Replica di Caligiuri (Idv) ai consiglieri regionali Talarico e De Masi

Calabria Politica
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I consiglieri regionali Talarico e De Masi stiano tranquilli e sereni: nessuno vuole assegnarsi il merito di insegnare loro, che probabilmente si considerano gli unici cultori del diritto, le norme che regolano i rapporti tra gruppi consiliari e partiti”.

E’ quanto afferma, in una nota, il Segretario regionale di Italia dei Valori, Mario Caligiuri.

“Il motivo che ci ha spinto a precisare pubblicamente i rapporti che intercorrono tra Italia dei Valori ed i summenzionati consiglieri regionali -prosegue Caligiuri- attiene solo al desiderio di sgomberare il campo da ogni equivoco e di fare definitivamente chiarezza sulla circostanza che, entrambi, non militano e non sono più iscritti al nostro partito da circa due anni. Riteniamo, a tal proposito, che le norme “giurisprudenziali” a cui essi fanno riferimento non possono interferire con le ragioni di opportunità etico/politica e con la coerenza dei comportamenti dei singoli a cui noi, invece, intendevamo riferirci onde evitare confusione nell’opinione pubblica e tra i nostri elettori. Se così dovesse essere, infatti, dovremmo continuamente rimettere tutto ciò che riguarda la sfera politica ed i rapporti all’interno di essa alle decisioni delle autorità giudiziarie. Ci risulta comunque, senza voler entrare nel merito della gestione, che i compensi percepiti da ogni singolo consigliere sono di 3.300 euro al mese e di 7000 euro all’anno”.

“Detto questo - conclude Caligiuri - dobbiamo pubblicamente ammettere che, per una nostra evidente incapacità, ci risulta estremamente difficile capire e comprendere fino in fondo come mai e per quali motivi inconfessabili e reconditi, i due consiglieri regionali si ostinano a rimanere in un gruppo consiliare che è contraddistinto dal simbolo e dalla sigla di un partito di cui gli stessi non condividono né l’organizzazione, né gli obiettivi, né gli ideali ed a cui non risultano più iscritti da circa due anni. Evidentemente ci sono ragioni che la ragione non può comprendere”.