Idraulico ucciso a Catanzaro, a dicembre la sentenza

Catanzaro Cronaca
Il luogo del delitto di Nicola Duro

Potrebbe arrivare il 6 dicembre prossimo la sentenza nell'ambito del processo di secondo grado per i cinque imputati maggiorenni accusati dell'omicidio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, ucciso a Catanzaro il 17 giugno 2010, davanti un bar di viale Isonzo, nella zona sud del capoluogo. Oggi, nell'aula della Corte d'assise d'appello, sono proseguite le arringhe difensive, e la parola è andata agli avvocati Stefania Rania e Leopoldo Marchese, che si sono battuti in difesa dei rispettivi assistiti, prima che i giudici (presidente Palma Talerico, a latere Marco Petrini) rinviassero per il prosieguo.

Per gli imputati il sostituto procuratore generale, Eugenio Facciolla, e l'avvocato delle parti civili, Valerio Murgano, hanno chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Quel processo si è concluso il 19 novembre 2011 con tre condanne a trenta anni di reclusione, due a sedici anni, cospicue provvisionali alle parti civili e la cattura immediata dell'unica imputata in libertà.

Il giudice dell'udienza preliminare, al termine dei giudizi abbreviati che sono valsi agli imputati lo sconto di pena di un terzo - evitando a tre di loro l'ergastolo -, ha condannato a trenta anni di reclusione Donato Passalacqua, 42 anni, ritenuto uno dei capi carismatici degli zingari di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere il mandante dell'omicidio Duro; sua moglie Ornella Bevilacqua, 39 anni; il figlio della coppia, Antonio Passalacqua, di 20 anni, che avrebbe sparato a Duro come lui stesso ha ammesso in aula.

Sedici anni sono stati inflitti invece a Samuele Pezzano, il 22enne che secondo l'accusa avrebbe accompagnato con l'auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro è stato ucciso, e Domenico Romagnino, che assieme al minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell'agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua per una ricompensa di 600 euro. Alle parti civili il giudice ha concesso risarcimenti da liquidare in sede civile, concedendo intanto provvisionali per 40.000 euro alla compagna di Duro, e 20.000 ciascuno alle altre donne.

Secondo la pubblica accusa Nicola Duro è stato ucciso per una vendetta trasversale, ideata da una famiglia rom di Catanzaro, per lavare l'onta di una relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta di un minorenne con il quale avrebbe avuto una storia nonostante fosse sposata con un altro.

I suoi parenti - cioè i familiari di Donato Passalacqua, padre della ragazzina rom rimasta incinta dopo la relazione extraconiugale -, sempre stando all'ipotesi degli inquirenti, avrebbero deciso di vendicarsi colpendo a morte il fidanzato di una zia del ragazzino padre del figlio illegittimo, anche lei incinta e prossima al matrimonio, e cioè proprio Nicola Duro. Per l'omicidio è stato imputato anche un minorenne, già giudicato e condannato a 12 anni di reclusione in primo grado il 9 febbraio 2011, poi ridotti a 10 anni in appello il 26 settembre 2011. (AGI)