Caso Ricco, Quintieri (Radicali) replica a Montuoro dell’Asp di Catanzaro

Catanzaro Attualità

Riceviamo e pubblichiamo nota di risposta di Emilio Enzo Quintieri, Radicali Calabria ad Antonio Montuoro dell’Asp di Catanzaro sul caso Alessio Ricco:

“Apprendo dalla stampa le dichiarazioni rilasciate dal Dottor Antonio Montuoro, Referente della Sanità Penitenziaria dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, a seguito della visita ispettiva effettuata, nei giorni scorsi, presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro sita in Località Siano.

Nello specifico, il Dottor Montuoro, non ha fatto altro che rendere pubblica la relazione del 20/01/2014 che è stata redatta dal Medico Penitenziario ed inviata alla Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro in riferimento alle condizioni di salute del detenuto Alessio Ricco. Inoltre, coglieva l’occasione per rappresentare all’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato Pd, che “pur in presenza di una situazione difficile della sanità calabrese, sottoposta ai vincoli del piano di rientro, vi è una particolare attenzione dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro per la medicina penitenziaria, per il bisogno della salute dei detenuti, espressi o inespressi.”

precisando che “l’assistenza sanitaria a favore dei detenuti viene quotidianamente fornita all’interno degli Istituti Penitenziari ricadenti nell’ambito territoriale, ed all’esterno del carcere, in caso di necessità, per l’attività specialistica non altrimenti eseguibile in sede intramuraria o per ricoveri ospedalieri. Nella nostra azione portiamo sempre nella mente e nel cuore l’Art. 32 della Costituzione:

“La Repubblica garantisce la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità e garantisce cure gratuite agli indigenti.”. Mi sarebbe piaciuto che il Dottor Montuoro dicesse qualche parola sulla preoccupante ed illegale condizione strutturale ed igienico – sanitaria in cui versa, ormai da diverso tempo, la Casa Circondariale di Siano oppure sulla vasta colonia di topi che ha invaso gli spazi detentivi interni ed esterni nonché i posti di servizio del personale di Polizia Penitenziaria (circa 50 Agenti Penitenziari sono dovuti assentarsi dal servizio per “problemi gastrointestinali”), sulla mancata apertura del Centro Diagnostico Terapeutico (34 posti), sull’alto tasso di sovraffollamento esistente (157%) ed altro ancora. La sua “difesa d’ufficio” si è limitata all’operato dei Medici che, peraltro, a mio avviso, non è stato così efficiente come lui sostiene.

Nei giorni scorsi, del resto, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario anche il Presidente Vicario della Corte di Appello di Catanzaro Dottor Bruno Arcuri, ha evidenziato lo stato allarmante degli Istituti Penitenziari calabresi facendo particolare riferimento proprio alla Casa Circondariale di Catanzaro. Secondo l’alto magistrato l’Asp di Catanzaro ha sospeso tutti gli incarichi specialistici, lasciando quindi l’Istituto senza assistenza psichiatrica, cardiologica, neurologica, odontoiatrica, urologica e pneumologia.

Non si è realizzato, per quanto annunciato da tempo, il reparto destinato alla degenza dei detenuti nel policlinico universitario. Ormai da anni si attende l’apertura del Centro Diagnostico Terapeutico con 34 posti. “Si tratta di ambienti - scrive il Presidente Arcuri – assolutamente adeguati, perfettamente realizzati e arredati, con presenza di ampi spazi ben distribuiti; dotati perfino di piscina per la riabilitazione e soprattutto di numerose e preziose attrezzature inutilizzate”.

In attesa degli insopportabili tempi della burocrazia italiana, succede, però, l’irreparabile. Arcuri sottolinea come “nel corso del periodo preso in considerazione si sono verificati tre suicidi, l’ultimo dei quali, il 2 maggio 2013, di un detenuto straniero, per il quale era stata disposta l’osservazione psichiatrica e che, nelle more della relativa esecuzione ingiustificatamente ritardata, si toglieva la vita”.

Mi sembra che, quanto affermato dal Presidente Vicario della Corte di Appello di Catanzaro, smentisca nella maniera più categorica le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Referente della Sanità Penitenziaria dell’Asp di Catanzaro. Altro che “particolare attenzione dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro per la medicina penitenziaria, per il bisogno di salute dei detenuti, espressi o inespressi”!

Venendo poi al caso di Alessio Ricco ebbene evidenziare che dal 9 di agosto è stato visitato dallo specialista reumatologo il 10 ottobre (dopo 63 giorni) che ha chiesto di rivedere il paziente dopo 20 giorni previa sospensione dei cortisonici somministrati ed effettuazione di ulteriori accertamenti diagnostici (esami di laboratorio e radiologici). Tali accertamenti sono stati effettuati, rispettivamente il 31 ottobre ed il 16 novembre ed in data 4 dicembre (dopo altri 55 giorni) il Ricco è stato inviato nuovamente in visita dal reumatologo ma senza la documentazione sanitaria per cui, prima di diagnosticare la patologia e quindi la terapia da svolgere, veniva richiesto alla Direzione del Carcere di visionarla.

Dal 4 dicembre al 19 gennaio (sono passati altri 47 giorni) questi documenti non sono stati consegnati allo Specialista Reumatologo. Soltanto il 20 gennaio, il giorno seguente la visita ispettiva, il Medico Penitenziario ha contattato telefonicamente lo Specialista dicendogli che, a breve, avrebbe ricevuto quanto richiesto affermando che “purtroppo per una serie di circostanze sfavorevoli (festività natalizie e successiva malattia di chi aveva il compito di recapitarle al reumatologo) non sono arrivate all’attenzione dello specialista causando un ritardo.”

In definitiva, Ricco ha dovuto attendere 165 giorni (circa 5 mesi), prima di veder diagnosticata e ricevere una cura efficace (al di la della somministrazione dei cortisonici e degli antinfiammatori) per l’artrite reumatoide, una malattia molto veloce che riduce pesantemente la qualità della vita di chi ne soffre provocando danni irreversibili. Non c’è dubbio che questo “ritardo” abbia contribuito a peggiorare le condizioni del Ricco perché una diagnosi tempestiva con una terapia farmacologica appropriata avrebbe contrastato la progressione della malattia che se non viene adeguatamente trattata ha esiti altamente invalidanti.

E, probabilmente, se non ci sarebbe stato il clamore sollevato da Pd e Radicali il detenuto Alessio Ricco ancora starebbe aspettando in cella che il “fattorino” recapitasse le sue radiografie allo Specialista in Reumatologia. A nulla sarebbe servito anche lo sciopero della fame ed il rifiuto della terapia praticato dal detenuto dal 15 al 18 gennaio posto che non è stato convocato e ascoltato da nessuno come dallo stesso riferito durante la visita ispettiva.

La Casa Circondariale di Catanzaro, a mio avviso, andrebbe immediatamente chiusa per le notorie criticità strutturali ed igienico sanitarie già ampiamente evidenziate che costituiscono per i detenuti un trattamento inumano e degradante severamente proibito dal diritto interno, comunitario ed internazionale, per il quale lo Stato Italiano è stato già pesantemente condannato dalla Corte per i Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa.”