Crotone, Statti (Confagricoltura): non c’è un inquinamento diffuso

Crotone Attualità

“La recentissima conversione in legge del decreto sulla Terra dei fuochi lascia ben sperare che i temi della difesa dell’ambiente e della necessità, in alcuni luoghi divenuti tristemente famosi, di radicali e veloci bonifiche siano divenuti finalmente prioritari. – È quanto scrive in una nota Alberto Statti, Presidente Confagricoltura Calabria - Anche in Calabria esistono condizioni di criticità ed emergenze che richiedono maggiore attenzione e soprattutto una più celere attuazione dei progetti di bonifica predisposti; è il caso del sito Crotone-Cassano-Cerchiara individuato come sito di bonifica di interesse nazionale nell’ormai lontano 2001.

Il servizio trasmesso in onda dalla nota trasmissione televisiva “Le Iene” ha messo in evidenza alcuni di questi aspetti, sottolineando ritardi e disattenzioni e generando inevitabilmente allarme e possibili considerazioni negative rispetto ad un’area, quella della provincia di Crotone, fortemente vocata alla produzione agricola ed agroalimentare.

Di questi ultimi effetti siamo evidentemente preoccupati soprattutto in ragione delle affermazioni secondo le quali “la stessa filiera alimentare sarebbe inquinata”.

Ed allora è bene precisare – quale contributo costruttivo – alcuni elementi e dettagli; complessivamente l’area in questione si estende sulla terraferma – per la parte crotonese - per circa un centinaio di ettari comprendendo i siti industriali dismessi e di proprietà della Syndial, la discarica Tufolo-Farina, la fascia costiera davanti agli insediamenti industriali e tutta l’area archeologica che costeggia la SS 106.

Un primo dato è dunque certo, a Crotone e nel crotonese non c’è un inquinamento diffuso ma se ne conosce la dimensione, i contenuti, i luoghi; dati incontrovertibili che peraltro hanno anche rappresentato – con precisione – il contenuto della Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia approvata poco più di un anno fa dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Il secondo dato certo riguarda invece il fatto che – pur in presenza di precisi obblighi e responsabilità – leggi e procedure consentono, per la parte privata, un’eccessiva ed intollerabile dilazione dei tempi negli interventi; per la parte pubblica invece esistono delle disponibilità economiche ed è a partire da quelle che – in primis le Istituzioni locali – è necessario procedere con più determinazione e velocità alla bonifica.

Queste precisazioni risultano essenziali per smentire la sensazione - dopo il servizio televisivo delle Iene - che il territorio crotonese sia una sconfinata area nella quale tutto sia inquinato, i prodotti siano pericolosi, la filiera alimentare compromessa e cosi continuando; nel servizio in questione certamente non era questa l’intenzione ma alla fine l’immagine che se ne ricavava era quella di un contesto territoriale con veleni dappertutto.

Giova ribadire – dunque – che a Crotone le aree compromesse sono ben circoscritte, delimitate e della loro natura e vastità si è perfettamente consapevoli, cosi come si è consapevoli dei percorsi di risanamento che devono essere portati a compimento.

In maniera altrettanto chiara è utile sottolineare come il territorio crotonese sia straordinariamente vocato alla produzione agricola ed agroalimentare e nel quale i prodotti sono caratterizzati da una qualità indiscussa, garantita e certificata.

Dare l’idea di un contesto nel quale qualsiasi cosa rischia di essere velenosa non solo è ingiusto ma è – alla luce dei dati e dei fatti – profondamente dannoso; l’agricoltura crotonese è un vanto della Calabria e del Meridione ed è rappresentata da centinaia di aziende che sulla qualità hanno creduto ed investito tanto nelle produzioni normali quanto in quelle biologiche e certificate.

La morale del servizio televisivo in questione può essere invece un’altra e ben più adeguata, per le aree circoscritte – che vanno delimitate con recinzione - e nelle quali è nota la presenza di agenti altamente inquinanti chi ha responsabilità ha l’obbligo di accelerare i progetti e gli interventi di bonifica anche per evitare che tutto venga raccontato in maniera indistinta e pregiudizievole.

E magari – con il contributo delle Iene – si potrebbero anche approfondire tutti gli aspetti legati a quei rinvii, a quelle controversie giudiziarie e a quelle lungaggini che impediscono risultati più vicini.”