‘Ndrangheta: faida di Oppido Mamertina, luce su serie omicidi

Reggio Calabria Cronaca

L'operazione denominata "Erinni" ha fatto luce su una serie di omicidi avvenuti tra marzo e maggio 2012 a Oppido Mamertina, nel Reggino. La serie omicidiaria è iniziata con l'assassinio di Domenico Bonarrigo, caduto il 3 marzo 2012. Gli investigatori hanno compreso come quel delitto, che andava a colpire un uomo della cosca dominante di Oppido, quella dei Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, era stato compiuto da alcuni membri della cosca Ferraro-Raccosta, i quali si erano lasciati andare ad atti di ruberie, persino in Chiesa, ed erano stati per questo redarguiti dalla vittima.

Alla stessa conclusione è arrivato anche il presunto capo cosca Rocco Mazzagatti, e questo avrebbe decretato la decisione di "sterminare" i responsabili dell'omicidio di Domenico Bonarrigo, decisione agevolata dalla stessa collaborazione del latitante Giuseppe Ferraro, presunto capo della cosca Ferraro-Raccosta, il quale per negoziare la cessazione delle ostilità con la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo sacrificò i propri stessi uomini, dando indicazioni preziose per farli trovare ai carnefici. Comincia quindi la scia di vendetta secondo la ricostruzione della DDA.

Il 13 marzo per mano di Simone Pepe, figlioccio di Bonarrigo, coadiuavato da un complice non identificato, cade Vincenzo Ferraro, ritenuto mandante dell'omicidio di Bonarrigo. Lo stesso giorno scompaiono Francesco Raccosta e suo cognato Carmine Putrino. I due sarebbero stati prima sequestrati e uccisi nel pomeriggio dello stesso giorno. In particolare la fine di Raccosta sarebbe stata orrenda, ancora vivo dato in pasto ai maiali.

A uccidere i due sarebbero stati Simone Pepe, Rocco Mazzagatti, Domenico Scarfone, Pasquale Rustico ed altri allo stato non identificati. Il 10 maggio 2012 l'omicidio di Vincenzo Raccosta, che sarebbe stato ucciso da Simone Pepe, coadiuvato dal cugino Valerio Pepe. (AGI)

h 15:12 | Indagando alla ricerca dell'allora latitante Domenico Polimeni, catturato nel luglio del 2012, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, diretto dal maggiore Michele Miulli, hanno constatato l'esistenza di una locale di 'ndrangheta, a Oppido Mamertina, nel reggino, particolarmente attiva sul territorio e con una rilevanza strategica nell'ambito del mandamento tirrenico.

La figura centrale della locale è Rocco Mazzagatti, ritenuto capo della locale, personaggio autorevole non solo nel contesto territoriale in cui esercita la sua influenza, ma che avrebbe svolto anche funzione di rappresentanza in seno al crimine dalla provincia di Reggio Calabria, curando anche gli interessi delle cosche del catanzarese e del mandamento tirrenico. La figura di Rocco Mazzagatti non era ignota agli inquirenti, si parla di lui già nelle indagini scaturite nelle operazioni Infinito (condotta dalla DDA di Milano), Crimine e Reale.

In quest'ultimo caso Mazzagatti fu "beccato" a colloquio con Giuseppe Pelle, accompagnato nella casa di Bovalino da un esponente della cosca Alvaro, per parlare di vicende del crotonese e del catanzarese. In altre intercettazioni i carabinieri lo hanno sentito criticare la stessa cosca Alvaro, per essersi fatta sequestrare il Cafè de Paris. "Noi siamo più abili", si sarebbe vantato Mazzagatti, ipotizzando che anche le ndrine del catanzarese e del crotonese, se dovessero agire sotto la pressione delle forze dell'ordine e della procura Reggina, "non durerebbero nemmeno 15 giorni".

Mazzagatti, invece, cercava di curare i propri interessi economici in modo oculato, dispensando consigli su come intestare i beni a terzi. Proprio nel Lazio, a Roma, è emersa la figura di Domenico Scarfone, cugino di Domenico Bonarrigo, il quale vive a Genzano e opera nel settore edilizio e immobiliare, disponendo di un cospicuo patrimonio immobiliare, frutto anche di aste giudiziarie su cui ora gli inquirenti stanno indagando, ancorché non formalmente intestato a se stesso.