Confcooperative, il presidente Vazzano interviene sul decreto Balduzzi

Calabria Attualità
Santo Vazzano

«Riconosciamo al decreto legge Balduzzi il merito di cominciare finalmente a parlare di assistenza primaria e territoriale» con queste parole il presidente regionale di Confcooperative Calabria Santo Vazzano commenta quello che dovrebbe essere un passo importante nel settore sanitario nazionale.

«È sicuramente positivo partire dal riordino della medicina generale come cardine dell’opera di riammodernamento, ma tutto ciò potrebbe non bastare. Occorre fare uno scatto in più per realizzare una logica di sistema territoriale, senza la quale si rischia di vanificare l’intera operazione».

Ecco perché Confcooperative ha già fatto in questo senso grandi passi in avanti, a livello nazionale, ma ancora di più, in Calabria, dove di recente si è dato vita al primo Cap (Consorzio di assistenza primaria): uno strumento questo in grado di dare risposte immediate ai cittadini in ambito sanitario e allo stesso tempo utile per ridurre la spesa pubblica.

«L’idea, contenuta nel decreto, per poter trovare realizzazione deve avere uno scatto ulteriore: la realizzazione di un sistema sanitario nuovo sul territorio, che si articoli anche in forma “aziendale”, che dia personalità giuridica e quindi capacità di sviluppo alle aggregazioni di professionisti. Sul territorio, l’assistenza primaria deve trovare una sua organicità in un sistema di rete dove interagiscano: medici, farmacisti e i vari operatori delle forme sussidiarie al welfare» ha poi proseguito Vazzano.

La cooperazione infatti, con le sue caratteristiche tutelate dalla Costituzione, di democraticità e mutualità, è il modello societario che più si attaglierebbe a queste forme di aggregazione territoriali. Inoltre questa idea contribuisco, con regole certe, all’assistenza domiciliare, livello essenziale per garantire un’alternativa credibile all’ospedalizzazione.

«La logica nuova non può che essere la realizzazione di una rete di unità operative multifunzionali di cure primarie, visibili e distribuite sul territorio, per portare il servizio vicino ai luoghi di vita e di lavoro dei cittadini. Anche in Spagna e Inghilterra, paesi che adottano lo stesso modello di SSN italiano si assiste allo sviluppo di tali forme consortili territoriali» ha concluso il presidente.