Trasporti, Ciccone: “Dato drammatico relativo alla Calabria”

Calabria Infrastrutture

“Dalla ricerca dell’Istituto Tagliacarne sulla dotazione infrastrutturale delle regioni e delle province italiane, pubblicata dal Sole 24 Ore, emerge un risultato che evidenzia il dato drammatico relativo alla Calabria, che è terzultima tra le regioni italiane, a conferma dello storico gap infrastrutturale che ha frenato lo sviluppo del territorio e ne ha aumentato il divario con le aree forti del Paese. - È quanto afferma in una nota Antonio Salvatore Ciccone (Pd-RC), Responsabile provinciale Trasporti e Infrastrutture - Eppure, un’inversione di rotta è possibile, pure nella ristrettezza delle risorse, con una amministrazione efficiente e una politica che sa guardare, in una visione di prospettiva, all’interesse generale della collettività.

“L’analisi realizzata dall’importante istituto economico, ha esaminato la dotazione infrastrutturale dei territori italiani sia secondo parametri tradizionali - strade, autostrade, ferrovie, acquedotti -, sia secondo criteri più ampi, relativi a strutture scolastiche, sanitarie, teatri, biblioteche, dotazioni telematiche, ponendo particolare attenzione non solo alla quantità delle opere, ma soprattutto alla qualità della ricaduta delle infrastrutture sul territorio”.

La Regione Calabria, negli ultimi anni, ha invece accettato l’antica logica delle distribuzioni a pioggia, e non ha saputo puntare sulla qualità della spesa, rinunciando così alla possibilità di destinare le risorse disponibili alla realizzazione di opere e infrastrutture utili allo sviluppo economico e sociale, della comunità: come le grandi e piccole opere viarie necessarie a ricucire il territorio, e reti migliori e servizi di qualità per una mobilità sostenibile. – Prosegue la nota - Ciò contrasta fortemente con la consapevolezza e l’indirizzo nazionale secondo cui le regioni hanno acquisito nuove responsabilità e nuovi poteri che, a differenza del passato, consentono loro di incidere in maniera determinante sulla programmazione dei trasporti pubblici locali e sulla pianificazione e realizzazione delle infrastrutture.

La politica dei trasporti su scala Regionale deve ridisegnare le reti, mediante l'ammodernamento di quelle esistenti e la realizzazione di opere destinate a creare nuovi itinerari per i flussi di traffico che interessano la regione, e a incrementare e migliorare i servizi mediante azioni di indirizzo, programmazione e regolazione diretta.

Le azioni regionali devono quindi rivolgersi:

- alla realizzazione delle grandi infrastrutture viarie e ferroviarie programmate, a partire da quelle più rilevanti sotto il profilo strategico e/o più avanzate in termini di progettazione e procedure di approvazione.

- alla riforma dell'intero trasporto pubblico regionale, basata sul principio che un regime di concorrenza regolata possa meglio garantire efficacia, efficienza e qualità dei servizi, sia ferroviari che su gommato.

- allo sviluppo coordinato del sistema aeroportuale Calabrese nei suoi diversi scali (Reggio Calabria, Lamezia T., Crotone), per incrementarne le potenzialità complessive di servizi offerti e per migliorarne l'accessibilità.

- allo sviluppo della navigazione come modalità di trasporto delle merci, dei passeggeri, e a fini turistici.

- all'elaborazione di una strategia complessiva tesa a migliorare la sostenibilità ambientale della mobilità e a ridurre gli effetti inquinanti, particolarmente in ambito urbano: azioni coordinate con gli enti locali, risorse destinate al rinnovo del parco mezzi circolante e allo sviluppo di infrastrutture destinate a incentivare l'uso del mezzo pubblico (parcheggi, metropolitane di superficie e tram, strade e corsie protette).

- a nuove modalità di distribuzione delle merci basate sull'incremento dell'intermodalità strada-ferrovia, su adeguate infrastrutture (raccordi ferroviari, parcheggi), su provvedimenti organizzativi e gestionali (rinnovo parco veicoli, contributi a favore dei trasporti alternativi alla strada, sviluppo di telematica e informatica, supporto all'e-commerce).

In tutto questo un ruolo determinante per la nostra Regione e la nostra Area, lo gioca il Porto di Gioia Tauro, con le sue strutture ed attività.

Il terminal contenitori del porto di Gioia Tauro sta fronteggiando un minor volume di traffico disponibile, in un contesto di eccesso di offerta, in un mercato reso distorto dalla concorrenza dei porti sulla sponda africana del Mediterraneo, i cui costi sia di gestione (personale, concessioni, energia) sia fiscali (tasse di ancoraggio e rimorchio), rappresentano una alternativa economicamente più conveniente, per le grandi compagnie di navigazione. – Continua il responsabile provinciale Trasporti e Infrastrutture - Sono necessari politiche di investimento finalizzati alla riduzione del gap competitivo ed alla continuità produttiva fino al momento in cui le società terminalistiche riusciranno ad essere nuovamente competitive e basarsi solo su logiche di mercato.

Il mercato di riferimento nel quale opera lo scalo di Gioia Tauro, così come Cagliari o Taranto comprende l’intero bacino del Mediterraneo sul quale si affacciano i paesi del Nord Africa la cui concorrenza nei prossimi anni sarà crescente, nonostante gli attuali eventi di instabilità politica.

Inoltre la concorrenza tra i porti di puro transhipment è influenzata da una serie di disomogeneità, che le hanno rese ormai insostenibili da parte delle aziende che operano nel porto di Gioia Tauro, così come a Taranto o Cagliari.

In particolare, gli elementi che maggiormente determinano la minore competitività sono:

1) disomogeneità del costo del lavoro;

2) disomogeneità della tassazione sui vettori;

3) peso delle accise sull’energia e sui carburanti.

Infine i costi che le compagnie di navigazione sono disposte a pagare non permettono ai porti italiani di competere alla pari con quelli Nord Africani, dove:

- i costi operativi e infrastrutturali sono notevolmente più bassi;

- i vincoli legislativi sulla sicurezza e sull’ambiente sono più tolleranti;

- non sono applicate tasse sui profitti nei primi anni di avvio dell’attività e, anche

successivamente, i tassi sono significativamente più bassi;

- i costi energetici sono inferiori;

- l’orario di lavoro prevede 44 ore settimanali.

In conclusione, - chiosa Ciccone - riteniamo senza alcun dubbio che una Nazione, una Regione, che voglia competere a livello mondiale deve poter contare su di un moderno ed efficiente sistema della mobilità delle merci e delle persone, elemento essenziale per il rilancio economico, occupazionale e industriale, ed in questa direzione, con questo indirizzo, vogliamo impegnarci.”