Maxi truffa nel vibonese, nove arresti

Vibo Valentia Cronaca

La Guardia di Finanza di Vibo Valentia, insieme alla polizia, sta eseguendo 9 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di aver perpetrato, in concorso tra loro, una maxi truffa di oltre 8 milioni di euro a danno della Regione Calabria, dello Stato e dell’Unione Europea.

08:27 | Tra i nove arrestati risulterebbero anche dei funzionari della stessa Regione Calabria e della Provincia di Vibo Valentia per una frode che riguarderebbe una presunta indebita percezione di incentivi per il lavoro. In manette anche dirigenti di una società che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti a Vibo.

I particolari dell’attività, denominata operazione Bis in Idem, saranno resi noti nel corso di una conferenza indetta alle 11.30, dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, negli uffici della stessa Procura e alla alla presenza, tra gli altri, del Questore Angelo Carlutti e del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Paolo Valle.

11:32 | L’attività investigativa scaturisce da un’ispezione avviata nel corso del 2012 dalla Direzione Regionale del Lavoro riguardo alcune aziende, operanti nel territorio della Calabria, che erano risultate beneficiarie della Cassa Integrazione Guadagni in deroga e l’eventuale impiego degli stessi lavoratori durante i periodi di fruizione dei benefici di CIG in deroga; nella prima fase si sarebbe accertato non soltanto come alcune di queste ditte avessero dipendenti collocati in cassa integrazione e, nel contempo, risultassero assegnatarie di altri benefici economici “per il mantenimento dei livelli occupazionali”, ma anche una presunta illegittimità dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria.

"Il rapporto tra la cassa integrazione in deroga e gli incentivi occupazionali, ed il superamento della loro incompatibilità - sottolineano gli inquirenti - è apparso da subito strano in quanto per entrambi è radicata la competenza del 'Dipartimento 10 dell’Assessorato al Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria - sede di Catanzaro' organismo preposto all’erogazione e vigilanza".

In questo contesto alcune aziende si sarebbero inserite riuscendo ad ottenere una cospicua erogazione di finanziamenti in realtà non dovuti. Tutto ciò sarebbe stato possibile, nel tempo, proprio grazie ad una fitta rete di complicità di amministratori e funzionari, "in spregio - affermano gli investigatori - alla salvaguardia delle reali esigenze pubblicistiche di cui avrebbero dovuto rappresentare insuperabile presidio, e con la compartecipazione di alcuni addetti alle principali organizzazioni sindacali".

Da qui le indagini sviluppate dalle Fiamme Gialle di Vibo Valentia con la collaborazione di personale della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Vibo Valentia, che hanno portato alla scoperta della maxi truffa.

Tali azioni configurano i reati previsti e puniti dagli artt. 81, 110, 640 bis c.p., perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, sarebbe stato indotto in errore l’ente Regione Calabria, utilizzatore dei fondi POR 2003-2007, nonché la CEE, ente finanziatore, procurando un ingiusto profitto rappresentato dall’ottenimento e dal mantenimento del contributo, in violazione delle condizioni di ammissibilità ed in misura superiore al limite massimo pari al 50% del costo del lavoro (dovendo il residuo 50% essere comunque a carico dell’impresa, quale cofinanziamento privato), con un corrispondente danno per il Fondo Sociale Europeo.

Per queste azioni, oggi, sono stati eseguiti i provvedimenti coercitivi della custodia cautelare in carcere nei confronti delle 6 persone e degli arresti domiciliari nei confronti di altre 3. L’esecuzione dei provvedimenti è affidata alla guardia di finanza insieme alla polizia.

La Gdf ha inoltre eseguito su tutto il territorio nazionale - in particolare a Vibo Valentia, Catania, Catanzaro, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Siena - un decreto di sequestro (ai sensi degli art. 321 e 322 ter c.p.p.) di beni e conti correnti e quote sociali riconducibili alla società coinvolta nonché i beni ed i conti correnti personali dei soggetti indicati, in relazione proprio alle ipotesi delittuose contestate e di un profitto, frutto presumibilmente della truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e pari a esattamente 8.237.867,12 euro.

Quattro funzionari pubblici sono stati, inoltre, invitati a rendere un interrogatorio propedeutico all’applicazione della misura cautelare personale dell’interdizione dall’esercizio del Pubblico Ufficio.