Papa Francesco, la scomunica dei mafiosi e i trenta denari del “Sistema” colluso

Calabria Cronaca Vincenzo Ruggiero

"Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune".

Ma è solo la ‘ndrangheta, questo? È solo la mano armata di assassini e criminali a doversi far carico del peccato? Se si volesse leggere più a fondo nelle parole di Papa Francesco, il messaggio lanciato da Sibari avrebbe anche qualche altro destinatario. Che ascoltando, probabilmente, avrà pure applaudito e annuito.

Ben più di quelli che si può immaginare sono coloro ai quali le parole di Bergoglio devono giungere, in una terra in cui il “malaffare” (se qualcuno l’avesse dimenticato) convive, cammina a braccetto, strizza l’occhio e riempie i portafogli di un “Sistema” che passa da istituzioni corrotte ad economie colluse.

Il malaffare non è solo negli assassini brutali del piccolo Cocò Campolongo o dell’innocente Dodò Gabriele. Il malaffare è nel “Sistema”, appunto, che ha consentito e che continua a consentire alla ‘ndrangheta e al marciume di continuare a prosperare; sostituendosi, insinuandosi, avvolgendo le cose pubbliche come anche alcune “cose private”. Che elargisce favori, appalti, concessioni e prebende.

Iscariota che per trenta denari ha “venduto” (e svenduto) la propria terra e la propria coscienza; il futuro dei figli altrui, il presente degli umili e degli onesti di “periferia”. Un sistema che è ben lontano dal pentimento e dalla redenzione. Checché ne pensi il Santo Padre. O qualche illuso ottimista.

Allora ben vengano le (altre) parole di Francesco: “Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”.

Forse nella Chiesa (più che nella fede) risiede l’ultima speranza di una terra ormai lassista e rassegnata?

È per questo che val la pena (ed a scanso di equivoci) rammentare le parole lanciate, poco più di un mese fa, invece, da Monsignor Galantino ai sui preti, ammonendoli di non farsi incantare, anche loro, dalle Sirene del Sistema, facendosi portatori di voti anziché di fede.

“Lasciate che crollino le chiese, lasciate che crollino i saloni, ma non si fanno queste cose … Spero di non essere costretto e soprattutto spero che non siano costretti i nostri fedeli, ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, con partiti o movimenti politici. È bene che sappiamo, una volta per tutto, che chiunque vede il vescovo o un sacerdote impegnarsi nell’orientare o influenzare il voto ipotizza una sola cosa: l’interesse personale o la ricerca di favoritismi di varia natura”.

Aggiunse Galantino: “Preferisco che non si realizzino opere ex novo o che non si sistemino strutture se questo deve essere la contropartita, diretta o indiretta, di un impegno di sacerdoti durante le elezioni a favore di Tizio, di Caio o di Sempronio”.

Che non si realizzino opere ex novo o sistemino strutture, se non si vuole cadere nel vortice del favoritismo! Le parole del vescovo di Cassano insieme a quelle del Vescovo di Roma, dovrebbero dunque risuonare ininterrottamente nelle menti e nelle coscienze di chi è deputato a tutelare gli interessi pubblici, e non tanto quelli privati.

"Voi, cari giovani - ha detto ancora Papa Francesco - non lasciatevi rubare (anche, ndr.) la speranza! Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello". "Grazie a Dio - ha rassicurato - ci sono tanti segni di speranza nelle vostre famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti ecclesiali".

Ai giovani, dunque: è il momento di prendere in mano il vostro destino. La Chiesa, parola di Bergoglio - il papa “diverso” - c’è e sosterrà. Ma se non si inizia da subito un percorso di cambiamento il “Sistema” continuerà inesorabilmente a fagocitare qualsiasi speranza ed opportunità. Ricordiamocelo quando saremo richiamati alle urne per sostituirlo perché, come ha concluso Francesco: “l'impegno politico e amministrativo .. è un servizio al bene comune”.

V.R.