Quel sapore d’olio Evo di Calabria che tanto piace a Michelle Obama

19 giugno 2015, 09:30 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi

La bottiglia dell'Olio Evo la voglio qui, ogni mezzogiorno, sul tavolo della Casa Bianca. Va da se che se non è il remake poco ci manca che qualcuno riscopra la gloriosa reclame dell’Olio Sasso. Sì, proprio quella in cui tra sogno e risveglio, Mimmo Craig nella parte del ‘paron’ (curiosa la coincidenza del suo pancione gigantesco, tanto simile a quello di certi politici in auge, la danza su una spiaggia memoria in bianco e nero di una riviera tirrenica...) urlando preoccupato… “Matilde, Matilde, un sogno terribile, avevo una pancia così …”, poi dialogava con Edith Peters, la bella colf di colore dall’incredibile somiglianza con Michelle Obama, pronta a rispondergli, ‘ghe semo, la paura della panza’, scatenando il garrulo ritornello che in tanti ricordiamo ancora, ‘la pancia non c’è più, la pancia non c’è più…’, Il tutto in escatocollo suggellato dall’indimenticabile comanda, inventata dal genio creativo di Armando Testa, “Matilde… cibi sani, magri, nutrienti e conditi con Olio Sasso, che nutre e non ingrassa…”.

Pubblicità, siparietto, Carosello? Sta di fatto che si fa un gran parlare, ovunque, lungo i viali e tra i padiglioni di Expo 2015 (tranne quello inutilmente e sempre vuoto della Calabria) ‘glamourizzata’ dalla presenza della signora Obama, la donna mondo, in american fashion style, che più nessuno, neanche il più classico dei ‘bauscia’ meneghini, oserebbe ironizzare A, A Abbronzantissima sotto i raggi del sole’, della solenne Dichiarazione dei Diritti Alimentari che il Presidente Obama ebbe a pronunciare un giorno mentre dava un'occhiata all'orto di casa voluto da Michelle, laddove germogliano tutte le colture tradizionali dei nativi americani.

Amore a primo assaggio per l’olio d’oliva extravergine italiano? Of course, se come sappiamo il programma strategico di Michelle è combattere la grande guerra contro l’obesità, ormai forte di una sterminata letteratura sugli effetti positivi e benefici della dieta mediterranea. Una dieta a stelle e strisce diventata un vero e proprio modello ideale, dopo un’avvincente ed epica campagna di ricerca condotta in Calabria da un équipe americana di medici, biologi e nutrizionisti, guidata dallo scienziato Ancel Keys.

Un personaggio quasi mitologico, in fama di storie leggendarie, a cui ‘Time’ dedicò una copertina nel 1961, che fu alla testa di un ambizioso programma di ricerca denominato Seven Countries Study, autore del saggio Eat well and stay well, the Mediterranean way, in cui si confermava la stretta correlazione tra bassa incidenza di malattie coronarie tra gli abitanti di un piccolo centro della Calabria, l’incantevole borgo comunale di Nicotera, provincia di Vibo Valentia.

Adesso anche nell'orto delle primizie degli Obama, vero e proprio ‘hub’ per le delizie culinarie presidenziali, non manca rigoglioso, proprio l'albero della vita mediterraneo, totem, simbolo e fulcro della dieta mediterranea, a base di olio buono, pane, ortaggi di stagione, pochissima se non niente di carne, tanta verdura lessata, pesce che sempre fa bene.

E guarda caso a portare il prelibato frutto del ramoscello d’ulivo, sorpresa solo a dirlo, è stata proprio la Calabria. Anche gli Obama lo chiamano Evo ma non nel senso di Medio Evo quanto in quello essenziale che sta per E come Extra, V come Vergine, O come olio. Un cibo basico, attraente per olfatto e vista, fisiologicamente legato a un mondo primitivo ma antico, tradizionale ma buono, una nota dolce, salata che crea attenzione, la gradevole calamita che coinvolge il palato, enfatizza il senso del gusto, innescando meccanismi istintivi legati alla buona qualità dei piatti.

Il presidente Obama non nasconde la sua predilezione per un olio calabrese Dop che utilizza nei menu di pranzo e cena per condire le verdure e le erbe del Kitchen Garden della Casa Bianca. Si tratta dell'olio extra vergine di oliva “Lametia” ottenuto dalla varietà di olivo “Carolea”, presente negli oliveti in misura non inferiore al 90%, prodotto nella piana lametina, nei nove comuni situati nell’area DOP, circa 16.000 ettari, l’8,4% dell’intera superficie olivetata calabrese. Filiera produttiva a marca EVO, prima spremitura di olive raccolte al momento della loro giusta maturazione, senza che siano venute in contatto con il terreno, quindi raccolte a mano (brucatura) o con appositi scuotitori (pettinatura) e che non hanno subìto altro trattamento oltre al lavaggio e alla separazione dalle foglie (pulitura). Interamente local, dagli uliveti calabresi alle bottiglie americane, l'extravergine lametino adesso è diventato global.

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