e ferma nel 1990 per festeggiare il secondo scudetto, ritratto in uno scatto agonistico, una di quelle finte "che squaglia 'o sangue dinde e vene", come diceva Bellavista, frutto dell’arte povera e popolare. Il restyling è il risultato di un incipit creativo di Salvatore Iodice, falegname impegnato nel recupero e nel restauro di più opere che ha trovato l’appoggio incondizionato dei tifosi Curva B, la balconata Zerazzero e tra questi del regista Fabrizio Livigni, che ha ripreso tutte le fasi del lavoro di restauro per realizzare un corto sull’operazione colore, il refresh dato al volto del calciatore argentino. La raccolta fondi ha toccato quota 1000 euro quanto bastava per darsi da fare concretamente e realizzare il recupero con il contributo di sponsor di strada, come i commercianti, che hanno volentieri ceduto la vernice a prezzi di fabbrica. Altri hanno alimentato la raccolta fondi all'interno dei loro negozi e delle loro botteghe. All’ultimo metro del percorso, vero fotofinish ecco l’intoppo che non ti aspetti ma che a Napoli fa da corona al saga e alla leggenda metropolitana. Trent'anni dopo la ‘posa’ del murales, l’inquilino della faccia accanto, progetta di aprire una finestra proprio sul volto di Diego. Poi qualcuno lo coinvolege e lui ci sta e la posto di un’affacciata di finiste sceglie di ridare il volto al magico numero 10. Il miracolo è fatto in nome di Diego… e di San Gennaro.

Interessabti i materiali di cronaca forniti da Ilaria Puglia sul web, raccontato minuto per minuto la cronaca di una mattinata indimenticabile. Fino all’ultimo quando “Salvatore intanto va avanti imperterrito. È deciso a non fermarsi neppure per pranzare, stavolta, vuole finire a tutti i costi. E alle 14,40 l’operazione murales è conclusa. Salvatore Iodice ha completato l’opera di restauro del disegno di Mario Filardi, scolorito nel corso di trent’anni. Qualcuno gli suggerisce di mettere anche la sua firma, insieme alle iniziali di Mario: «No, io metto in risalto chi fece questa cosa grandiosa. Poi, magari, tra trent’anni, qualcuno rifarà il mio e metterà anche la mia firma». La reazione dei Quartieri è spontanea e commovente. Dai balconi si affacciano in tanti, applaudono, rendono merito al lavoro di questo ragazzo che da ieri è concentrato solo sull’obiettivo del restauro, un lavoro documentato dal Napolista per tutta la sua durata, minuto per minuto. Sono soprattutto donne quelle ferme in piazza alla fine dei lavori, e donne quelle affacciate ai balconi. Sono loro a intonare, all’improvviso, il coro maradoniano per eccellenza: “Oh mamma mamma mamma, oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona, uè, mammà, innamorato so’”.


Naples is split between the canvas of Caravaggio and the murals of Marathon - As usual Napoli breaks between optimates and humilores culture, patrician and plebeian art and image, magnates and the intelligentsia that plays its numbers in the lottery of the great lottery of national cultural heritage and the Head Count Neapolitan that collected by the Gracchi between via Toledo and the Spanish Quarter, are restored by themselves, raising money among the Neapolitan low, in a popular collection was no politrci or counselors who saw the whole Fork mobilize collectively to save the now faded murals dedicated to Diego Armando Maradona, the apotheosis of football fan, coat of arms and icon to Face Yellow San Gennaro, a people almost always duped and manipulated by both the evil genius Camorra is a historical overview of the various politicians of all colors and party. Napoli this is, as the name itself, a New York Mediterranean, affastellata of memories, resentments, unspeakable violence, stories of civilian heroes and commendable examples of altruism and humanity, between the coffee break at moments, the moments and Lucan that dictate the daily pre-dawn hours of a big city cut off from the national context. A character, a social psychology, more than a city and a people, which is evident when suddenly between denial and pride, is the flicker Bourbon to deny the beautiful painting by Caravaggio 'Seven Acts of Mercy' at the exhibition Roman scheduled at the Quirinale for the Jubilee, stop the machine ready for transport to Rome of Pio Monte masterpiece which certainly can not and must not be removed from his family riverbed more than even so much because of the fact that Naples can not help less of it in the midst of a powerful recovery in the seasonally adjusted tourist flows which call at the right place in the ranking, between Rome and Florence, the large and attractive capital of southern Italy. Naples, the same city that loves to the madness and devotion to San Diego as San Gennaro, who can not forget the contradictory tale but a human athlete who has maintained a high value of trial and test, the covenant that binds the people and the champion, the Colosseum and the Gladiator, the fan and footballer, that is the promise of triumph and confidence, certain that what you hope, what we dream, that you fight for the just cause that the end of the game and tournament, divinely turns into reality. So the Neapolitan love for Diego Maradona does not decline or fade but finds new life, renewed verve, pointing straight in a few days, with few permissions and no red tape, to recall the 'big screen' of the poor and the forgotten, the crowd of old Neapolitan ghetto, a blind wall which is worth more than any other millionaire advertising neon installation that glow luminescent and sparkling in the Vesuvian nights. _vitobarresi @ CamBioQuotidiano