Primarie Pd. Il Dinosauro vince e il “pischello” non convince

Calabria Politica Vincenzo Ruggiero

Il “Dinosauro” ha vinto! E non poteva farlo nel modo migliore, con una percentuale che una volta si sarebbe detta “Bulgara”. Se confermati, i dati finali delle Primarie restituiscono ad Oliverio qualcosa vicino al 60 per cento dei consensi che - per rendere meglio l’idea - sono quasi il doppio di quelli della giovane promessa “renziana”. Gianluca Callipo ha ricevuto - a dire il vero insieme a Speranza (che forse se l’aspettava pure) - un regalo di nozze dalla Calabria di centrosinistra (?) che sa tanto di un cazzotto nello stomaco. Ma a guardar bene, se il promettente pischello” della Politica (mi passi il termine scherzoso) avesse studiato un po’ più a fondo la materia, avesse avuto un po’ più d’esperienza e non si fosse abbandonato a gratuite convinzioni paleontologiche, avrebbe da sé compreso che la lotta era impari.

L’ambizione (politica), d’altronde caratteristica peculiare della gioventù, a volte però acceca gli sguardi oltre il dovuto; e forse fa credere che qualche centinaio di “mi piace” sul profilo Facebook corrispondano ad altrettanti “ti voto” nelle urne elettorali? Caro Callipo non è così: la piazza virtuale è tutt’altra cosa che quella reale. Se si misurassero, ad esempio, gli pseudo amici in base ai social network saremmo quasi tutti tra i più amati del reame. E poi le alleanze e i sostegni, apparentemente raccapezzati da questa e da quella parte; un guazzabuglio di vecchio” oltre che di nuovo che la gente comune ha imparato a conoscere. Non lo comprenderà, ma lo riconosce: l’elettore è intelligente.

La realtà dei fatti ci dice, invece, che Callipo non ha proprio convinto: non ha convinto la sua comunicazione, non hanno convinto i suoi partner, non ha convinto il suo viso fresco da ragazzotto di provincia; non ha convinto la continua litania “siamo giovani, belli e forti!”. Non convince manco più la fantomatica “rottamazione” della vecchia classe dirigente, che esce dalla porta e si rinfila comunque dalla finestra. Dalla sua tanto quanto da quella altrui. E poi questo continuo parallelismo con l’escalation di Matteo Renzi che invita a credere che basti il dato anagrafico per vincere il titolo di reginetta. La politica, espressione della vita reale, è fatta di sostanza e non di apparenza: quest’ultima vale forse nei reality o nello show business.

Quando si è convinti di voler sfidare qualcuno si farebbe bene, poi, a contare dapprima sulle proprie di forze. Magari allenando per tempo muscoli e mente per prepararsi alla lotta e non confidare - soprattutto - su “amici” dell’ultim’ora sempre pronti alla pacca sulle spalle ma anche al passo indietro se avvertono di buscarle anch’essi.

L’esperienza politica è summa di tutte queste considerazioni e Oliverio “il Dinosauro”, quello che ha vinto, cresciuto a pane e politica, marinaio di lungo corso forgiato tra boline e tempeste, lui la partita l’ha studiata sicuramente a tavolino e la rotta l’ha tracciata con calma ed acume. Anche col coraggio, “sfidando” ad esempio segreterie e premier nazionali scesi anche in Calabria ma a confondere ancor più le acque. E col loro voto 60 dei 110 mila calabresi andati ieri a esprimere il consenso hanno confermato che questa regione vuole proprio un leader forte: stratega e strategico. E anche attempato, che non equivale a rimbambito. L’elettorato chiede certezze e non chiacchiere, progetti e prospettive nel breve e nel lungo periodo. E di menate su Twitter o Facebook se ne occupa forse a fine mese ma quando, tra le altre cose, ha da pagare la bolletta dell’adsl.

Infine una considerazione tecnica è inevitabile. Oliverio stravince nei capoluoghi dove alcune delle segreterie provinciali e dei principali amministratori locali (soprattutto “vecchi”) si sono scoperti “Renziani” e dunque “Callipiani”. Il voto di domenica è stata una vera e propria bocciatura anche per loro che, se avessero un benché minino senso del pudore, dovrebbero fare un passo indietro e rimettere alcune delle loro cariche. Un tempo si faceva così, anche a sinistra: chi sbagliava pagava e si portava a casa i cocci. D’altronde rottamare significa proprio cambiare l’usato ormai inutile. E al suo posto basterebbe anche un “usato sicuro” ma garantito.

V.R.