Associazione Nazionale Carabinieri “Arruzzo” alla Messa pasquale interforze

Catanzaro Attualità

Nella Basilica dell'Immacolata di Catanzaro, lunedì scorso, è stata celebrata la S. Messa Pasquale Interforze da S.E. Mons. Santo Marcianò, da circa sei mesi nominato ordinario militare in Italia.

L'Associazione Nazionale Carabinieri, sezione “Giuseppe Arruzzo”, di Catanzaro ha colto l'invito del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Generale di Brigata Aloisio Mariggiò, e ha partecipato alla celebrazione solenne che è stata occasione non solo per dare il benvenuto a mons. Marcianò, ma anche per riflettere e fare proprio il messaggio spirituale lasciato dall'arcivescovo in prossimità della Santa Pasqua. “Se vogliamo comprendere l'Amore bisogna guardare al Figlio di Dio. È così che comprenderemo la solidarietà, il dare la vita per l'altro: capiremo quello che l'Amore chiede ed è”.

La A.N.C. “Arruzzo” ha condiviso la meditazione e l'esortazione dell'ordinario militare a pregare affinché Gesù doni il suo cuore. Un cuore sia divino che umano, attraverso cui, come ha tenuto a precisare mons. Marcianò, si può riuscire ad amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e allo stesso tempo il prossimo come se stessi.

Mons. Marcianò, nominato a soli 46 anni arcivescovo da Benedetto XVI e destinato alla guida dell'arcidiocesi di Rossano-Cariati, è oggi a 54 anni l'arcivescovo più giovane d'Italia. E è per di più calabrese. Dunque molto attaccato alla sua terra, che ritiene bisognosa di cure, tanto che nella nuova configurazione territoriale pastorale ha reso la Calabria una zona a sé stante. È stata una grande gioia e soddisfazione, per la sezione catanzarese, potergli dare il benvenuto e poterlo accogliere, insieme a tutte le forze e i corpi armati e non armati statali della provincia catanzarese e a tutte le associazioni d'Arma e combattentistiche, nella sua prima visita ufficiale.

Un pastore, una guida, come lui stesso si è definito, del quale la A.N.C., anche se in un lasso di tempo molto breve, ha potuto notare la grande umanità e disponibilità. E il sorriso. Un sorriso eloquente. Che, più delle parole, induce coloro che lo incontrano a non arrendersi dinnanzi alle difficoltà e a mantenere la speranza. E soprattutto ad agire insieme per il bene comune, come in una grande e sola famiglia.

Mons. Marcianò ha, infatti, nel corso della sua omelia, sottolineato l'unità della famiglia militare, l'unità della forze armate. Ma ha anche evidenziato l'importanza dell'assistenza spirituale, affermando che i cappellani, così come tutti i presbiteri, sono dei servi del Vangelo, punti di riferimento prima di tutto umano, fraterno e poi di fede.

L'ordinario militare, richiamando l'individualismo ormai imperante e la scarsa considerazione dell'altro, ha esortato a riappropriarsi dell'umanesimo che è relazione. E ha indicato nelle forze dell'ordine e di polizia i punti di riferimento per il recupero dell'umanesimo. Un esempio per la società civile e politica.

L'A.N.C. si associa al pensiero del generale Mariggiò che, al termine della celebrazione eucaristica, ha ringraziato mons. Marcianò per il momento di crescita personale e comunitaria donato, invitandolo a tornare nelle caserme dove si ha bisogno di lui e delle sue raccomandazioni. Arrivederci monsignore.