Processo “Affari di famiglia” rinviato a data da destinarsi

Calabria Cronaca

Dopo oltre quattro ore di udienza è stato rinviato a data da destinarsi il processo "Affari di Famiglia". L'udienza odierna, celebrata dinnanzi al Tribunale, Andrea Esposito presidente, é stata dedicata alla testimonianza del capitano dei Carabinieri Gianluca Piccione, del Reparto operativo nucleo investigativo del Comando provinciale di Reggio Calabria. L'ufficiale, chiamato in aula dal pm Stefano Musolino, ha ripercorso minuziosamente l'indagine che nel febbraio 2012 ha portato all'arresto di 5 presunti affiliati alle cosche Iamonte e Ficara, rispettivamente operanti a Melito Porto Salvo e nella zona sud di Reggio Calabria, con l'accusa a vario titolo di associazione mafiosa e di tentata estorsione aggravata dalle modalita' mafiose. Due imputati, Filippo Fontana e Giovanni Gullì, sono stati già condannati in esito al rito abbreviato. Il processo celebrato dinanzi al collegio presieduto da Esposito, invece, vede imputati di tentata estorsione aggravata dall'art. 7: Domenico e Luigi Musolino (difesi dagli avvocati Lorenzo Gatto e Genovese e dall'avvocato Gaetano Vizzari) e Salvatore Minniti (difeso dagli avvocati Santambrogio e Giacomo Iaria.

L'indagine "Affari di famiglia" é nata da una intuizione investigativa in quanto da Catania giunse una denuncia contro ignoti secondo la quale in un cantiere in Calabria, in una zona della Statale Jonica 106 c'era stato un avvicinamento di alcune persone a fini estorsivi. Francesco Testa, personaggio cardine dell'inchiesta, ragioniere del cantiere, fece una serie di dichiarazioni attraverso le quali i carabinieri sono arrivati a ricostruire la dinamica dei fatti. Secondo l'impianto accusatorio si sarebbero presentate alcune persone, a cantiere già aperto, e avrebbero detto: "Ma cosa fate? Iniziate a lavorare senza le dovute presentazioni? Qui dovete dare conto a noi". Testa ha raccontato anche che la richiesta finale dell'estorsione sarebbe stata del 4% dei lavori. Le difese hanno messo a dura prova l'impianto accusatorio, lamentando che al di la dell'ascolto del Testa non sarebbero stati effettuati una serie di riscontri, e dove esistenti sarebbero carenti riguardo la conferma delle dichiarazioni di Testa.(AGI)