Blitz di Barbanti (M5S) all’Annunziata, “situazione insostenibile”

Cosenza Salute
L'ispezione

Blitz a sorpresa del deputato del Movimento 5 Stelle Sebastiano Barbanti all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. Il parlamentare, accompagnato dal consigliere M5S al Comune di Rende, Domenico Miceli, e dagli attivisti Giuseppe Scarcello e Diego Segreto, ha voluto ispezionare dal “vivo” la situazione al collasso che vive il nostro Hub provinciale.

“Una situazione di snervamento generale che si è resa palese già a partire dal “famoso” pronto soccorso, Dea – (Dipartimento di Emergenza e di Accettazione di II livello) del nosocomio cittadino. Un pronto Soccorso di nuova costruzione ma con delle pecche non trascurabili: per esempio, come fa ad essere concepito un Ps moderno con dei camminamenti interni quasi chilometrici che lo separano dai punti nevralgici delle chirurgie?

Il Dea, come concezione teorica dovrebbe garantire dei flussi veloci per le prestazioni in emergenza, e qua ci dicono che il range di attesa dei codici è rispettato nei termini ragionevoli delle prestazioni d’urgenza ospedaliere: bianco… circa tre ore, giallo… 20 min., per il rosso ci rassicurano che l’ingresso alle cure è immediato! Tuttavia, il nostro sguardo si è fermato alle stanze dove in genere vengono stabilizzati i pazienti, per poi, dopo un breve periodo di osservazione, – max tre giorni – destinati ai reparti. Ma la realtà si dice che sia diversa dalla teoria, infatti, nelle stanze cui ci siamo soffermati, i letti, tripli e quadrupli erano stracolmi di utenti in attesa di accettazione nei vari reparti. E così il pronto soccorso di Cosenza, nonostante sia stato da poco inaugurato dalla giunta Scopelliti in pompa magna, invece di fungere da “corridoio veloce” verso i reparti, si dimostra, in pratica, cul – de - sac dell’intera struttura con parcheggi dei malati sino allo sblocco dei posti letto, come le vecchie e desuete astanterie d’un tempo.

Tutto ciò, malgrado gli sforzi immani degli operatori sanitari, medici e paramedici, i quali fronteggiano un ingresso giornaliera sulle 300 persone e annuale, all’incirca, sui 100.000 individui, con una forza lavoro di 19 medici in organico.

È stato scioccante visitare un reparto “strategico” per importanza, quale quello della “Chirurgia Pediatrica”, e conoscere un medico primario donna che, solamente per il suo spirito umanitario e battagliero, è riuscito a dare alla sua divisione una aurea di efficienza e di accoglienza. Ci ha mostrato le suppellettili, le pitturazioni dei muri, alcuni mobili sia da studio medico che da cucina, interamente finanziati da qualche benefattore e associazioni. Le chirurgie funzionano per gli interventi importanti e complessi, quali quelli a carattere oncologiche, mentre quelle “generali” o di piccola chirurgia vengono affrontati con liste di attese anche superiori ai 12 mesi.

Insomma, reparti monchi e depotenziati per le ottime capacità e potenzialità del personale tutto. Abbiamo notato demoralizzazione e distacco come se a tanti medici avessero tarpato le ali e li avessero privati di qualcosa: in effetti, i chirurghi vorrebbero qualche sala operatoria in più e l’appoggio, il supporto fattivo, di qualche anestesista in più!

In conclusione tutto l’ospedale è sottodimensionato come personale medico e infermieristico, la struttura vecchia, quella originaria e dove si concentrano i reparti più importanti è ‘ fatiscente e non consona a supportare i 155 comuni che gravitano, a livello assistenziale, sulla schiena di un Hub che Hub non è. Basti pensare che non vi è una Pet, e non vi è cardiochirurgia, e coloro che devono fare esami di imaging impegnativi per tracciare cellule tumorali, sanno molto bene che devono affrontare viaggi anche extraregionali per eseguirne le prescrizioni. Il degrado non manca: ambienti non climatizzati, sporcizia in alcuni arredi controllati, standard igienici generali scadenti.

“La politica – dice Sebastiano Barbanti - ridimensioni il suo ruolo all’interno della sanità e faccia il mea culpa per i danni provocati agli utenti e al personale medico. Il diritto alla salute delle persone non può essere subordinata ad un budget economico e non si può utilizzare questo settore per creare clientele e perpetrare così il potere politico”.

“Bisogna agire subito per non perdere quel continuum di professionalità che è sempre stato il fiore all’occhiello dell’Annunziata – dice Domenico Miceli - dopo 20 anni e più di malapolitica, sono evidenti i guasti provocati dalla gestione partitica della sanità calabrese. È necessario un cambio di marcia”.