Agguato Musy: il fermato era di origini calabresi

Calabria Cronaca

L'uomo fermato per l'agguato ad Alberto Musy si chiama Francesco Furchì e ha 49 anni. Si tratta di un professionista torinese, un ragioniere di origini calabresi, nonché presidente del circolo "Magna Grecia". A quanto si apprende, gli inquirenti sospettano che abbia agito per non meglio precisati motivi politici: l'uomo era candidato nella stessa lista di Musy, 'Alleanza per la città'.

Alle elezioni comunali del 2011 Francesco Furchì, che è presidente dell'associazione culturale 'Magna Grecia Millenium', aveva ottenuto 57 voti di preferenza, classificandosi al nono posto nella lista di Alberto Musy 'Alleanza per la città' che raccolse 3.116 preferenze. Il suo posizionamento in lista, a quanto si apprende da fonti vicine alle indagini, sarebbe una delle probabili motivazioni all'origine dell'agguato.

"Il delitto sembra essere maturato nella mente di Furchì in quanto persona non solo portata alla violenza, ma anche all'odio e alla vendetta, nonché alla brutale affermazione di sé". Lo scrive il pm nel decreto di fermo per Francesco Furchì, "faccendiere" accusato e bloccato dalla polizia per l'agguato al consigliere comunale Alberto Musy. All'origine del suo gesto, sostiene il magistrato, ci sono alcuni "sgarbi" compiuti, secondo il 49enne calabrese, da Musy: "la mancata nomina di Biagio Andò a professore universitario (a Palermo, ndr), il mancato ottenimento delle cariche politiche che lo avevano mosso a collaborare con Musy alla campagna elettorale del 2011, il mancato impegno a reperirgli dei finanziatori per la 'scalata' ad Arenaways".

Tutti "sgarbi", scrive il pm, che "devono essere stati avvertiti come una vera propria 'onta' da vendicare, visto che da tali ‘sgarbi’ è derivato l'insuccesso di Furchì verso gli obbiettivi ai quali più teneva", in particolare l'affare Arenaways "avvertito dall'indagato come il vero e proprio 'sogno della vita'". Cosicché, conclude il magistrato, "si inizia a comprendere come, nella mente di Furchì, l'odio sia ben presto diventato il motore della vendetta".(AGI)

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