Il Tango Argentino di Omar Sivori

16 gennaio 2016, 11:26 100inWeb | di Vito Barresi

“Il suo calcio è stato tutto quello che non sì insegna. Bellezza selvaggia, classe arrogante, indole bisbetica, renitenza alla disciplina. Per l’avvocato Agnelli, era un vizio. Nel senso che in teoria lo avresti dovuto usare con cautela, ma in pratica non riuscivi a fame a meno. Adrenalina pura. Mezzo indio e mezzo ligure (i nonni paterni), numero dieci, una foresta di capelli (di qui «cabezon», testone), i calzettoni giù, «alla caccaiola» (Gianni Brera) : curava il look, senza chiamarlo così, quando ancora il look non esisteva e si parlava, al massimo, di forma. Anni Cinquanta e Sessanta: Enrique Omar Sivori, argentino come Diego Armando Maradona e di lui precursore, stampo, modello.” Marco D’Alessandro Juvenews.net


Un talento, genio, fantasia, un campione immenso. Omar Sivori Pallone d’oro del ’61, 167 gol in 253 presenze, In otto stagioni (dal 1957 al 1965), con la maglia bianconera vinse 3 scudetti e 3 Coppe Italia, bianconero argentino profondamente attaccato ai colori della Zebra piemontese. La Juve stava nel cuore anche sotto la maglia del River Plate e del Napoli, tanto da intitolarle la sua tenuta in Argentina. «Qui bisogna lottare sempre e quando sembra che tutto sia perduto, crederci ancora. La Juve non si arrende mai». E la Juve non si scorda del significato di una vita, lo stemma di un campione, l’indimenticato Cabezon. Perché Sivori è stato uno dei più grandi giocatori della sua storia della Juventus. segnando 167 gol in 253 partite. Celebre il terzetto che formò con Giampiero Boniperti e John Charles.

Nell’estate del 1957 la Juventus presentò al pubblico il nuovo gioiello: dribbling stretto, finte, tunnel, una gran voglia di ridicolizzare gli avversari. Lo soprannominarono «Cabezon»…Sivori è nato a San Nicolas, un paesotto a 200 km da Buenos Aires, il 2 ottobre 1935. Era stato ingaggiato, su segnalazione di Renato Cesarini, dal River Plate nel 1952, che lo aveva prelevato nella
squadra del Teatro Municipal. Arrivava da noi nel decantato componente del trio degli «Angeli dalla faccia sporca», lui, Maschio e Angelillo avevano fatto faville nella «selecion» biancoceleste vincendo il campionato sudamericano. Doveva arrivare lui per capire che ancora non sapevamo niente nessuno, in quanto a calcio giocato con perfidissima grandezza e in quanto al resto, l’inquietudine selvaggia dell’uomo, il suo sfidare il mondo a stinchi nudi dribblando i virulenti difensori e perfino irridendoli con un giochino nuovo: il tunnel. Era l’estate 1957. Veniva a costare alla Juventus (che aveva da qualche mese il più giovane presidente d’Italia, Umberto Agnelli) la bellezza, in quei giorni non ancora esplosi nel decantato boom economico del Paese, di dieci milioni di pesetas versati nelle casse del River Plate che adoperava la cifra per rinnovare lo stadio. (tratto da http://news.superscommesse.it/calcio/2015/01/campioni-del-passato-omar-sivori-32076)

05/02/1961 - Serie A - Juventus-Udinese 5-1‬

All’inizio del girone di ritorno contro i friulani il risultato fu pieno grazie alla tripletta di Omar Sivori, che sbagliò anche un rigore, e alla doppietta di Mora - di Pentrelli il gol per gli ospiti. La Juve indossò una maglia chiara, ma anche senza le strisce d'ordinanza El Cabezon - insignito del Pallone d'Oro proprio quell'anno - dimostrò di essere a proprio agio.

A hat-trick from Ballon d'Or winner Omar Sivori (who could have had four were it not for a penalty miss) and a double from Mora wrap up a comprehensive victory at the Stadio Friuli in January 1961.