Mobilità sanitaria, 306 mila “viaggi della speranza”

Calabria Salute

Si riducono i ricoveri fuori regione del 12,4% rispetto al 2009. Giro d’affari complessivo per 1,8 miliardi di euro, ben 460 milioni spesi dalle famiglie per l’assistenza extra-regione dei pazienti ricoverati.

A tanto ammonta il costo della mobilità che coinvolge ogni anno circa 60 mila cittadini calabresi che "emigrano" in altre aree per farsi curare. Quattro le regioni più gettonate: Lazio, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna. Mobilità in entrata per circa 40 mila persone con un credito di oltre 136 milioni di euro. È quanto emerge da uno studio sulla mobilità sanitaria in Calabria realizzato dall’Istituto Demoskopika che ha analizzato il quinquennio che va dal 2009 al 2013.

Sono quasi 306 mila i calabresi che hanno migrato dal loro luogo di residenza per farsi ricoverare in un'altra regione originando una spesa sia per il sistema sanitario calabrese, sia per le famiglie quantificabile in quasi 1,8 miliardi di euro. Poco meno di 460 milioni di euro per l’assistenza dei familiari ai calabresi ricoverati fuori regione.

Nel 2013, il saldo economico tra la mobilità attiva, cioè le prestazioni erogate da strutture calabresi a cittadini residenti in altre regioni e la mobilità passiva, ossia le prestazioni erogate in altre regioni per residenti in Calabria, si è attestato a poco meno di 252 milioni di euro a debito per il sistema sanitario calabrese compresi i saldi degli anni precedenti.

La Calabria, inoltre, ha ospitato nelle proprie strutture ospedaliere e sanitarie circa 40 mila utenti provenienti da altre regioni spostando in “attivo” oltre 136 milioni di euro. Si riducono, infine, i ricoveri fuori regione del 12,4% rispetto al 2009.

Meno mobilità ma più dispendiosa. La spesa, infatti, ha registrato un incremento di poco meno di 22 milioni di euro dal 2009 (+8,4%), paradosso solo apparente: aumenta l’attrattività dei “pazienti emigrati” calabresi verso le cure di alta specialità e di eccellenza, le più ricercate ma anche le più onerose. È quanto emerge da uno studio sulla mobilità sanitaria in Calabria realizzato dall’Istituto Demoskopika che ha analizzato il quinquennio che va dal 2009 al 2013.

«Nel quinquennio analizzato – dichiara l’economista e autore dello studio, Raffaele Rio – circa il 20% dei ricoveri è avvenuto fuori dalla Calabria ma a spese della Regione. Accanto alla mobilità motivata da ragioni strettamente sanitarie esiste una migrazione correlata ad altri fattori, quali, primi fra tutti, la carenza di servizi essenziali o la sfiducia verso quelli esistenti.

Non vanno trascurate, nemmeno, le motivazioni di carattere prettamente soggettivo, come, per esempio, ragioni di tipo familiare, o di localizzazione del comune di residenza. Ad ogni modo, - continua Raffaele Rio - ciò ha comportato e comporta enormi disagi per ciascun calabrese costretto a recarsi in un’altra regione per ricevere una prestazione sanitaria e per le famiglie chiamate ad assistere il loro congiunto.

Un costo sociale certificato da una saldo a debito per la Calabria che, soltanto per i ricoveri, non è mai sceso mediamente sotto i 240 milioni di euro dal 2009 al 2013. Il sistema sanitario calabrese – conclude Raffaele Rio – anche attraverso la messa in campo di mirati atti da parte delle aziende sanitarie, dovrebbe concentrare l’attenzione sui settori che mostrano maggiore mobilità passiva per realizzare, da un lato, un'attrattività dalle regioni limitrofe e ridurre, dall’altro, il rilevante tasso».

Le direttrici di fuga: 6 ricoveri su 10 in sole quattro regioni. La dinamica dei flussi di mobilità passiva extraregionale evidenzia come i cittadini calabresi si rivolgano prioritariamente verso le strutture sanitarie del nord e del centro Italia.

Nel quinquennio osservato il flusso migratorio ospedaliero si è diretto principalmente verso il Lazio con 66.672 ricoveri pari al 21,8% del volume complessivo della mobilità passiva, la Lombardia con 51.763 ricoveri pari al 16,9% del totale, la Sicilia e l’Emilia Romagna rispettivamente con 43.841 (14,3%) e 33.920 ricoveri (11,1%). Complessivamente queste quattro Regioni hanno erogato oltre il 64% dei ricoveri in mobilità passiva della Calabria. A seguire Toscana con 25.071 ricoveri (8,2%), Puglia con 18.978 ricoveri (6,2%), Basilicata con 13,589 ricoveri (4,4%) e Piemonte con 11.780 ricoveri (3,9%).

Perché i calabresi vanno fuori a curarsi? Principalmente per ricoveri acuti in regime ordinario nel 66,5% dei casi. A seguire i ricoveri in day hospital (28,9%), i ricoveri in riabilitazione ordinaria (4,3%) e, infine, per lungodegenza (0,3%).

Mobilità sanitaria: si riducono i ricoveri fuori regione. Tra pazienti in uscita e in entrata, la Calabria, anche se in tendenziale miglioramento, ha “perso” 266.148 pazienti. Migliora il dato sulla mobilità passiva: dal 2009 al 2013, il numero dei ricoveri fuori regione è complessivamente diminuito di circa 8.100 casi, pari ad una riduzione del 12,4%, passando dai 65.240 “assistiti” calabresi in strutture ospedaliere extra regionali del 2009 ai 57.160 pazienti stimati nel 2013 dall’Istituto Demoskopika.

Quindi, un tendenziale decremento nell’arco temporale analizzato: nel 2010, elaborando i dati del Ministero della Salute, i ricoveri fuori regione sono stati 62.980 con una riduzione di 3,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, nel 2011 poco più di 61.000 (-3,1 rispetto al 2010), nel 2012, infine, i ricoveri hanno raggiunto il numero di 59.279 (-2,8% rispetto al 2011).

Gli indici della mobilità: “fuga” al 17,5%, attrazione al 2,3%. L’indice di “fuga” che misura, in una determinata regione la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni, sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali, è in Calabria pari al 17,5%. Al contrario, l’indice di “attrazione” che indica la percentuale, in una determinata regione, dei ricoveri di pazienti residenti in altre regioni sul totale dei ricoveri registrati nella regione stessa, in Calabria è pari al 2,3%.

Assistenza ai pazienti “emigrati”: le famiglie spendono oltre 90 mln di euro all’anno. La Calabria, dal 2009 al 2013, ha sostenuto costi per mobilità passiva pari a 1.352 milioni di euro. Ha realizzato poco più di 136 milioni di euro di ricavi per mobilità attiva con un saldo complessivo della mobilità negativo pari a 1.216 milioni di euro: - 228 milioni di euro nel 2009, -247 milioni di euro nel 2010, - 239 milioni di euro nel 2011.

E, ancora, nell’ultimo biennio, -250 milioni di euro nel 2012 e – 252 milioni di euro nel 2013. A questo va aggiunto il costo sociale anche dei familiari dei pazienti calabresi “emigrati” in un’altra regione per curarsi: l’Istituto Demoskopika ha stimato il disagio economico delle famiglie calabresi in oltre 6 milioni di notti per una spesa di circa 460 milioni di euro.