‘Ndrangheta: giudice si astiene, slitta appello processo “Revenge”

Catanzaro Cronaca

A molti anni dalla sentenza di primo grado, sarebbe dovuto iniziare oggi il giudizio d'appello per alcuni degli imputati dell'operazione "Revenge", condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Squadra mobile di Catanzaro contro presunti affiliati al clan dei Gaglianesi, operante nel capoluogo calabrese. Ma il giudice Donatella Garcea, presidente della Corte d'appello incaricata del giudizio, ha chiesto di astenersi perché all'epoca delle indagini svolgeva le funzioni di giudice per le indagini preliminari, e autorizzò alcune intercettazioni effettuate dagli investigatori. Tutto è dunque slittato al 16 dicembre.

La decisione di primo grado per gli odierni imputati, che all'epoca seguirono la via del dibattimento e non del giudizio abbreviato, arrivò il 24 novembre del 2008 quando il tribunale collegiale sentenzio dodici condanne per un totale di 66 anni, 4 mesi e 10 giorni di reclusione, e ventiquattro assoluzioni. Rimase allora in piedi l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, ma senza l'aggravante dell'uso delle armi. Fra coloro i quali furono riconosciuti colpevoli, otto in particolare furono condannati in solido al risarcimento del danno alle tre parti civili, liquidato equitativamente in 100.000 euro per ciascuno dei tre enti costituiti, la Regione Calabria, la Provincia di Catanzaro, e il Comune di Catanzaro.

Si tratta di Cosimino Abbruzzese, alias "u Tubu", condannato a 7 anni; Domenico Bevilacqua, alias "Toro seduto", 7 anni; Arnaldo Chiodo, 6 anni e dieci mesi oltre a 900 euro di multa; Lorenzo Iiritano, 7 anni e 3 mesi; Daniele Marchio, 3 anni, 7 mesi e 10 giorni e 1.250 euro; Pietro Procopio, alias "u Biondu", 7 anni; Maurizio Sabato, alias "u Cavaleri", 5 anni; e Anselmo Di Bona, alias "Cavallo pazzo", 8 anni e 4 mesi. Gli ultimi quattro riconosciuti colpevoli furono: Fabio Bevilacqua, condannato a 3 anni e 5 mesi e 700 euro di multa; Girolamo Costanzo, 5 anni e 900 euro; Stella Mazzei, 4 mesi e 800 euro (con concessione della sospensione condizionale e della non menzione nel casellario giudiziale); Giovanni Passalacqua (di 40 anni) 5 anni e 1 mese e 1.200 euro. I dodici condannati, comunque, furono contestualmente assolti per alcuni dei capi d'accusa contestati, ed anche per questo le pene furono di molto inferiori rispetto alle richieste del sostituto procuratore antimafia di Catanzaro, Gerardo Dominijanni, il quale, al termine della requisitoria, aveva chiesto di condannare tutti e 36 gli imputati per un totale di 553 anni e 5 mesi di galera e 94.500 euro di multe.

Fra le richieste di condanna avanzate dal pm le più alte erano state quelle per i presunti esponenti di spicco del gruppo criminale, così come delineato dagli investigatori: 28 anni per Pietro Procopio, ritenuto il "contabile" del gruppo, destinato alla spartizione degli utili, e 30 anni per Lorenzo Iiritano, altro presunto rappresentante di rilievo della cosca; 20 anni per il capo storico del clan, Gino Costanzo; 30 anni ciascuno per Domenico Bevilacqua, più noto come "Toro seduto", e Cosimo Abbruzzese "u Tubu", che sarebbe stato legittimato direttamente dalla potente famiglia degli Arena di Isola Capo Rizzuto, dominante sui Gaglianesi. Ai due presunti capi della criminalità rom di Catanzaro, secondo gli inquirenti oramai perfettamente integrata con quella locale, nella divisione territoriale del capoluogo sarebbero spettati i quartieri a sud, Aranceto-Pistoia, Corvo, Germaneto e Lido. I dodici condannati, comunque, furono contestualmente assolti per alcuni dei capi d'accusa contestati, ed anche per questo le pene furono di molto inferiori rispetto alle richieste del sostituto procuratore antimafia di Catanzaro, Gerardo Dominijanni, il quale, al termine della requisitoria, aveva chiesto di condannare tutti e 36 gli imputati per un totale di 553 anni e 5 mesi di galera e 94.500 euro di multe.

Fra le richieste di condanna avanzate dal pm le più alte erano state quelle per i presunti esponenti di spicco del gruppo criminale, così come delineato dagli investigatori: 28 anni per Pietro Procopio, ritenuto il "contabile" del gruppo, destinato alla spartizione degli utili, e 30 anni per Lorenzo Iiritano, altro presunto rappresentante di rilievo della cosca; 20 anni per il capo storico del clan, Gino Costanzo; 30 anni ciascuno per Domenico Bevilacqua, più noto come "Toro seduto", e Cosimo Abbruzzese "u Tubu", che sarebbe stato legittimato direttamente dalla potente famiglia degli Arena di Isola Capo Rizzuto, dominante sui Gaglianesi. Ai due presunti capi della criminalità rom di Catanzaro, secondo gli inquirenti oramai perfettamente integrata con quella locale, nella divisione territoriale del capoluogo sarebbero spettati i quartieri a sud, Aranceto-Pistoia, Corvo, Germaneto e Lido. (AGI)