Agromafie: Coldiretti, vola business a 14 miliardi di euro

Calabria Attualità

Sale a circa 14 miliardi di euro nel 2013 il volume d'affari complessivo dell'agromafia, con un aumento record del 12% rispetto a due anni fa, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese perchè la criminalità organizzata trova terreno fertile proprio nel tessuto economico indebolito dalla crisi. E' quanto emerge dal Rapporto "Agromafie" sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti/Eurispes e presentato al Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione a Cernobbio. L'agricoltura e l'alimentare sono considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita.

Le mafie, sottolineano Coldiretti/Eurispes, hanno già imposto il proprio controllo sulla produzione e la distribuzione di generi alimentari del tutto eterogenei tra loro. Con i classici strumenti dell'estorsione e dell'intimidazione impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali. Alcune stime valutano almeno 5.000 locali di ristorazione in Italia in mano alla criminalità organizzata (bar, ristoranti, pizzerie), nella maggioranza dei casi intestati a prestanome.

A tutte le pressioni e minacce, esercitate in particolare nei confronti degli agricoltori del Mezzogiorno, si aggiungono i nuovi sistemi di condizionamento mafioso per imporre dazi illegali ed assorbire grosse fette del settore. Secondo la Direzione Investigativa di Roma ben il 15 per cento del fatturato realizzato dalle attività agricole appartiene all'illecito, pari al 15 per cento mentre l'Osservatorio Flai Cgil contro le agromafie e il caporalato denuncia come su 1.558 aziende confiscate alle mafie oltre 90 siano attive in ambito agricolo; dei 10.563 beni confiscati, ben 2.500 sono terreni con destinazione agricola.

Quasi un immobile su quattro confiscati alla criminalità organizzata é terreno agricolo a dimostrazione della strategia di accaparramento delle campagne messa in atto dalla criminalità organizzata. E' quanto emerge dal Rapporto "Agromafie" sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti/Eurispes e presentato al Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione in corso a Cernobbio. Su 12.181 beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, oltre il 23 per cento (2.919) - sottolineano la Coldiretti/Eurispes - sono rappresentati da terreni agricoli.

Ma le mani della Mafia Spa - continua la Coldiretti - si allungano lungo tutta la filiera e, su un totale di 1.674 aziende confiscate, ben 89 (5,3 per cento) operano nei settori "Agricoltura, caccia e silvicoltura" e 15 (l'1 per cento circa) nei settori "Pesca, piscicoltura e servizi connessi", 173 (10 per cento) nella ristorazione ed alloggio e 471 (28 per cento) nel commercio all'ingrosso e al dettaglio, anche nell'agroalimentare. Osservando la distribuzione regionale delle aziende definitivamente confiscate emerge il netto primato della Sicilia (45 imprese), seguita dalla Calabria (25) e dalla Campania (24). La stessa classifica - precisano Coldiretti/Eurispes - si ripropone quando si prendono in considerazione i terreni definitivamente confiscati alle mafie nel 2012: ben 1.440 in Sicilia, 502 in Calabria e 430 in Campania.

Sempre più spesso le campagne vengono usate per smaltire rifiuti e sostanze tossiche. L'accaparramento di terreni agricoli serve infatti anche a coprire il business criminale dei rifiuti che sviluppa un fatturato illegale che ha raggiunto quasi 3,9 miliardi, tra rifiuti speciali è urbani, con oltre cinquemila reati accertati nel 2012.

Le imprese criminali si impadroniscono dei terreni destinati alla produzione di cibo e li utilizzano come vere e proprie discariche. I campi vengono così contaminati spesso in maniera irreversibile, con gravi rischi per l'ambiente, ma anche per la salute delle persone poiché mafia e camorra, al fine di coprire l'attività di smaltimento illecito, continuano la coltivazione di ortaggi o altri prodotti. L'ultima emergenza é scoppiata nella Terra dei Fuochi, l'area campana tra le province di Napoli e Caserta. Una situazione rispetto alla quale - sottolinea la Coldiretti - occorre fare immediatamente chiarezza con la mappatura dei siti realmente inquinati. Gli agricoltori sono pronti a chiedere il risarcimento danni per il pesante danno economico e di immagine che sta colpendo le aziende. Ma la contaminazione dei suoli é un problema che interessa ormai l'intero Paese - continua la Coldiretti - con ben 725.000 ettari di aree gravemente inquinate, una superficie grande poco meno del Friuli Venezia Giulia.

A guidare la classifica delle regioni con la maggior percentuale di siti inquinati rispetto alla superficie totale é la Campania, con il 18% del suo territorio da bonificare, davanti a Sardegna, Lazio e Piemonte. Secondo il rapporto Agromafie, si tratta di zone industriali e di altro genere che sono state spesso sottratte all'uso agricolo, tanto che nel giro di vent'anni sono scomparsi 4,4 milioni di ettari di campagna, oltre un terzo della superficie agricola attuale, secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat. Un fenomeno - conclude la Coldiretti - determinato dalla cementificazione selvaggia, ma anche della crescita della presenza della criminalità organizzata nelle strategie di utilizzazione del suolo. (AGI)