Droga, rapine ed estorsioni: “All inclusive”, 23 arresti. In manette anche “insospettabili”

Catanzaro Cronaca

La Squadra Mobile di Catanzaro ha tratto in arresto 23 persone ritenute responsabili della gestione del narcotraffico nel Capoluogo calabrese, con canali di rifornimento in tutta la regione.

LE INDAGINI coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia, avrebbero consentito di sgominare le organizzazioni a cui capo vi sarebbero soggetti considerati “di spessore criminale” e che si sarebbero avvalsi, a loro volta, di persone giovanissime e di indole particolarmente violenta, che erano impegnate anche in rapine ed estorsioni.

Tra gli arrestati anche degli “insospettabili” che avrebbero fornito lo stupefacente ad una clientela d’élite della città: come un avvocato del Foro di Catanzaro, Gennaro Corea, 35 anni, che - secondo gli investigatore della squadra mobile, diretta da Rodolfo Ruperti - avrebbe utilizzato una barca di sua proprietà per non destare sospetti nello smercio della droga a persone della cosiddetta “Catanzaro bene”. Coinvolto anche un carabiniere in servizio alla Procura generale di Catanzaro, Mario Russo, e ritenuto la presunta talpa in Procura nell’inchiesta Why Not.

Le indagini sono state svolte nell’ambito dell’operazione “All Inclusive“ ed avrebbero consentito di accertare che i soggetti più giovani dell’organizzazione, in diverse circostanze, per procurarsi somme di denaro per l’approvvigionamento di droghe non avrebbero avuto remore ad effettuare oltre diversi furti ed una rapina ad un gestore di una tabaccheria del Quartiere Janò di Catanzaro che, nel novembre 2012, si era visto costretto a consegnare l’incasso della giornata di circa 5 mila euro, a due persone armate di pistola che si erano allontanate a bordo di altra autovettura condotta da un complice.


I NOMI DELL’INCHIESTA

Maurizio Anastasi, Giuseppe Barbuto, Alfredo Benincasa, Maurizio Colicchia, Gennaro Corea, Massimo Fazio, Vittorio Garcea, Santo Grande, Andrea Granato, Antonio Gualtieri (detto Cucuzza), Gheorghe Liciu (detto Giorgio), Alessio Melina, Lorenzo Merante, Antonio Nisticò, Giuseppe Palaia, Filippo Potenza, Massimo Purcaro, Domenico Rubino, Giovanni Russo; Mario Russo, Stefano Sestito, Antonio Scozzafava, Gennaro Alessio Spagnolo, Giuseppe Tolomeo (detto "u barone"), Fabio Valentino.


I DETTAGLI DELL'INCHIESTA

13:00 | Le organizzazioni facevano capo a due distinti gruppi. La prima era guidata da Antonio Scozzafava, 51 anni, e da Stefano Sestito, 25, e aveva tra i suoi più attivi "azionisti" l'avvocato Corea. Il gruppo si riforniva a Gioia Tauro, nella Locride ed a Isola Capo Rizzuto e curava lo smercio attraverso vari giovani inseriti nel mondo delle discoteche , in alcune delle quali lavoravano come buttafuori. A rifornire la clientele d'e'lite era, invece, l'avvocato Corea. La seconda organizzazione era guidata da Antonio Gualtieri, alias "Cucuzza", 42 anni, ritenuto dagli investigatori come "il boss degli stupefacenti".

Il capo della Mobile, Ruperti, ha spiegato che il primo gruppo si era organizzato anche con giovani particolarmente violenti, riuscendo ad acquistare sulla piazza di Isola Capo Rizzuto anche 100/200 grammi di cocaina a settimana. Per quanto concerne il secondo gruppo di spaccio, è stato ricostruito grazie ad alcune telefonate nelle quali emerge la paura particolarmente forte da parte di alcuni protagonisti per una partita di droga non pagata. Ed è in alcune di queste telefonate che si inserisce anche il carabiniere Russo, in servizio fino ad alcuni mesi fa nella Procura della Repubblica di Catanzaro. In un caso, il militare dell'Arma è anche accusato di estorsione, per avere minacciato un uomo nel tentativo di8 recuperare i soldi per la droga non pagata. In un'altra intercettazione è finito anche il pestaggio di un barista che non aveva pagato la droga acquistata. Molti i sequestri di droga che hanno dato riscontri alle indagini. Durante la fase esecutiva delle ordinanze, sono state sequestrate 41 cartucce calibro 22, 3 cartucce da fucile calibro 12, 1.524 grammi di marijuana, 4 grammi di hashish, 97 grammi di sostanza da taglio, 3 bilancini di precisione e 45mila euro in contanti custoditi in una cassaforte.

"Quando ci si accorge che persone che lavoravano con te finiscono in certe cose, non e' una condizione che può farti piacere, anche a livello personale". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, nel corso della conferenza stampa che si è svolta nella Questura di Catanzaro, commentando l'arresto del carabiniere Mario Russo, fino ad alcuni mesi fa in servizio in Procura a Catanzaro, nell'ambito dell'operazione antidroga "All Inclusive" condotta dalla squadra Mobile. "La legge - ha aggiunto - assicura uguaglianza per tutti, e tutti quelli che commettono reati devono essere trattati allo stesso modo".

Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, nel corso della conferenza stampa che si e' svolta in Questura, ha spiegato che l'operazione "dimostra come la città di Catanzaro sia considerata tranquilla per la scarsa presenza di sodalizi della criminalità organizzata, ma sono poi attivi gruppi delinquenziali di altro genere". Anche il questore Vincenzo Carella ha evidenziato che ci e' e' trovati di fronte a "due gruppi criminali che gestivano la rete dello spaccio e fornivano due fasce distinte di acquirenti nel capoluogo". Il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo si è soffermato sulla "diffusione massiccia di droga che c'è in questa città e che crea problemi alla salute dei giovani". Lombardo ha dichiarato ancora: "Non c'erano rapporti tra i due gruppi, se non sul fatto che il prezzo della droga era calmierato, perchè si erano messi d'accordo sui prezzi".

Il procuratore Lombardo ha anche lanciato una proposta sugli assetti della polizia di Stato a Catanzaro: "Vista la grande mole di lavoro portata a termine, è necessario - ha detto - che il posto di capo della squadra Mobile sia diretto da un dirigente di primo livello, che permetterebbe anche un potenziamento in termini di uomini".

Il capo della squadra Mobile, Rodolfo Ruperti, ha ricostruito l'operazione: "Siamo partiti da attività tecniche, scoprendo che programmavano ogni giorno rapine e furti che, spesso, non venivano portate e a termine per l'arrivo sul posto di pattuglie della polizia".

"Vado via con rammarico, quella fatta qui a Catanzaro è un'esperienza irripetibile". Lo ha detto il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a margine della conferenza stampa che si è svolta in Questura a Catanzaro, in attesa del suo definitivo trasferimento alla Procura di Napoli, dove proseguirà con l'incarico di procuratore aggiunto. Dopo quattro anni di servizio nel capoluogo calabrese, e un duro contrasto alla criminalità organizzata in tutto il distretto, Borrelli ha voluto salutare i giornalisti affermando: "C'è stata la diretta percezione di quello che si faceva, grazie soprattutto al procuratore Lombardo. L'esperienza con lui - ha aggiunto - è stata inaspettata, tutto quello che si è fatto è avvenuto perchè qui c'è il procuratore Lombardo. Quello che ho fatto l'ho fatto meglio perchè c'era lui, e perche' il procuratore me lo ha fatto fare. Di lui sentiro' quotidianamente la mancanza" Da parte di Borrelli sono arrivate parole di elogio per la squadra Mobile di Catanzaro: "E' stato il reparto investigativo che c'è stato più vicino. Non avremmo potuto fare quello che abbiamo fatto, senza Ruperti e la squadra Mobile di Catanzaro, perchè c'è stata sinergia totale con tutti". "Dispiace andare via - ha aggiunto il procuratore aggiunto - perchè in questo anno la Procura di Catanzaro dimostrerà il lavoro silenzioso che è riuscita a fare in questi anni, un lavoro di qualità e quantità straordinari". (AGI)