Reggio Calabria: il Pdci dice no al rigassificatore

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Mercoledì 6 marzo l’Autorità Portuale di Gioia Tauro si dovrà pronunciare sulla realizzazione del rigassificatore a San Ferdinando. E’ una scelta fondamentale. Se dovesse arrivare una decisione positiva il territorio calabrese si troverebbe costretto a subire una nuova ferita dai danni incalcolabili. - È quanto scrivono in una nota il segretario provinciale del Pdci Lorenzo Fasci’ ed il segretario regionale Michelangelo Tripodi -

In questo senso, poi la provincia di Reggio in questi anni, sta conquistando il guinness dei primati in negatività. A Gioia c’è l’inceneritore e si sta tentando di realizzare il raddoppio (peraltro in una situazione data in cui quello esistente lavora a ciclo ridotto, per cui il raddoppio si spiega solo con la volontà di bruciare rifiuti provenienti da tutta l’Europa)).

A Gioia c’è anche il depuratore! Vari movimenti e organizzazioni politiche – tra cui il PdCI - peraltro stanno tentando di opporsi in tutti i modi contro un’altra opera negativa che misteriosi giochi internazionali hanno “catapultato” nel territorio della nostra provincia: la Centrale a carbone di Saline Joniche. Già sembra che la sorte di Gioia Tauro assomigli molto a quella di Saline degli anni scorsi. Siamo partiti con la prospettiva di avere la Liquichimica a Saline ed il Quinto Centro Siderurgico a Gioia Tauro (ricordate il Pacchetto Colombo?). – Prosegue la nota - Invece siamo arrivati ad avere la Centrale a Carbone a Saline ed il rigassificatore a Gioia Tauro peraltro in aggiunta all’inceneritore! Anche in questo caso i poteri che dirigono i processi economici e sociali di una nazione, purtroppo senza testa, hanno deciso di scaricare in Calabria opere e impianti devastanti per la salute e l’ambiente che nessuno vuole. Purtroppo la debolezza e la poca lungimiranza della rappresentanza politica regionale e nazionale calabrese rischia di consentire che la Calabria riceva un ennesimo schiaffo.

Diremmo che è la faccia moderna di una questione Meridionale che è sempre presente, magari con facce e forme diverse ma sempre uguale negli effetti. Prima c’era la Calabria dominata dai borboni, dai piemontesi, dai podestà, poi c’è stata la Calabria dell’assistenzialismo che determino le fabbriche al nord e l’emigrazione di tanti uomini al nord dove c’era il lavoro. Adesso ci propinano veleni pensando di far credere ai calabresi creduloni che è l’unico modo di avere posti di lavoro.

È come dire ad un operaio di Taranto vai c’è l’ILVA che ti assume. Morirai di tumore dopo pochi anni; ma intanto ti assumono. Noi pensiamo che uno Stato che ha testa guarda allo sviluppo della Nazione in maniera uguale; realizza un piano industriale per tutto il territorio e non solo per un’elite territorialmente limitata; dove si distribuisce lavoro ed opere strategiche in maniera uniforme al nord ed al sud e non invece al nord lo sviluppo ed al sud le patacche.

Con il silenzio assordante del Governatore che ha lasciato Reggio affogata dalla spazzatura ed ora consente a che la Calabria muoia di veleni. Forse sarebbe stato meglio contribuire a far diventare il porto di Gioia Tauro non solo un molo dove si scambiano container da una nave all’altra ma una centrale di smistamento mare-terra con impiego effettivo di tante maestranze e con il decollo del retro-porto e della logistica e non pensare di dare il via a nuove centrali di veleni.

Come PdCI chiediamo che il Comitato Portuale assume una posizione forte e chiara a difesa del territorio contro il rigassificatore che rappresenta l’ultima polpetta avvelenata del nefasto governo Monti. Per questo insieme a tutti il vasto movimento di lotta contro il rigassificatore mercoledì 6 marzo anche il PdCI sarà a protestare davanti all’Autorità Portuale. – Conclude la nota - Non ci sono alternative: il futuro della Calabria oggi passa dal no al rigassificatore come 25 anni fa passò dalla battaglia vincente contro la megacentrale a carbone che il governo e l’ENEL volevano imporre a Gioia Tauro e che consentì di avere oggi un grande porto tra i più importanti d’Europa.