Elezioni: “Riferimenti”, in Calabria nessun candidato antimafia

Calabria Politica
Adriana Musella

Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia "Riferimenti", denuncia ,"la mancanza di candidature forti e credibili, nel contrasto alle mafie in terra di 'ndrangheta" per la formazione delle liste in Calabria. La Calabria, sostiene Musella, "è stata venduta ancora una volta ai poteri forti, al gioco dei partiti e di pochi, che si sono accaparrati e costruiti posizioni in pole position senza alcun merito. La politica del cambiamento tanto sbandierata, - aggiunge - in Calabria non c'è stata, producendo i nomi dei soliti noti, che non si sono mai visti e nulla hanno fatto per la regione".

"E non ci dicano - prosegue Musella - che il rinnovamento è dato dalla presenza dei giovani, quei giovani che con questa legge elettorale, che i partiti hanno ancora una volta imposto, non sono che portatori d'acqua per i primi in classifica. La Calabria, ancora una volta, è stata terra di conquista per chi calato dall'alto viene proposto all'elettorato come straniero in Patria. Ci riferiamo a Rosy Bindi, - aggiunge - contro la quale non abbiamo nulla e dalla quale possiamo solo imparare politicamente. Ci chiediamo, però, che ne sappia l'onorevole Bindi della trincea. Il riscatto di questa regione avviene attraverso i propri figli.

È vergognoso, che mentre in Lombardia si candida Ambrosoli e in Campania la Capacchione, mentre si proclama una crociata contro la mafia con il nome di Piero Grasso, in Calabria non ci sia una sola candidatura credibile, solo nome di riferimento contro la 'ndrangheta che condiziona ormai tutto il Paese". La Presidente di "Riferimenti" denuncia ancora, a questo proposito, "che il pericolo di infiltrazioni delle cosche nella politica è un rischio molto forte che non si è arginato assolutamente con il decreto salvaliste "pro-forma"".

Musella lancia l'allarme" non solo per la Calabria, regione dove mafia più potente d'Europa è nata e prospera, ma anche - dice - per altre importanti aree del Paese, quali il Veneto, la Lombardia, il Lazio, La Liguria e non ultimo il Piemonte dove proprio nei giorni scorsi è stato ammazzato un uomo legato alle 'ndrine calabresi".