Nella chiesa crotonese è tempo di speranza

Crotone Attualità

Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del Prof. Salvatore Barresi, Diacono sulla chiesa Crotonese:

Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Lì, dove già siamo, il Signore ci esorta: «Vigilate!». Di fronte a questa richiesta di Dio, alimentiamo nelle nostre coscienze — traducendoli in opere — desideri pieni di speranza di santità. Figlio mio, dammi il tuo cuore [Pro 23, 26], ci suggerisce all'orecchio. Smetti di costruire castelli in aria e deciditi ad aprire la tua anima a Dio, perché solo nel Signore troverai un fondamento reale per la tua speranza e per fare del bene agli altri. Quando non si lotta contro se stessi, quando non si respingono con vigore i nemici che si annidano nel nostro castello interiore — orgoglio, invidia, concupiscenza della carne e degli occhi, spirito di autosufficienza, stolta avidità di libertinaggio —, quando non esiste la lotta interiore, i più nobili ideali inaridiscono come fiore d'erba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce.

Allora, alla minima occasione, germoglieranno lo sconforto e la tristezza, come piante nocive e invadenti. Abbiamo considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa? Lo sappiamo che Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine? Infatti c’è un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Quale vantaggio ha chi si dà da fare con fatica? Bisogna stare attenti perché è stato notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà. Per ogni cosa e per ogni azione c’è il suo tempo e Dio giudicherà il giusto e l'empio.

Dobbiamo ricordarci che dobbiamo morire, tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. San Josemaría Escrivá de Balaguer scriveva al 293 di Solco: «È tempo di speranza mi dici, e vivo di questo tesoro. Non è una bella frase, Padre, è una realtà». Allora..., il mondo intero, tutti i valori umani che ti attraggono con una forza enorme amicizia, arte, scienza, filosofia, teologia, sport, natura, cultura, anime... , tutto questo riponilo nella speranza: nella speranza di Cristo. Gesù non si accontenta di un'adesione titubante. Esige — ne ha il diritto — che noi camminiamo con decisione, senza tentennare davanti alle difficoltà. Chiede passi fermi, concreti; infatti, ordinariamente, i propositi generici servono poco. Quei propositi poco definiti mi sembrano illusioni fallaci, con cui cerchiamo di mettere a tacere le chiamate divine che arrivano al cuore; fuochi fatui che non bruciano né danno calore, e che scompaiono con la stessa fugacità con cui sono sorti. Perciò, mi persuaderò che le tue intenzioni di raggiungere la meta sono sincere se ti vedo camminare con decisione. Opera il bene, rivedendo il tuo atteggiamento abituale di fronte ai compiti di ogni momento; pratica la giustizia, proprio negli ambienti che frequenti, anche se lo sforzo ti fa barcollare; alimenta la felicità di coloro che ti circondano, servendoli con gioia — dal tuo posto, nel lavoro che ti sforzerai di portare a termine con la maggior perfezione possibile —, con spirito di comprensione, col sorriso, col contegno cristiano. E tutto per Dio, pensando alla sua gloria, con lo sguardo in alto, anelando alla Patria definitiva, perché è questo il solo fine che valga la pena.