Precariato: svolto incontro tra l’Italia del Meridione e i lavoratori lsu-lpu calabresi

Calabria Attualità
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A seguito di un incontro tra Giusy Zelesco, responsabile del dipartimento Politche contro la precarietà del movimento L’Italia del Meridione, e un gruppo di lavoratori lsu-lpu calabresi è emerso quanto segue:

“In una Regione obiettivo convergenza, come la Calabria, la situazione dei precari LSU LPU è diventata ormai una storia senza fine."Lo si legge in una nota di Giusy Zelesco di Italia del Meridione.

"Dopo un autunno caldo,- continua la nota - come quello del 2013, si era intravista una luce in fondo al tunnel dei 18 anni di precariato nelle pubbliche amministrazioni. I lavoratori dopo un mese di sciopero ininterrotto avevano sfondato il muro del silenzio e dell’inerzia, da parte dei governi regionali e nazionali, che gravava sul bacino di precariato storico. Il parlamento dopo una serie di emendamenti studiati, modificati e riformulati rispetto alle proposte venute dai lavoratori attraverso le parti sociali, nella legge di stabilità per il 2014 nei commi da 207 a 212 dell’art. 1, stabilisce di destinare alla Regione Calabria € 25 mln per il pagamento delle spettanze arretrate e di competenza per lsu lpu; e € 50 mln per la contrattualizzazione e la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Una conquista che aveva riacceso la speranza nei lavoratori di porre fine all’angoscia del precariato. Ma il Governo regionale non si lascia sfuggire un’occasione d’oro per mettere in atto la solita politica becera e inconcludente che mira solo al mantenimento del potere.

Nella seduta del Consiglio Regionale n. 78 del 19/12/2013 si approva la proposta di legge numero 531/9^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Indirizzi volti a favorire il superamento del precariato di cui al D.L. 31 agosto 2013, n. 101 convertito in Legge 30 ottobre 2013, n. 125”, che poi diventerà Legge Regionale n. 1 del 13.01.2014. Una legge voluta ed approvata all’unanimità, per la quale destra e sinistra reclamano i meriti. La legge doveva recepire i dettati del decreto legge n.101/2013, il quale SOLO per lsu e lpu, di cui alle leggi istitutive nazionali, prevedeva la stesura di un elenco dei lavoratori e non già per altre tipologie di precari creati negli anni dai governi regionali di destra e di sinistra. La FURBATA o PORCATA, come dir si voglia, sta nell’art. 1, comma 5 della L.R. n. 1/2014. Il comma recita: “Al fine di ridurre il numero dei lavoratori impegnati in attività socialmente e di pubblica utilità, di cui alle leggi regionali 15/2008, 28/2008 e 8/2010, destinatari di misure di sostegno al reddito a valere sul bilancio dello Stato e delle Regioni, gli Enti locali possono prorogare i contratti e l’utilizzo di tali lavoratori fino al 31 dicembre 2016 per favorire l’assunzione a tempo indeterminato, anche con contratto di lavoro a tempo parziale”. Con questo comma ILLEGITTIMO non solo si cambia lo status giuridico di lavoratori che non afferiscono al bacino di lsu lpu storico, nato da leggi nazionali, ma si consente loro di accedere alle risorse nazionali che verranno stanziate per quelle figure di lavoratori, creando un danno ai legittimi destinatari. I lavoratori di cui alle leggi regionali 15/2008, 28/2008 e 8/2010 NON SONO LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI E DI PUBBLICA UTILITA’. Essi sono lavoratori entrati a far parte del mondo del lavoro molto dopo degli LSU LPU ed in virtù di leggine regionali. Essi hanno diritto al lavoro, come tutti, ma non possono usufruire di leggi destinate ad altri lavoratori. E’ innanzitutto una questione di legittimità ma anche una questione morale.

La Regione ha intenzionalmente voluto fare un frutto misto e far diventare, illegittimamente, tutti lsu lpu per creare una lotta tra poveri che servirà solo ai baroni della politica di riposizionarsi sugli scranni regionali. Ma l’azione scellerata non finisce con la legge n. 1/2014, nel consiglio regionale del 25 giugno, con la proposta di legge n. 586, si aggiungono ancora altre figure di lavoratori, afferenti sempre alla legge n. 28/2008 e di cui tutti noi conosciamo l’origine. La proposta diventerà L.R. n. 12/2014 che modifica ed integra la L.R. n. 1/2014. Il paradosso è che la stessa Giunta Regionale a maggio 2013 approva la delibera n. 160 nella quale effettua una ricognizione del precariato calabrese. Il documento elenca, con chiarezza, le figure e i numeri dei lavoratori interessati. Ma solo dopo pochi mesi ribalta quella delibera e legifera in maniera elettoralistica, illegittima e immorale. I lavoratori lsu ed lpu della Regione Calabria, dopo 18 anni di lotte e precariato, non possono permettere tutto questo e oggi lotteranno più che mai per i loro diritti.

Infatti molte le azioni intraprese per scongiurare l’ennesima beffa ai loro danni. Le azioni mireranno a conoscere il motivo del ritardo dei pagamenti delle spettanze 2013, nonostante il trasferimento dei 25 mln di euro sia avvenuto da parte della Ragioneria Generale dello Stato, ormai da mesi. Riguardo a questo, i rumors dicono che le risorse siano state destinate ai lavoratori della forestazione. Dunque in caso di mancate o insufficienti risposte si procederà con esposto alla Procura della Repubblica. Altro interrogativo è l’emanazione dei decreti attuativi della legge di stabilità per la contrattualizzazione e la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili di cui al D. Lgs. 468/97 integrato e modificato dal D. Lgs. 81/2000 e dei lavoratori di pubblica utilità di cui al D. Lgs. 280/97, attraverso l’utilizzo dei 50 mln di euro. Il ritardo, si è ormai capito che, è dovuto in gran parte alle manovre scellerate della Giunta regionale di rendere beneficiari tutti i precari calabresi ma di non consentire, in realtà, alcuna stabilizzazione se non quella delle loro poltrone. Tutti, però, sappiamo - conclude la Zelesco - che non si fanno i conti senza l’oste!”