Magarò aderisce alla manifestazione nazionale “No Slot”

Calabria Politica

«Ho comunicato la mia adesione alla manifestazione nazionale antislot che si svolgerà a Pavia nella giornata di domani 18 maggio e, contemporaneamente, ho disposto l’invio di una lettera a tutti i sindaci dei comuni calabresi, chiedendo loro di sottoscrivere il Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo e di utilizzare la discrezionalità loro riservata nei sistemi locali di tassazione, adoperando le leve fiscali in maniera tale da aumentare le imposte a quei locali che ospitano sale da gioco».

Lo afferma in una nota Salvatore Magarò, consigliere regionale della Calabria e presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta.

«Tra le attività inserite nel piano di lavoro approvato dalla Commissione contro la ‘ndrangheta – sottolinea il presidente Magarò - vi è anche il contrasto alla diffusione dei giochi d’azzardo e la prevenzione delle patologie di dipendenza ad essi connesse e che finiscono con l’avere gravi ripercussioni sulle famiglie e sulla società. Per questo, proprio nel corso dell’ultima seduta dell’organismo consiliare, la Commissione ha avanzato alcune proposte normative, che si ritengono legittimamente applicabili, pur in presenza di una materia che, sotto il profilo legislativo, è prerogativa dello Stato».

«In particolare – prosegue il consigliere regionale - riteniamo utile disporre il divieto di installazione di videopoker e slot nelle immediate vicinanze di scuole, giardini pubblici, aree balneari e lidi attrezzati, circoli privati, aree di servizio, bancomat, uffici postali ed esercizi di Compro Oro. Si tratta di provvedimenti necessari, già adottati in altre regioni italiane, per tentare di arginare un fenomeno, quello del dilagare di videopoker, sale bingo, slot machine e di altri apparecchi che accettano puntate in denaro, che interessa piccoli e grandi comuni anche in Calabria, dove è alto il rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, peraltro già emerso nell’ambito delle tante inchieste giudiziarie che dimostrano come la ‘ndrangheta gestisce in maniera diretta, illecita ed occulta centinaia di apparecchi, garantendosi lauti guadagni ed alimentando anche altri gravi reati quali il riciclaggio e l’usura».