TDM: disabile diamantese perde la pensione di 275 euro

Cosenza Attualità

Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’Ufficio Stampa del Tribunale del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino in merito alla revoca della pensione di invalidità civile ad un cittadino diamantese:

“Altro caso di mala amministrazione che vede il Tribunale del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino schierarsi, questa volta, al fianco di un movimento di indignazione popolare nato a seguito di un episodio che lascia riflettere sull’andamento dell’amministrazione di enti quali, nel caso di specie, l’INPS. È accaduto a Diamante che un diversamente abile si veda negata, dopo anni di percezione della stessa e successivi anni di attesa dalla sospensione, una pensione di invalidità civile di 275 euro. Il cittadino diamantese, N. De R., ha avuto la sfortuna di vivere in una famiglia di diversamente abili; G. De R., il fratello, non in grado di intendere e volere, vive chiuso in casa a causa di precarie condizioni di salute; il comune usa la sua stessa pensione per l’assistenza domiciliare

. La sorella è affetta da morbo di Parkinson e rifiuta ogni cura pur di assistere i fratelli. Un altro fratello, tre anni fa, venne colpito da ictus e ricoverato in degenza in una RSA, dove è successivamente deceduto. Nel certificato rilasciato dal Centro di salute Mentale di Paola, il 10 maggio del 2010, in seguito a visita specialistica, il direttore Dr. Giacomo Pantusa e lo psicologo del CSM, dott.ssa Rossana Castriota, scrivono che l’uomo è affetto da “ritardo mentale grave”. E così scrive la psicologa del Dipartimento di Salute Mentale di Scalea, dott.ssa Monterisi: “ si evince comunque un grave peggioramento delle funzioni intellettive e del comportamento adattivo”. Dopo anni di attesa l’esito da parte dell’INPS di Cosenza giunto in data 8/2/2013, sei anni dopo che la pensione era stata sospesa. Diagnosi:insufficienza mentale lieve in soggetto con turbe di comportamento.

La commissione medica riconosce l’interessato invalido con riduzione permanente della capacità lavorativa dal 34% al 73%. Percentuale del 67%. “Chi conosce N. De R. – afferma l’avv. Domenico Oliva, coordinatore territoriale del TDM – si pone la domanda di come possa fare a sopravvivere da solo nelle attuali condizioni economiche; i medici del Dipartimento di Salute Mentale hanno ben diagnosticato fotografando quella che è la sua reale condizione, della quale una intera popolazione è consapevole. Non riusciamo a immaginare come questo cittadino della Repubblica possa riuscire a sopravvivere senza quella misera pensione. Il problema che si pone è di sensibilità collettiva ma soprattutto pubblica e tale episodio suscita sdegno etico e sociale soprattutto perché destinatario ne è una persona debole." È intervenuta sulla vicenda anche l'avv. Doris Tramonti, legale del TDM, che ha così affermato: "La tutela legale che siamo disposti a garantire dovrà salvaguardare N. De R. e i suoi diritti in modo da ristabilire un valore etico e morale che appare essere disatteso.””


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